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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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L'Unità - Il Manifesto Rassegna Stampa
29.09.2010 Israele blocca un'altra nave diretta a Gaza
Bibì e Bibò e protestano.

Testata:L'Unità - Il Manifesto
Autore: Umberto De Giovannangeli - Michele Giorgio
Titolo: «Bloccata la nave degli ebrei»

Riportiamo dall'UNITA' di oggi, 29/09/2010, a pag. 26, l'articolo di Umberto De Giovannangeli dal titolo "  Israele blocca nave per Gaza. A bordo nove pacifisti ebrei". Dal MANIFESTO, a pag. 9, l'articolo di Michele Giorgio dal titolo " Bloccata la nave degli ebrei ". A fondo pagina il comunicato del portavoce delle Forze Armate israeliane.

La notizia della nave fermata al largo di Gaza da Israele è talmente di poco conto che solo L'Unità e Il Manifesto le hanno dedicato spazio sulle loro pagine. Pubblichiamo gli articoli di Udg e Michele Giorgio perchè il lettore possa confrontarli, notare come Giorgio scrive di 'deportazione' per riferirsi all'espulsione di Israele dei passeggeri non israeliani. La versione di Udg e quella di Giorgio non collimano su tutti i dettagli, specialmente per quanto riguarda le modalità con le quali Israele ha bloccato la nave.
Entrambi insistono sul fatto che a bordo della nave ci fossero alcuni passeggeri ebrei, come se questo rendesse il fermo della nave ancora più grave. Non è possibile raggiungere Gaza via mare, l'accesso è vietato a chiunque, per motivi di sicurezza e per impedire ad Hamas di trasformare Gaza in un porto iraniano. Perciò la nave è stata fermata, chi fossero le persone a bordo, quali fossero la loro religione e nazionalità non ha nessuna importanza.
Ecco i due articoli:

L'UNITA' - Umberto De Giovannangeli : " Israele blocca nave per Gaza. A bordo nove pacifisti ebrei "


Umberto De Giovannangeli

Reuven Moshkovitz, 82 anni, sopravvissuto alla Shoah. Rami Elhan, un padre che ha perso la figlia di 14anni inunattentato suicida inuncentro commerciale di Gerusalemmenel 1997. Reuven e Rami hanno saputo trasformare il loro dolore in energia positiva. In determinazione ad agire contro i soprusi perpetrati da Israele contro la popolazione della Striscia. Una determinazione che li ha spinti a far parte della spedizione dell’ «Irene », il catamarano con a bordo nove pacifisti ebrei, tra i quali anche israeliani, che ieri ha cercato di forzare il blocco navale israeliano per raggiungere Gaza City, con un piccolo carico di medicinali, giocattoli e apparecchiature per la purificazione dell’acqua. «È un dovere sacro per me, come sopravvissuto all’Olocausto – diceReuven Moshkovitz - quello di protestare contro la persecuzione, l’oppressione e la carcerazione del popolo di Gaza, compresi 800.000 bambini». Grazie al prezioso contributo della Rete romana di solidarietà con il popolo palestinese, riusciamo a metterci in contatto telefonico con gli uomini a bordo dell’«Irene». «Vogliamo dire al mondo che in Israele ci sono anche tante persone che giudicanouncrimine contro l’umanità il blocco a Gaza. Non è opprimendo un altro popolo, negandogli libertà di movimento, e il diritto ad uno Stato indipendente, che garantiremo la nostra stessa sicurezza », afferma Rami Elhan. «La nostra - aggiunge – vuol essere una protesta non violenta e per questo ancora più forte». La linea cade.Unmomento prima, sentiamo voci concitate: «Stanno arrivando», riesce a dire Rami. È l’avvisaglia di ciò che da lì a qualche minuto accadrà. Le ultime parole danno conto di un momento drammatico: «Un cacciatorpediniere israeliano ci taglia la strada... Un’altra piccola imbarcazione si avvicina...Il cacciatorpediniere si sta avvicinando ed anche le piccole barche stanno intralciando al nostra rotta...Hanno mitragliatrici a poppa e prua...Il cacciatorpediniere sta bloccando a prua la nostra rotta mentre il naviglio minore ci sta circondando ». Poi, il silenzio. Uncommandodella marina israeliana prende il controllo della imbarcazione, battente bandiera britannica. L’azione è confermata da una portavoce militare, secondo la quale l’equipaggio dell’«Irene» è stato contattato mentre si avvicinava alla Striscia di Gaza e sollecitato a cambiare rotta poiché - secondo Israele - stava «violando la legge israeliana e quella internazionale»’.Maha opposto un rifiuto. Di qui l’abbordaggio, conclusosi in ogni caso «senza violenza da una parte o dall’altra», «La sorte di questa barca simboleggia il destino delle speranze di pace in questa regione», rimarca da Londra Richard Kuper della Jews for Justice for Palestinians e del Comitato organizzatore della nave «Irene».
NEL PORTO DI ASHDOD
Nel primo pomeriggio l’«Irene» ha fatto il suo ingresso forzato nel porto israeliano di Ashdod. Il ministero degli Esteri israeliano ha accusato i pacifisti di aver attuatouna deliberata «provocazione» e «di versare deliberatamente benzina sul fuoco dell’odio verso Israele nel mondo». Ma perReuven Moshkovitz,82 anni, sopravvissuto alla Shoah, «vero eroe è colui che cerca di trasformareunnemico in un amico» . I pacifisti israeliani sono stati fermati dalla polizia per interrogatori, quelli stranieri saranno espulsi. Dalle acque agitate di Gaza a quelle, non meno tempestose, di un negoziato in bilico. Il presidente palestinese Mahmud Abbas (Abu Mazen) chiede che Israele rispetti una moratoria sulla colonizzazione «fino a quando vi saranno negoziati» di pace. «Chiediamo la moratoria fin quando vi saranno negoziati di pace perché, finché vi saranno negoziati di pace, vi sarà speranza», dice da Parigi il presidente dell’Anp, ai microfoni di Radio Europe. Una risposta, indiretta, viene da New York. Ed è una risposta raggelante. Ad offrirla è il ministro degli Esteri israeliano, Avigdor Lieberman. Pochi giorni fa dalla tribuna dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Barack Obama aveva affermato che è possibile, entro un anno, raggiungere una pace fondata su «due popoli, due Stati». Dalla stessa tribuna, Lieberman, capofila dei falchi israeliani, avverte: c’è’ il rischio che ci vogliano decenni per un accordo tra israeliani e palestinesi, perché occorre risolvere prima la questione iraniana.Eda Gerusalemme l’ufficio del premier licenzia una nota ufficiale fortemente irritata: le affermazioni del ministro degli Esteri sul conflitto israelo- palestinese «non rappresentano la posizione del Governo israeliano ».

Il MANIFESTO - Michele Giorgio : " Bloccata la nave degli ebrei "


Michele Giorgio

«Veniamo da Famagosta. A bordo ci sono cittadini britannici, americani, tedeschi e israeliani. Proseguiamo sulla nostra rotta». Con queste parole Glyn Secker, il comandante della nave ebraica «Irene », diretta a Gaza per portare solidarietà alla popolazione palestinese da anni isolata e sotto embargo, ha risposto ieri alle intimazioni a recarsi al porto di Ashdod o a quello egiziano di el Arish lanciate da una unità da guerra israeliana. Un gesto di fermezza che, di fatto, ha dato il via all’assalto della sua piccola imbarcazione a vela da parte della Marina israeliana. Ementre nel mare davanti aGaza pacifisti ebrei e israeliani vivevano ore di paura e tensione pur di affermare il rispetto del diritto internazionale e dei diritti dei palestinesi, un altro cittadino israeliano, il ministro degli esteri Avigdor Lieberman, illustrava all’Onu la sua proposta di «scambio di popolazioni» tra Israele e l’Anp di AbuMazen nel quadro di un eventuale accordo definitivo tra le due parti. Un altro duro colpo inferto al milione emezzo di cittadini israeliani di etnia palestinese (gli arabo israeliani). Il ministro degli esteri spinge per la deportazione della minoranza araba nei territori del futuro Stato di Palestina, in cambiodell’evacuazione di alcune colonie ebraiche in Cisgiordania. Una proposta che, peraltro, non ha fondamento nel diritto internazionale poiché gli arabo israeliani vivono nella loro terra mentre i coloni israeliani si sono insediati nei Territori occupati palestinesi in violazione di risoluzioni e convenzioni internazionali. Il premier israeliano Netanyahu ha preso le distanze dal discorso di Lieberman. L’abbordaggio del catamarano ebraico è avvenuto a 20-25 miglia dalla costa. Un paio di motoscafi militari veloci si sono affiancati alla «Irene», bloccandola. A bordo dell’imbarcazione pacifista sono saltati uomini delle forze speciali israeliane che poi hanno fatto rotta verso Ashdod. Passeggeri ed equipaggio non hanno tentato alcuna resistenza attiva, come avevano preannunciato. Ma sono ugualmente finiti tutti in manette, giovani e anziani. I soldati hanno colpito il refusenik Jonathan Shapira con una scarica di pistola «Taser» tramortendolo. L’ex militare non avrebbe riportato serie conseguenze. «Come sia andata in quei momenti potranno dircelo solo i passeggeri della «Irene» – precisa Miri Weingarten, portavoce della spedizione pacifista ebraica contro il blocco di Gaza -. Noi a terra non abbiamo più avuto notizie dopo l’abbordaggio, i telefoni cellulari e satellitari dei nostri compagni sono stati sequestrati e spenti». Nel pomeriggio la professoressa Nurit Peled Elhanan, nota pacifista israeliana e moglie di uno dei passeggeri, Rami Elhanan (la coppia ha perduto una figlia nel 1997 in un attentato suicida palestinese), ha riferito che i passeggeri con cittadinanza israeliana sono stati incarcerati ad Ashdod e attendevano di essere liberati già ieri sera. Gli altri con cittadinanza straniera, portati in una prigione a Holon, verranno deportati al più presto. Peggio andò lo scorso 31 maggio alle centinaia di attivisti e giornalisti a bordo delle sei navi della Freedom Flotilla dirette a Gaza. In quell’occasione commando israeliani uccisero nove passeggeri della nave turca «Mavi Marmara ». Dopo qualche giorno venne bloccata, ma senza spargimento di sangue, la nave «Rachel Corrie» ugualmente diretta a Gaza. Un rapporto diffuso la settimana scorsa dalla commissione d’inchiesta istituita dal Consiglio dei Diritti Umani dell’Onu, condanna severamente Israele per quei raid compiuti in acque internazionali. Partita domenica da Cipro del Nord, l’imbarcazione ebraica era attesa a Gaza city dall’Ong palestinese «Gaza Community Mental Health Programme». A bordo c’erano una decina di pacifisti ebrei e israeliani tra i quali, oltre a Rami Elhanan, anche un sopravvissuto all’Olocausto, Reuven Moshkovitz, di 82 anni, e Carole Angier, stimata biografa di Primo Levi. Prima della partenza i partecipanti avevano spiegato che uno degli obiettivi della loro missione era spiegare al mondo che non tutti gli ebrei e gli israeliani condividono le politiche contro i palestinesi. Al ministero degli esteri israeliano che ha accusato i pacifisti di aver attuato una «provocazione» e «di versare benzina sul fuoco dell’odio verso Israele nelmondo», ha risposto Reuven Moskovitz. «Vero eroe è colui che cerca di trasformare un nemico in un amico».

Comunicato del portavoce delle Forze Armate (IDF)


Le Forze di Difesa Israeliane della marina militare sono salite a bordo del catamarano “Irene", che è stato condotto al porto di Ashdod insieme ai suoi passeggeri.  

L'abbordaggio dell’imbarcazione è avvenuto senza incidenti e senza violenza di qualsiasi tipo, né da parte dei passeggeri dell’imbarcazione, né da parte delle forze navali di Israele.  

Prima di salire a bordo del catamarano, le navi della marina israeliana hanno trasmesso due avvisi al capitano dell’imbarcazione, informandolo del fatto che stesse infrangendo la legge, sia israeliana sia internazionale. Gli avvertimenti sono stati ignorati dal capitano dello yacht e dai suoi passeggeri che hanno ulteriormente proseguito la navigazione nella zona sotto blocco navale.  

L'IDF esprime il proprio rammarico per dover distogliere l'attenzione della Marina Militare di Israele dalla sua regolare attività operativa di difesa di Israele e dei suoi cittadini a causa di atti di provocazione come questo.

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