Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 28/08/2010, a pag. 19, l'articolo di Cecilia Zecchinelli dal titolo " L’Iran mette i figli contro Sakineh ". Da REPUBBLICA, a pag. 21, la breve dal titolo " Dopo Sakineh il boia aspetta un gay minorenne ".
Ecco i due articoli:
CORRIERE della SERA - Cecilia Zecchinelli : "L’Iran mette i figli contro Sakineh"

«Vostra madre non vi vuole vedere, andatevene»: e così Sajjad e Farideh Mohammadi Ashtiani giovedì hanno dovuto lasciare la prigione di Tabriz senza incontrarla. A lei, la prigioniera oggi più celebre d’Iran ovvero Sakineh Mohammadi Ashtiani, le autorità del carcere hanno invece detto che i figli l’avevano abbandonata, nessuno era venuto a trovarla. Salvo poi permetterle, poco dopo, di parlare al telefono con il primogenito 22enne. «Ci siamo chiariti, ma le autorità stanno facendo il gioco duro, perseguitano con tenacia nostra madre e anche noi», ha detto Sajjad al Guardian. Proprio lui e sua sorella Fari - deh, oggi 17enne, sono stati i promotori della campagna mondiale per salvare Sakineh dalla morte. Una campagna che ha portato il volto dell’iraniana 47enne, già condannata per adulterio alla lapidazione e tuttora a rischio di finire sulla forca, sulle prime pagine dei media internazionali, sui poster che migliaia di attivisti innalzano nelle manifestazioni davanti alle ambasciate iraniane del mondo, con l’appoggio di politici e celebrità.
Il regime degli Ayatollah, come spesso accade, dà segnali di confusione nel gestire questo caso: ostacolare l’incontro tra i figli e la madre con evidenti menzogne per poi permettere loro di comunicare ne è una prova. Ma questo non toglie che Teheran «giochi duro», come dice Sajjad. Houtan Khian, l’avvocato difensore di Sakineh nominato dal governo iraniano, non è più riuscito a vedere la sua assistita da quando questa, il 12 agosto, ha «confessato» in tv la complicità nell’omicidio del marito. E la casa di Khian negli scorsi giorni è stata devastata dalla polizia che ha confiscato documenti e computer. «Il governo mi ha nominato difensore ma ora è furioso perché mi sono convinto della sua innocenza, la condanna a morte è ridicola», ha detto l’avvocato subentrato nella difesa a Mohammad Mostafaei, costretto al lasciare il Paese per non finire in galera o peggio. «Il caso di Sakineh è diventato una battaglia tra l’Iran, i media e la gente del mondo intero — ha aggiunto —. Teheran cerca di guadagnare tempo sperando che il mondo si dimentichi di lei: fino a quel momento non si arrenderà».
La REPUBBLICA - " Dopo Sakineh il boia aspetta un gay minorenne"

TEHERAN - Rischia il patibolo per sodomia il gay iraniano Ebrahim Hamidi, 18 anni. Ne aveva appena 16 quando è stato arrestato a Tabriz. Il giovane dice di avere confessato il delitto di «aggressione sessuale» dopo essere stato torturato. Altri tre imputati sono stati liberati dopo aver testimoniato contro di lui. Il giovane gay è senza assistenza dopo la fuga dall´Iran dell´avvocato Mostafei, legale anche di Sakineh.
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