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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Libero - Il Manifesto Rassegna Stampa
22.08.2010 Per il quotidiano comunista chi si oppone alla moschea a Ground Zero è un islamofobo
Lo sono anche i musulmani moderati contrari alla moschea ?

Testata:Libero - Il Manifesto
Autore: Glauco Maggi - Marco D'Eramo
Titolo: «Raccolti appena 9mila dollari per la moschea vicina alle Torri - I crociati di Ground Zero»

Riportiamo da LIBERO di oggi, 22/08/2010, a pag. 21, l'articolo di Glauco Maggi dal titolo "  Raccolti appena 9mila dollari per la moschea vicina alle Torri". Dal MANIFESTO, a pag. 16, l'articolo di Marco D'Eramo dal titolo "  I crociati di Ground Zero", preceduto dal nostro commento.
Ecco i due articoli:

LIBERO - Glauco Maggi : " Raccolti appena 9mila dollari per la moschea vicina alle Torri "


Rima Fakih, Miss Usa

La moschea della discordia si allontana da Ground Zero? Giorno dopo giorno la polemica scatenata da Obama quando ha apposto il sigillo presidenziale al progetto dell’imam Feisal Abdul Rauf di costruire un centro islamico in un palazzo a due passi dalle ex Torri Gemelle si arricchisce di voci di dissenso, di proposte alternative di compromesso e di notizie di obiettivi ostacoli alla realizzazione. L’ultima testimonial del buon senso prevalente nel Paese, dove due americani su tre sono contrari a “quel” po - sto, è la miss Usa Rima Fakih, che è anche la prima musulmana praticante a vestire la corona della più bella degli Stati Uniti. Mentre pratica il digiuno del ramadan e si prepara alle sfilate di lunedì quando concorrerà al titolo di Miss Universo, la giovane ventiquattrenne, nata nei Queens a New York da genitori libanesi, ha detto d’essere d’ac - cordo in linea di principio con il presidente nella difesa della libertà di religione, ma ha aggiunto che la moschea «non dovrebbe essere così vicina a Ground Zero. Dovremmo essere tutti più preoccupati al pensiero di quella tragedia che non alla religione».
BELLA E INTELLIGENTE
Fakih è una fan del presidente, al punto che su YouTube gli ha dedicato un video: «Mr. Presidente, lo stupendo costume che vestirò durante il concorso di Miss Universo rappresenta la celebrazione della vita, della libertà e di tutto ciò che è americano ». Obama, musulmano al 50%, si è insomma beccato una lezione di pura sensibilità umana da una bellona musulmana al 100%. Un bel risultato per il presidente, che poi si lamenta se un americano su 4 (l’ultimo sondaggio di Time, dopo quello del Pew Research che ne aveva calcolati uno su 5) ritiene che sia un islamico. A livello istituzionale, dietro al governatore democratico dello Stato di New York David Paterson che è stato il primo a proporre incontri con gli sviluppatori del progetto per trovare un luogo alternativo non così oggettivamente provocatorio, si sta allungando la lista di chi favorisce il compromesso. In settimana si è aggiunto l’ar - civescovo cattolico di New York, Timothy Dolan, che «prega affinchè sia trovata una sistemazione diversa», mentre l’ex sindaco Rudy Giuliani ha giudicato «offensiva» in tv l’idea di erigere la Moschea a due isolati da quell’area «sacra» per la memoria di tutti gli americani per non parlare delle migliaia di familiari e amici delle vittime. QUESTIONE DI SOLDI
Intanto, a rallentare comunque il piano è l’aspetto finanziario. Finora, secondo fonti bancarie, ci sarebbero solo 9mila dollari sul conto Paypal dei promotori, arrivati da un gruppo di musulamane locali. Ne servono 100 milioni, come emerge dal faraonico progetto che prevede un palazzo di 13 piani, con auditorium e piscina, e la raccolta del denaro è destinata a diventare una questione scottante, e potenzialmente decisiva in senso negativo. Rauf, che è attualmente impegnato in un viaggio in Medio Oriente a spese del dipartimento di Stato per promuovere nei paesi arabi un messaggio di buona volontà sotto lo slogan dell’ "Islam americanizzato", si è rifiutato di escludere che il denaro arriverà da quegli stessi regimi che hanno finanziato e continuano a finanziare l’estre - mismo e il terrorismo musulmano (dall’Iran all’Arabia Saudita). Se un solo centesimo venisse da Teheran sarebbe peraltro anche una violazione delle sanzioni Onu e Usa che escludono relazioni economiche con l’Iran, ma anche un singolo assegno staccato da altri regimi islamici sarebbe uno schiaffo tale da seppellire politicamente il progetto.

Il MANIFESTO - Marco D'Eramo : "  I crociati di Ground Zero"

Ecco come MArco D'Eramo descrive la polemica sulla costruzione della moschea a Ground Zero : "islamofobia dilagante negli Stati uniti (...) anche la fede islamofobica espone senza pudore le sue paranoie e deduzioni deliranti". Chi si oppone alla costruzione di un monumento al terrorismo islamico di al Qaeda proprio nel luogo dell'attentato più terrificante che sia mai stato fatto contro l'Occidente, è islamofobo? Ne deduciamo che, secondo D'Eramo sono islamofobi anche gli intellettuali musulmani moderati che si oppongono. Tra gli oppositori, come ricorda Glauco Maggi, c'è anche Rima Fakih, la prima musulmana ad essere eletta Miss Usa. Islamofoba anche lei, immaginiamo, dato che ha dichiarato che la moschea : " non dovrebbe essere così vicina a Ground Zero. Dovremmo essere tutti più preoccupati al pensiero di quella tragedia che non alla religione ".
Non manca un accenno a Geert Wilders : "G
eertWilders, il leader di estrema destra che vorrebbe vietare il Corano e la costruzione di moschee. Anche Wilders parlerà al comizio dell’11 settembre, insieme a Gingrich.". Wilders non vuole vietare il Corano, semplicemente denuncia le violenze connesse all'islam. E' uno dei pochi leader europei ad aver preso coscienza del fatto che Europa sta diventando Europa e a cercare di frenare questo processo.
Le proteste legate alla moschea non sono un sintomo di islamofobia. Infatti il governatore dello Stato di New York (che si oppone alla moschea) ha proposto dei luoghi alternativi. Ma le sue offerte sono rifiutate dal comitato che gestirà la moschea.
Per un elenco degli intellettuali musulmani contrari alla costruzione della moschea a Ground Zero, cliccare sul link sottostante:

http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=999920&sez=120&id=35981

Ecco l'articolo:

La discussione sulla cosiddetta «Moschea di Ground Zero» (anche se ne dista circa 300 metri) ha scoperchiato un vero e proprio verminaio, quello dell’islamofobia dilagante negli Stati uniti. Come tutte le conventicole dietrologiche – convinte che la storia umana sia retta da occulte trame (masterplans) ordite dietro le quinte – o le sette in attesa della fine del mondo prossima ventura di cui conoscono già la data con esattezza, o dei culti che scrutano il cielo aspettando l’arrivo di un’astronave aliena a salvare i veri credenti della rovina di questa terra, anche la fede islamofobica espone senza pudore le sue paranoie e deduzioni deliranti. Ma quello che in questo caso impressiona è la catena di nessi che, di maglia in maglia, porta queste insensatezze fino ai grandi mass-media Usa, fino a Wall Street, fino a uno dei leader del Congresso degli Stati uniti, alla figlia di un ex vicepresidente e anche fino al Palazzo di vetro, all’ex ambasciatore Usa all’Onu: insomma lo slittamento progressivo dall’establishment alla demenza, andata e ritorno. L’organizzazione più attiva nell’opporsi alla costruzione (ormai approvata, anche se ancora non iniziata) di un Centro islamico di 13 piani nella Lower Manhattan è Sioa: Stop the Islamization of America fondata, animata e diretta da due bizzarri (e significativi) personaggi, Pamela Geller e Robert Spencer. Sioa ha acquisito un’enorme pubblicità grazie alla controversia delle sue campagne pubblicitarie sugli autobus delle linee comunali di varie città, tra cui New York, San Francisco, Miami (solo la città di Detroit ha rifiutato di affiggere gli spot di Sioa sui suoi mezzi). In una di queste pubblicità da un lato vi è l’immagine di un aereo che s’abbatte contro una delle Torri Gemelle e dall’altra vi è la maquette del proposto centro islamico da 13 piani, divisi dalla domanda «Perché qui?» (a sottintendere che gli islamici hanno distrutto l’una per erigere l’altro). Un’altra pubblicità invita gli islamici ad «abbandonare la falsità dell’Islam », e una terza offre protezione a chi eventualmente avesse accolto quest’invito, cioè agli apostati dell’Islam, contro le ritorsioni che liminaccerebbero («Stai abbandonando l’Islam? Una Fatwa sulla tua testa? La tua comunità o la tua famiglia ti stanno minacciando?»). I grandi Network, dalla Fox alla Cnn hanno invitato a discuterne la Geller, 51 anni, che non è donna da tirarsi indietro, proclive com’è a esibirsi. Il logo del suo sito è la sua figura vestita da Nembo Girl davanti alla skyline newyorkese, mentre il logo del suomagazine on line AtlasShrug.com è una silhouette femminile nuda sdraiata su un grattacielo newyorkese in una parodia di una fanzine di fantascienza degli anni ’30. E un suo videoblog ormai famoso la mostra mentre si bagna nelle acque di una spiaggia israeliana attaccando Hamas ed Hezbollah, mettendo in guardia contro le mire espansionistiche dell’Islam e affermando che il suo ridotto bikini «è il mio burka ». Contro ogni apparenza, Geller non è una sprovveduta: prima di lanciarsi nella crociata contro l’Islam faceva carriera a Wall Street, poi è stata coeditrice del New York Observer. Già questo la fa uscire dalla marginalità: non solo questo settimanale ha ospitato per anni una column di Candace Bushnell su cui era basata la famosissima serie tv Sex and the City, ma– fatto ancora più curioso – il fondatore ed ex proprietario del NY Observer è stato anche, dal 1985 al 1995, proprietario del più importante settimanale della sinistra Usa, The Nation. Per la campagna contro la «moschea di Ground Zero», Geller e Spencer hanno messo in campo non solo Sioa,maanche un altro sito web, Freedom Defence Initiative (Fdi), dove sostengono che sarebbe come costruire un tempio del Ku Klux Klan accanto a una chiesa nera in Alabama; o che, per i musulmani, questo centro è un monumento «trionfale» costruito in «terra di conquista»: per Sioa ed Fdi è in atto un takeover islamico sull’America, un lavorio sotterraneo da parte dei gruppi musulmani per imporre la sharia a tutti gli Stati uniti. Sioa offre quindi agli americani una «guida per chiunque in America si trovi di fronte a un’enorme mostruosa proposta di moschea nelle proprie cittadine». In questa campagna Geller e Spencer hanno ottenuto l’esplicito appoggio di Liz Cheney, la figlia dell’ex presidente di George Bush, Dick, e sopratttuo di Newt Gingrich, il leader che nel 1994 guidò la «rivoluzione repubblicana » che portò al Congresso Usa una stragrande maggioranza di deputati ultraconservatori. Gingrich parteciperà al meeting che Geller e Spencer stanno organizzando a Ground Zero per l’11 settembre, l’anniversario degli attentati del 2001. Su AtlasShrug, Pamela Geller appoggia i gruppi razzisti bianchi in Sudafrica, perché i neri starebbero perseguendovi il «genocidio» dei bianchi. Ma la Geller ha simpatie eclettiche visto che ha sempre difeso il fu presidente serbo Slobodan Milosevic (forse per le sue azioni contro i musulmani bosniaci e kosovari). Altro suo pupillo è l’olandese GeertWilders, il leader di estrema destra che vorrebbe vietare il Corano e la costruzione di moschee. Anche Wilders parlerà al comizio dell’11 settembre, insieme a Gingrich. In realtà però quel che stanno costruendo Geller e Spencer – insieme con Wilders e con Trevor Kelway, portavoce della EnglishDefence League (che oltre a essere anti-araba è anche anti-ebraica, insomma pienamente antisemitica) – è una rete di organizzazioni sorelle: Stop Islamization of Europe, Stop Islamization of Denmark, e poi «of England», «of France», e poi Germania, Norvegia, Romania, Russia, Svezia, Australia. Della coppia, Robert Spencer 48 anni, cattolico di origine ortodossa, è la faccia accademicamente più presentabile. Nel suo sito, Spencer elenca gli organismi militari o statali per cui ha eseguito consulenze o tenuto lezioni o partecipato a colloqui: il Comando Centrale degli Stati uniti, il Comando dell’esercito, il General Staff College, l’Army’s Asymmetric Warfare Group, l’Fbi, la Joint Terrorism Task Force, la comunità dell’intelligenceUsa, ilDipartimento di Stato, il ministero degli esteri tedesco. Due suoi libri sono entrati nella lista dei bestsellers del New York Times: The Politically Incorrect Guide to Islam (and the Crusades) («Guida politicamente scorretta all’Islam – e alle Crociate », 2005), The Thruth About Muhammad: Founder of the World’s Most Intolerant Religion («La verità su Maometto: il fondatore della religione più intollerante del mondo», 2006). Fra i suoi ammiratori annovera anche John Bolton che – dopo aver teorizzato lo smantellamento delle «inutili » Nazioni unite – fu nominato da Bush ambasciatore Usa presso l’Onu. Non solo Bolton parteciperà – insieme a Gingrich e aWilders – al comizio dell’11 settembre,ma ha scritto un’introduzione al libro di Geller e Spencer su Obama, Post-American Presidency, che descrive «il suo internazionalismo socialista, i suoi legami con gli odiatori dell’America e gli antisemiti, il suo razzismo esasperato. Sta tradendo Israele, attaccando la libertà di parola e rifiutando di compiere passi concreti per fermare il programma nucleare iraniano». Eppure l’ambasciatore Bolton applaude: «Questo libro conduce una crescente e sempre più ampia critica di Obama come il nostro primo presidente post-americano. Ciò di cui rende conto è disturbante, e le sue implicazioni lo sono ancora di più». Così il cerchio si chiude e il settarismo catacombale emerge alla luce nei palazzi del potere. E la «guerra di civiltà» diventa un concetto che produce la sua stessa realtà. In questi casi non si sa mai se siamo troppo ipersensibili e ci preoccupiamo per un nonnulla, o se invece non somigliamo a quei lungimiranti sapientoni che sbeffeggiavano le idee di Hitler come deliri da osterie bavaresi.

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