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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Il Foglio - L'Unità Rassegna Stampa
10.08.2010 Netanyahu testimonia davanti alla commissione sulla flottiglia e discolpa Tzahal
Cronache di redazione del Foglio e Udg che scambia un fotografo israeliano per una spia

Testata:Il Foglio - L'Unità
Autore: la redazione del Foglio - Umberto De Giovannangeli
Titolo: «Così Netanyahu difende Israele (e se stesso) dall’incursione turca - Presunta spia contro aiuti a Gaza. Scambio tra Libia e Israele»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 10/08/2010, in prima pagina, l'articolo dal titolo "  Così Netanyahu difende Israele (e se stesso) dall’incursione turca". Dall'UNITA', a pag. 23, l'articolo di Umberto De Giovannangeli dal titolo " Presunta spia contro aiuti a Gaza. Scambio tra Libia e Israele".
Ecco i due articoli, preceduti dai nostri commenti:

Il FOGLIO - " Così Netanyahu difende Israele (e se stesso) dall’incursione turca "

Nelle prime righe si legge la frase :"Nel blitz, compiuto alla fine di maggio, sono morti nove cittadini turchi". Come si può leggere nelle righe successive, a morire sono stati nove terroristi turchi, non semplici cittadini.
Ecco l'articolo:


Bibi Netanyahu

Gerusalemme. Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha testimoniato ieri di fronte alla commissione che indaga sui fatti della Mavi Marmara, la nave turca fermata al largo di Gaza dalle squadre speciali dell’esercito. Nel blitz, compiuto alla fine di maggio, sono morti nove cittadini turchi. Netanyahu ha respinto ogni responsabilità e ha lanciato un attacco tosto al governo turco, accusando Ankara di non avere fatto alcunché per prevenire lo scontro. Ma ha anche chiamato in causa il ministro della Difesa, Ehud Barak, e i vertici delle Forze armate. La scelta gli è costata molte critiche: secondo il portavoce di Kadima, il primo partito dell’opposizione, il premier “scarica le colpe sugli altri e tratta Tsahal come un sacco da boxe”. Netanyahu è il primo teste importante dell’indagine. La commissione è composta da Jacob Turkel, un ex giudice della Corte suprema, e da due osservatori internazionali. Il premier ha detto che l’embargo su Gaza è necessario perché “Hamas ha trasformato la Striscia in una enclave del terrorismo sponsorizzata dall’Iran”, poi è diventato evasivo e ha rimandato più volte le risposte a una discussione successiva, “a porte chiuse”. E’ accaduto anche quando gli hanno chiesto se il governo avesse alternative non violente al blitz: pressato dai membri della commissione, ha risposto che “toccava all’esercito definire i metodi e i dettagli dell’operazione”. Netanyahu ha difeso il proprio operato dicendo che, la notte del raid, era in Canada: per questo, ogni decisione era in capo a Barak. Il ministro della Difesa e il capo di stato maggiore, Gabi Ashkenazi, saranno sentiti da Turkel oggi e domani. L’incidente della Mavi Marmara è un pericolo per Barak, che ha costruito la propria reputazione sui successi raggiunti nell’esercito. Se la commissione dovesse attribuire colpe o mancanze al suo ufficio, il militare più decorato nella storia di Israele potrebbe essere costretto a rivedere le proprie ambizioni. Alcuni analisti pensano che le parole del premier riflettano i malumori presenti nella coalizione di governo. Nonostante le critiche di Kadima, non si può dire che il premier abbia abbandonato del tutto l’esercito. Ha descritto l’aggressione compiuta dagli attivisti della Mavi Marmara, che erano armati di spranghe, coltelli e armi da fuoco, e ha detto che l’inchiesta chiarirà la posizione di Israele: “Abbiamo agito in conformità con il diritto internazionale – ha spiegato – I nostri soldati hanno portato a termine la missione con coraggio e sono riusciti a difendersi da una minaccia alle loro vite.” Netanyahu ha anche sostenuto di essersi speso personalmente negli sforzi diplomatici per impedire la partenza della flottiglia. “Il governo turco non ha lanciato alcun messaggio per raffreddare gli animi surriscaldati degli attivisti a bordo – ha detto – Evidentemente, non ritenevano che uno scontro fosse contro i loro interessi.” Il premier israeliano ha attaccato il collega di Ankara, Recep Tayyip Erdogan, per il suo riavvicinamento all’Iran, ricordando il suo incontro con il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, poco prima che la flottiglia partisse per Gaza. Le sue parole potrebbero fermare i tentativi di ricostruire i rapporti con la Turchia, che sono interrotti dalla notte del raid. Gerusalemme ha appena restituito la Mavi Marmara e ha dato il proprio consenso a un’inchiesta delle Nazioni Unite. La commissione, che include un rappresentante israeliano e uno turco, metterà agli atti anche le conclusioni del giudice Turkel.
L’omicidio Hariri e le accuse di Nasrallah L’altro problema del governo israeliano arriva dal confine con il Libano. Il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha convocato ieri una conferenza stampa e ha lanciato nuove accuse contro Gerusalemme per l’omicidio di Rafiq Hariri, il premier morto a Beirut nel 2005. Secondo Nasrallah, i responsabili dell’uccisione sono in Israele: una spia avrebbe cercato di mettere Hariri contro il Partito di Dio. Il Tribunale speciale dell’Onu è convinto che i colpevoli appartengano a Hezbollah ed è pronto a emettere mandati di cattura, un evento che Nasrallah cerca di allontanare il più possibile. Per farlo è pronto a chiedere il sostegno di vicini influenti. Proprio ieri, il governo turco ha annunciato che Erdogan visiterà presto Beirut. Il viaggio, che potrebbe avvenire la prossima settimana, metterebbe ancora più a rischio il processo di riavvicinamento con Israele.

L'UNITA' - Umberto De Giovannangeli : "  Presunta spia contro aiuti a Gaza. Scambio tra Libia e Israele"

Per quanto riguarda l'inchiesta sulla Mavi Marmara, Udg scrive : "  Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha affermato ieri che il blitz della marina militare contro la «Freedom Flotilla » il 31 maggio scorso al largo di Gaza, costato la vita a 9 attivisti turchi e quasi la rottura dei rapporti tra Israele e Turchia, è stato legittimo e conforme al diritto internazionale. Inoltre il blocco navale di Gaza risponde alla necessità di impedire a Hamas - per Israele organizzazione terroristica - di ricevere forniture di armi dal mare. ". I 9 morti erano terroristi, non attivisti. Le armi, le immagini e i video lo dimostrano.
I rapporti con la Turchia sono deteriorati da tempo. Non è stato l'episodio della flottiglia a creare questa situazione. Hamas è un'organizzazione terroristica riconosciuta tale anche da UE e USA, non si tratta dell'opinione di Israele.
L'articolo di Udg contiene anche un'altra notizia, quella dell'israeliano imprigionato e poi rilasciato in Libia.
Contrariamente a ciò che fa credere Udg, Rafael Hadad non era una spia, ma un fotografo. Si trovava in Libia per un servizio fotografico su com'era la vita degli ebrei in Libia. E' stato fatto passare per spia per giustificare il ricatto di Gheddafi a Israele. Infatti si parla di un un pagameno a Gheddafi di 50 milioni di $, che dovrebbe avere come direzione l'UNWRA. Come si vede tutti verbi al condizionale, potrebbe essere vera una cosa ma anche l'altra. Il fatto è che mettere in galera un cittadino di un altro stato rende, non solo ai pirati che rapiscono turisti, ai terroristi che rapiscono terroristi per autofinanziarsi, ma anche ai 'capi di stato' alla Gheddafi un incasso lo garantisce sempre. Una buona mano per tirare fuori il povero fotografo ce l'ha messa l'uomo d'affari austriaco Martin Schlaff, uno dal passato - e forse anche dal presente - non del tutto limpido, se ha decisolo scorso aprile di non partecipare al funerale del padre a Gerusalemme nel timore di essere arrestato al suo arrivo in Israele. Schlaff è un intimo amico del dittatore libico, come lo era dei caporioni della Germania Est ai tempi del comunismo. Non è quindi sbagliata la definizione di 'uomi d'affari', magari non del tutto trasparenti. Sembra sia anche buon amico del Ministro degli esteri Avigdor Lieberman, come lo era stato di Arik Sharon. Pecunia non olet, ma in politica il denaro può portare con sè avventure giudiziarie non da poco.
Ecco l'articolo:


Mavi Marmara                                 Martin Schlaff

Un israeliano di origini libiche accusato in Libia di spionaggio è stato liberato in cambio dell'assenso di Israele all'arrivo a Gaza del carico di una nave di aiuti. Rafael Haddad, 34 anni, ha riavuto la libertà nel quadro di un'intesa tra Israele e Libia segretamente mediata da un uomo d'affari austriaco. La Libia aveva chiesto a Israele di non impedire alla nave Amalthea, noleggiata da una fondazione umanitaria libica, di raggiungere la Striscia di Gaza - sotto blocco navale israeliano - per scaricare un carico di aiuti per i palestinesi. Poi la nave aveva poi deposto il carico nel porto egiziano di El Arish e Israele aveva accettato di non ostacolare il trasferimento a Gaza di venti strutture prefabbricate. Tripoli a sua volta ha liberato Haddad, dopo 5 mesi di prigione, lo scorso sabato. Haddad era entrato in Libia - tecnicamente in stato di guerra con Israele - in marzo. In Libia Haddad aveva però insospettito i servizi di sicurezza perché fotografava siti ebraici e beni appartenuti a ebrei libici, ed era stato arrestato. «Or Shalom», l'organizzazione degli ebrei originari dalla Libia, haconfermato cheHaddadera andato in Libia con questo compito. Gaza e il blocco navale. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha affermato ieri che il blitz della marina militare contro la «Freedom Flotilla » il 31 maggio scorso al largo di Gaza, costato la vita a 9 attivisti turchi e quasi la rottura dei rapporti tra Israele e Turchia, è stato legittimo e conforme al diritto internazionale. Inoltre il blocco navale di Gaza risponde alla necessità di impedire a Hamas - per Israele organizzazione terroristica - di ricevere forniture di armi dal mare. Netanyahu non ha mostrato il minimo dubbio nel deporre ieri mattina a Gerusalemme, in parte a porte chiuse, davanti ai cinque membri, più due osservatori stranieri, della commissione di inchiesta presieduta dall'ex giudice della Corte Suprema Yaacov Tyrkel, formata dal governo israeliano in seguito al mortale risultato del blitz e alle conseguenti dure reazioni internazionali.

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