Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
L'Unesco organizza la giornata mondiale della filosofia a Teheran Un paradosso assurdo, eppure non mancano gli entusiasti
Testata: Corriere della Sera Data: 09 agosto 2010 Pagina: 11 Autore: Dario Fertilio Titolo: «L’Unesco riunisce i filosofi in Iran. Intellettuali divisi, nasce il fronte del no»
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 09/08/2010, a pag. 11, l'articolo di Dario Fertilio dal titolo " L’Unesco riunisce i filosofi in Iran. Intellettuali divisi, nasce il fronte del no ".
Unesco, Emanuele Severino (favorevole)
Tacere per Teheran? Il dilemma fa arrovellare i filosofi, in vista della giornata mondiale assegnata dall’Unesco all’Iran per il prossimo novembre. Cioè: accettare l’invito a discutere su temi elevati come la pace, la comunicazione, i diritti umani, il rapporto fra psicanalisi e ricerca, eccetera mentre per le strade gli oppositori del regime vengono zittiti, intimiditi, arrestati e qualche volta fatti sparire?
Chiaro e categorico il «no» al «World Philosophy Day», con parallela raccolta di firme in favore del boicottaggio, partita da Giuliano Amato, Giancarlo Bosetti e il filosofo iraniano Ramin Jahabegloo, a nome della «Reset-Dialogues on Civilization», l’associazione legata alla rivista della sinistra riformista italiana. La motivazione è espressa senza cautele diplomatiche: andare a Teheran — sostengono i firmatari — «equivarrebbe a prendersi gioco delle vittime della repressione, in un Paese dove si può essere imprigionati o uccisi per avere espresso le proprie idee». E subito un’ondata di firme affluisce al sito www.resetdoc.org, a cominciare da quella del filosofo tedesco-americano Fred Dallmayr, del ministro degli Esteri ceco Karel von Schwarzenberg, dell’islamista tedesco-iraniano Navid Kermani, del padre della «filosofia pratica» Otfried Höffe (fra i numerosi italiani Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, Pietro Marcenaro, Gianfranco Pasquino, Luigi Spaventa). In larga maggioranza gli intellettuali europei scrivono naturalmente per aderire e l’aggiunta di una firma prestigiosa — quella di Jürgen Habermas, uno dei padri della Scuola di Francoforte — sembra mettere le ali ai promotori dell’iniziativa. «Non è tanto un problema politico di legittimazione del regime di Ahmadinejad — spiega Bosetti — quanto di sicurezza personale. Ramin Jahanbegloo è finito in carcere solo per i suoi contatti con l’estero e oggi è costretto all’esilio in Canada. Chiunque può essere perseguito, laggiù, solo per aver espresso idee non ortodosse». Ma è tutto pacifico solo in superficie. Perché Marcello Veneziani, che già tempo fa aveva rotto il fronte unanime del boicottaggio, oggi ribadisce il suo dissenso: «Le sanzioni filosofiche all’Iran non hanno significato. Come quelle economiche, che colpiscono solo la popolazione. E poi ho il sospetto che molti dei firmatari non avrebbero aderito affatto, se si fosse trattato di boicottare Cuba o la Cina». Ora però il fronte del «sì a Teheran», pur restando minoritario, incassa anche l’adesione di Emanuele Severino, che già anni fa aveva tenuto laggiù un famoso discorso (quando però il presidente era il moderato Khatami). «Il fatto che il regime iraniano accetti di ospitare un libero dibattito filosofico è un buon segno — afferma — e io stesso, se non fossi stato in cattive condizioni di salute, avrei potuto andarci».
I giochi, dunque, sono tutt’altro che fatti. Perché una riunione degli ambasciatori europei all’Unesco, pochi giorni fa, ha confermato la partecipazione al «World Philosophy day», per il quale d’altra parte l’Iran ha pagato le quote. E poi, fra i Paesi che negli anni scorsi hanno ospitato il simposio, figurano Marocco, Turchia e Russia che non possono essere considerati del tutto immuni da critiche sui diritti umani. Certo, se un ministro degli Esteri ponesse la questione, le cose potrebbero cambiare. E se Václav Havel, come si sussurra, gettasse sul piatto il peso del suo prestigio politico e culturale...
Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, cliccare sull'e-mail sottostante