Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 09/08/2010, a pag. 13, l'articolo di Andrea Nicastro dal titolo " Parigi, l’ex hotel dei nazisti ceduto a un gruppo israeliano ".
Chi fosse interessato a leggere il bellissimo "vivere e spravvivere" di Denise Epstein, citato erroneamnete nell'articolo come pubblicato da Feltrinelli, sappia che invece l'editore è Adelphi.
Ecco l'articolo:

Hotel Lutetia
PARIGI — Dieci minuti a piedi dall’Hotel Lutetia ci sono la Brasserie Lipp, i caffè Les Deux Magots e Flore, luoghi mito di Parigi con le ombre di Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir comprese nel conto. Un giovane ufficiale, Charles de Gaulle, passò nell’albergo la sua prima notte di nozze. Negli anni 20, uno scavezzacollo americano, Ernst Hemingway, approfittava del dollaro forte per passare le serate al tavolo da biliardo con gli amici della Lost Generation. Nel decennio successivo, un promettente scrittore, James Joyce, si rifugiò in questo gioiello Art nouveau e Art déco per sfuggire al gelo del suo appartamento bohémien in rue des Vignes. Dopo la guerra, per trent’anni, una delle suite all’ultimo piano è stata prenotata da Marianne Oswald che vi riceveva amici come Bertolt Brecht, Jean Cocteau, Jacques Prévert. A poche camere di distanza, una longilinea brunetta, Juliette Gréco, si faceva scrivere i testi delle canzoni da talentuosi come Raymond Queneau per poi consumare jazz e amore con Miles Davis. Se, ancora oggi, la «musa degli esistenzialisti» vuole incontrare qualcuno prenota al ristorante dell’albergo. Per mangiar ostriche nella sua brasserie arrivano regolarmente anche André Glucksmann, Bernard Henri-Lévy e Gérard Depardieu.
Aneddoti comuni ai grand hotel storici di tutto il mondo, con una differenza: gli stucchi del Lutetia, quattro stelle nel cuore della Rive gauche, conservano un lato inquietante. Fino a un paio d’anni fa, Denise Epstein passava davanti al Lutetia e non riusciva a guardarlo per quel che aveva significato per lei mezzo secolo prima. Girava la testa dall’altra parte perché, nella seconda guerra mondiale, il Lutetia è stato il quartier generale dell’Abwehr, il controspionaggio nazista dell’ammiraglio Canaris (camera 109 con vista su Boulevard Respail). Fu quell’ufficialetto francese, che vi aveva inaugurato la luna di miele, diventato generale e salvatore della patria, a permettere all’hotel un primo riscatto. Liberata Parigi, de Gaulle trasformò il Lutetia in centro di accoglienza per i sopravvissuti dei campi di concentramento nazisti: «dp» (deportati per motivi politici) e «dr» (deportati per motivi razziali). Fu lì che, bambina, scrive la Epstein in Sopravvivere e vivere (Feltrinelli), andava a cercare notizie dei genitori ebrei mai più tornati. La madre era Irène Némirovsky.
Ora per il Lutetia sta per cominciare un’altra era. L’hotel è stato acquistato da un gruppo immobiliare israeliano. Il lato finanziario della notizia vede tutti i protagonisti felici e contenti. Per i 240 dipendenti è un sospiro di sollievo, visto che l’albergo ha bisogno di 100 milioni per ristrutturarsi e tenere il passo con altri de luxe che stanno aprendo sulla Senna. Per il Gruppo Louvre (che vende) è l’occasione di mettere in cassa una cifra vicina ai 150 milioni di euro e ridurre i debiti della controllante americana Starwood. Per il compratore, la società Arlov, quotata a Tel Aviv, l’occasione di allargare le attività alberghiere. Ma sarà per persone come i coniugi Goldsztein (il racconto del loro re-incontro al Lutetia dopo la deportazione è conservato al Memoriale della Shoah di Parigi) o Denise Epstein che l’arrivo di proprietari israeliani avrà l’impatto maggiore, simbolico ed emotivo.
«Il 3 di ogni mese — racconta Maud Benhamou, dell’ufficio di direzione dell’hotel — i sopravvissuti dei lager che vennero accolti qui organizzano un pranzo e, ogni autunno, un grande cocktail con un centinaio tra figli, parenti e amici. Per tenere vivo il ricordo. Forse proprio la storia drammatica del Lutetia ha avuto un ruolo nella scelta dei nuovi investitori».
Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, cliccare sull'e-mail sottostante