Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Eurabia sbarca in America: la moschea di Ground Zero è sempre più concreta Commento del Foglio, cronaca di Francesco Semprini
Testata:Il Foglio - La Stampa Autore: La redazione del Foglio - Francesco Semprini Titolo: «Tolleranza (Ground) Zero - Ground Zero: sì alla moschea Rabbia e polemiche a New York»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 04/08/2010, a pag. 3, l'editoriale dal titolo " Tolleranza (Ground) Zero ". Dalla STAMPA, a pag. 15, la cronaca di Francesco Semprini dal titolo " Ground Zero: sì alla moschea. Rabbia e polemiche a New York".
Un'immagine vale più di mille parole. Nei due cartelli c'è scritto:
"Costruire una moschea a Ground Zero è come fare un monumento in memoria di Hitler ad Auschwitz " " Potrete costruire una moschea a Ground Zero quando noi potremo costruire una sinagoga alla Mecca "
Ecco i due articoli:
Il FOGLIO - " Tolleranza (Ground) Zero "
Il trucco è così facile, ed è così l’ultimo dietro una lunga fila di trucchi del politicamente corretto, che quasi non suscita reazioni: ieri la commissione urbanistica di New York ha autorizzato nove voti a zero la costruzione di una moschea a Ground Zero, l’orbita vuota e nera di New York scavata dove, meno di dieci anni fa, sorgevano le Torri gemelle distrutte da un attacco della rivoluzione islamo-sunnita globale guidata da Osama bin Laden. La stessa rivoluzione che oggi brucia e uccide in Afghanistan, Yemen, Somalia e altri innumerevoli angoli di mondo, e non smette di tentare di colpire ancora New York. Il comitato di quartiere del distretto ha approvato in via preliminare la costruzione della moschea una settimana dopo che a Times Square un attentatore venuto dal Pakistan aveva provato a fare esplodere una rudimentale autobomba. I sostenitori dicono che questa è l’America: la terra della libertà, anche di costruire moschee dove si ottiene l’autorizzazione. Eppure, lo sforzo di sfoggiare la propria tolleranza sta rendendo l’America ottusamente elastica: Ground Zero è il sacrario nazionale, il monumento alle vittime del più grande attentato terroristico della storia. La sua destinazione d’uso non può essere violata. Quando scoppiò il caso delle vignette danesi irrispettose verso il Profeta, i musulmani moderati fecero notare sommessamente che non avevano nulla contro la sacrosanta libertà di stampa, ma si trattava di una semplice questione di “sensibilità”, da non urtare. Ecco, anche questa libertà di moschea è imperdonabile.
La STAMPA - Francesco Semprini : " Ground Zero: sì alla moschea Rabbia e polemiche a New York "
La comunità islamica newyorchese poggia la prima pietra per la costruzione della moschea di Ground Zero. Una commissione comunale della Grande Mela ha negato il conferimento dello status di monumento di interesse storico alla palazzina scelta per ospitare il grande centro culturale islamico destinato a sorgere a pochi passi dal luogo dove dominavano le Torri gemelle. Con nove voti a zero, la Landmarks Preservation Commission, l’autorità comunale per la tutela dei beni di interesse storico, ha spiegato che la palazzina costruita 152 anni fa a pochi isolati dal Financial District non ha alcuna caratteristica distintiva che le permette di qualificarsi come «landmark». I membri della commissione hanno inoltre sottolineato come altri palazzi nella stessa zona abbiano al contrario tutte le caratteristiche per essere identificati come «monumenti». Al verdetto del presidente della commissione, Robert Tierney, la sala di City Hall si è spaccata tra gli applausi di una sessantina di sostenitori del progetto, gran parte membri della comunità musulmana locale, e gli oppositori che hanno prestato al grido di «Vergogna» e mostrando cartelli con scritto «Non glorificate l’omicidio di 3000 persone. Non permette alla moschea di vincere». La decisione del comune di New York è destinata a rafforzare l’ondata di proteste sia a livello locale che nazionale e che vedono in prima linea le organizzazione dei familiari delle vittime dell’11 settembre 2001 e gli attivisti di Antidefamation League, l’associazione che si batte contro ogni forma di antisemitismo e violazioni dei diritti umani. In prima fila contro il progetto si sono schierati anche due repubblicani conservatori doc come l’ex governatore dell’Alaska, Sarah Palin, e l’ex presidente della Camera, Newt Gingrich. Dalla parte della moschea è schierato invece il sindaco Michael Bloomberg che pur presiedendo la fondazione che si occupa di realizzare il memoriale per le vittime degli attacchi di nove anni fa, difende apertamente il progetto del grande centro culturale islamico. I sostenitori della mozione anti-moschea, tra cui Rick Lazio, il candidato repubblicano alla carica di governatore, chiedevano al comune di trasformare la palazzina in monumento proprio perché era stata colpita dai frammenti degli aerei che si sono schiantati contro le Torri. Una richiesta impossibile da accogliere, secondo il commissario Christopher Moore, perché i frammenti generati dall’impatto raggiunsero molti palazzi del distretto finanziario provocando danni di ogni genere. «Non possiamo conferire lo status di monumento a centinaia di palazzi solo sulla base di questo criterio - spiega il membro della commissione - A questo punto dovremmo considerare landmark anche il cielo». La moschea di Ground Zero è destinata a far parte di un grande centro culturale islamico gestito dall’associazione «Cordoba Initiative» secondo cui la nuova sede sarà un luogo di incontro per dar voce a tutti i musulmani moderati. A sostegno del progetto si sono schierati anche cittadini di fede diversa, come il reverendo Robert Chase, fondatore di un movimento per il dialogo interreligioso chiamato «Intersections», secondo cui la moschea è un «esempio positivo di come si debba voltare pagina dopo la grande tragedia dell’11 settembre». La pensa allo stesso modo Daisy Khan, direttore dell’America Society for Muslim Advancement, secondo cui il consiglio esecutivo del centro sarà composto anche da persone di religione diversa da quella musulmana mentre tra le opzioni al vaglio c’è quella di realizzare una cappella interreligiosa all’interno del centro per ospitare funzioni di diverso genere. Ma le rassicurazioni non convincono affatto gli oppositori, primo fra tutti il direttore nazionale dall’Adl, Abraham Foxman, secondo cui Khan non ha ancora risposto alla principale critica che viene rivolta al progetto ovvero che costruire una moschea a pochi passi da Ground Zero è una dimostrazione di pericolosa insensibilità nei confronti delle famiglie delle vittime degli attacchi. Per Lazio invece il timore è che la Moschea di Cordoba possa diventare un punto di riferimento no solo per i moderati islamici ma anche per qualche correnti più estremista dei seguaci dell’Islam. Il timore parte dal fatto visto che l’imam designato alla guida del centro, Faisel Abdul Rauf, si è rifiutato di considerare Hamas una organizzazione terroristica, e ha definito le politiche americane «complici dei crimini perpetrati con gli attacchi dell’11 settembre».
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