Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Il riavvicinamento di Libano e Siria rafforza Hezbollah Aperto un parco giochi per ricordare la 'resistenza' contro Israele. Cronaca di Mario Dergani, commento del Foglio
Testata:Libero - Il Foglio Autore: Mario Dergani - La redazione del Foglio Titolo: «l parco giochi di Hezbollah per crescere da kamikaze - Ecco perché il Libano felicemente in mano a Hezbollah non dorme»
Riportiamo da LIBERO di oggi, 22/07/2010, a pag. 22, l'articolo di Mario Dergani dal titolo " Il parco giochi di Hezbollah per crescere da kamikaze ". Dal FOGLIO, in prima pagina, l'articolo dal titolo " Ecco perché il Libano felicemente in mano a Hezbollah non dorme ". Ecco i due pezzi:
LIBERO - Mario Dergani : " Il parco giochi di Hezbollah per crescere da kamikaze"
Hezbollah
Cliccando sul link sottostante è possibile vedere il video della abc che riporta la notizia del 'parco' di Hezbollah riportato sul blog di Christian Rocca:
Lungo tutta la strada che conduce a Mleeta, nel sud del Libano, dai cavalcavia e dai cartelloni stradali, immagini gigantesche dello sceicco Hassan Nasrallah e dell’ayatollah Ruhollah Khomeini salutano i visitatori. Ora il percorso punta a una collinetta, dove le famiglie con i bambini si recano per il pic-nic accanto a carri armati israeliani colpiti e fermati dalle mine anticarro fornite dall’Iran e dalla Siria ai terroristi sciiti libanesi. Hanno studiato tutta la scenografia più adeguata per accogliere le masse e proseguire l’opera di propaganda. Hezbollah marca sempre così il territorio dove domina con la violenza e la morte. DOMINIO DI MORTE Proprio ieri, l’ex preside di una scuola è stato condannato alla pena capitale da un tribunale militare libanese per aver svolto attività di spionaggio a favore di Israele nel 2008. Secondo l’accusa Hassan Ahmed al-Hussein, 58 anni, aveva fornito allo Stato ebraico informazioni sulla leadership di Hezbollah e su alcuni siti segreti usati dal gruppo di militanti. La settimana scorsa stessa sorte era toccata a un altro libanese, accusato di aver fornito segreti al Mossad durante la guerra del 2006. La simbiosi fra terroristi e Repubblica libanese ormai è totale. Sebbene le ultime elezioni legislative siano state vinte dalla coalizione filo-occidentale sua avversaria, Hezbollah ha ottenuto posti di governo numerosi e strategici. Effettivamente non ha ottenuto il potere con il consenso popolare, ma con la forza delle armi. E ci tiene a sottolinearlo ogniqualvolta se ne presenta la necessità politica. Ovunque, i segni di guerra e i simboli del kalashnikov costellano il percorso che conduce al primo parco turistico dei terroristi sciiti. Sorge a poche decine di chilometri da Israele il sito antagonista allo Yad Vashem di Gerusalemme. Lo vuole evidentemente replicare sia nella struttura sia nelle dimensioni: 60mila metri quadrati di giardini e foreste e una superficie di 4.500 metri quadrati di edifici. Ha aperto i battenti lo scorso 25 maggio, nel decimo anniversario del ritiro di Israele dal Libano, e conta già 300mila visitatori quando ancora non sono trascorsi due mesi dall’inaugurazione. Mleeta era una base militare israeliana, riconvertita ora senza dover impiegare altro cemento. Rimangono le trincee, i bunker, i nascondigli e le feritoie utilizzate fino al 2000 dai militari di Tsahal. In fondo sono gli israeliani a figurare meglio. È un po’ come se i musulmani ammettessero la propria incapacità di fronte al genio militare e civile ebraico. Per recuperare un po’, si gioca con le rappresentazioni fantasiose, con le stelle di David frantumate dalla Pietra Nera della Mecca, i simboli del sionismo schiacciati dalla Mezzaluna e così via. Tanto è un luogo di divertimento. Non si fa commemorazione di guerriglieri uccisi, qui, ma pura esaltazione della Resistenza islamica, del suo esercito di Allah come se avesse davvero sconfitto il nemico ebraico. Le vetrinette con le foto dei martiri e il loro orologio rotto in battaglia forse vanno ancora bene all’ingresso del sito archeologico di Baalbek, nella Valle della Beqaa, requisito dai terroristi per fare il loro primo piccolo museo. Era una realizzazione pionieristica, un po’ in stile fascista repubblicano. Su tutto, prevalevano il culto della morte, il sacrificio, le virtù militari. Ora però si tratta di sviluppare un nuovo business. Non è che non si apprezzi il sangue versato. Ma il successo si armonizza più con la vittoria che con la sconfitta in guerra. Nei progetti futuri di HezbollahLand c’è spazio per la futura costruzione di motel e di parchi giochi, aree di campeggio, centri benessere e piscine. Diventerebbe un’area turistica tutta dedicata alla guerra santa. Tutto con i finanziamenti dei fratelli sciiti iraniani, che stanno aiutando il riarmo con l’assistenza dei vicini siriani. LA SFIDA CRISTIANA Accade, dove si è ormai perduta la memoria di un Paese un tempo a maggioranza cristiana. A pochi passi, si trovano luoghi evangelici come Tiro, Sidone e Cana. Ma i cattolici maroniti e le altre comunità cristiane sono minoritarie. Colpa delle guerre e dell’emigrazione. Ma sul territorio nazionale, escludendo la capitale, rimangono 678 santi patroni di villaggi, 1.927 chiese e cappelle sparse tra 929 città e paesi. I cristiani ci provano dando vita all’As - sociazione per lo sviluppo dei pellegrinaggi e del turismo religioso, che ha tenuto la sua prima riunione nei giorni scorsi a Harissa, nei pressi dell’omonimo santuario mariano. Ne possono far parte musulmani e cristiani, che vogliano sviluppare il turismo religioso, i pellegrinaggi e la conoscenza di un Paese che nel secolo scorso era meta del jet-set internazionale. Ora, anche nelle zone ricche di testimonianze archeologiche romane, si trovano ammassi di rovine. E l’esaltazio - ne incosciente della guerra santa non fa che evocare altre distruzioni.
Il FOGLIO - " Ecco perché il Libano felicemente in mano a Hezbollah non dorme"
Rafiq Hariri, assassinato da hezbollah
Roma. In Libano la stagione turistica è da record, e la pax siriana, la cappa di influenza esercitata dal vicino regime di Damasco, controlla senza troppi affanni la vita del paese. Domenica il primo ministro libanese Saad Hariri con tredici suoi ministri è andato in Siria per la quarta volta dall’ottobre 2009, quando i rapporti diplomatici tra i due paesi sono ripresi. Hariri e il presidente Basher el Assad si sono incontrati tre volte nel giro di 24 ore per siglare diciassette accordi di cooperazione che spaziano dal settore della sicurezza e della lotta al traffico di droga a quello dell’economia, passando per giustizia, istruzione e turismo. In questi giorni Damasco è anche il crocevia affollato della diplomazia mediorientale più importante: si sono appena incontrati il leader ribelle degli sciiti iracheni, Moqtada al Sadr, con il moderato quasi vincitore delle elezioni irachene, Iyyad Allawi, e anche il ministro degli Esteri turco Ahmed Davutoglu con il capo di Hamas Khaled Meshaal. Il quadro è turbato soltanto da un elemento, che minaccia però di far saltare alla base tutto l’equilibrio. L’inchiesta del Tribunale speciale del Libano sulla morte del padre di Saad Hariri, l’ex primo ministro Rafiq, ucciso da un’autobomba il 14 febbraio 2005, sta per arrivare alla fine: prime accuse a settembre, e poi le altre entro il 2010. Tutte contro uomini di Hezbollah, il gruppo sciita legato alla Siria. Le accuse del procuratore generale canadese Daniel Bellemare, che ora è negli Stati Uniti per chiedere a Washington finanziamenti necessari a finire l’inchiesta – il Libano rifiuta di pagare come invece gli spetterebbe il suo 49 per cento dei costi – potrebbero avere effetti devastanti. Bellemare ha un diagramma, tracciato con i tabulati telefonici, che riconduce al Partito di Dio i telefonini usati dal gruppo di fuoco che uccise Hariri. Otto cellulari furono comprati a Tripoli e attivati sei settimane prima dell’attacco: tutti e otto furono usati soltanto quel giorno e mai più, tranne uno, che è collegato agli uomini di Hezbollah. L’investigatore che unì per primo i puntini, il capo della sezione tecnica delle forze di sicurezza libanesi Wissam Eid, è stato ucciso da mano misteriosa nel gennaio 2007. Bellemare dice di essere stato avvertito da ufficiali libanesi: “Guarda che l’esercito non ti seguirà, e non arresterà uomini di Hezbollah, anche se tu li accuserai”. Venerdì scorso il leader del Partito, lo sceicco Hassan Nasrallah, nel suo sermone ha definito il Tribunale speciale delle Nazioni Unite un “piano di Israele”. Per battere sul tempo Bellemare, è cominciata una guerra di spie. Hezbollah ha arrestato due libanesi della compagnia telefonica Alfa, e prova ad accusarli di fare parte di una rete di spionaggio israeliana che avrebbe modificato i dati telefonici per gettare la colpa sul gruppo. Lunedì un deputato hezbollah, Hassan Fadlallah, ha chiesto che l’indagine sulle due spie sia trasmessa “alle Nazioni Unite e al Consiglio di sicurezza per essere discussa”. Su richiesta del Partito, il ministero delle Telecomunicazioni di Beirut ha creato una squadra d’inchiesta per capire fino a che punto sono sotto controllo le linee. Ma il ministro dell’Interno, Ziyad Baroud, s’è chiamato fuori dall’indagine.
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