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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Stampa - Corriere della Sera Rassegna Stampa
21.07.2010 Shirin Ebadi : 'Le sanzioni contro l'Iran devono colpire il regime, non la popolazione'
A che cosa servono le sanzioni se poi Usa e Ue chiedono la cooperazione dell'Iran in Afghanistan ?

Testata:La Stampa - Corriere della Sera
Autore: Francesca Paci- La redazione del Corriere della Sera
Titolo: «Non criminalizzate gli iraniani - L’Italia invita l’Iran a cooperare nella regione»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 21/07/2010, a pag. 17, l'articolo di Francesca Paci dal titolo " Non criminalizzate gli iraniani ". Dal CORRIERE della SERA, a pag. 15, la breve dal titolo " L’Italia invita l’Iran a cooperare nella regione ". Ecco gli articoli:

La STAMPA - Francesca Paci : "Non criminalizzate gli iraniani "


Shirin Ebadi

Il premio Nobel per la pace Shirin Ebadi ha una notizia buona e molte cattive. La prima riguarda la sua collega e amica Narges Mohammadi: è uscita di prigione e, seppure parzialmente paralizzata in seguito al trattamento ricevuto, è libera. Nelle altre c’è il futuro dei numerosi «dead men walking» condannati a morte dal regime degli ayatollah, a cominciare dall’attivista curda Zeinab Jalalian, e quello del suo paese da cui è in esilio ormai da quattordici mesi.
«Le sanzioni colpiscono la gente e non funzionano, a meno che non siano rivolte direttamente contro il regime come quelle americane che recentemente hanno costretto la Sepa-Pasdaran a cedere due giacimenti petroliferi a team indipendenti di ingegneri perché tanto nessuno avrebbe più comprato da loro» afferma di fronte alla Commissione Diritti umani del Senato.
Camicia azzurra, pantaloni neri, scarpe basse, l’avvocato più famoso del mondo passerebbe inosservato tra le aule di Palazzo Carpegna se non fosse per il passo marziale come il tono con cui si rivolge ai senatori: «Gli iraniani sono alle corde, incalzati dal costo della vita, la povertà e la continua violazione dei diritti umani. Dal canto suo anche il regime annaspa, preso tra i due fronti del malcontento popolare, che nelle settimane scorse è sfociato nello sciopero dei bazar contro le tasse, e della fronda interna al governo alimentata da quanti temono che la violenza politica di Ahmadinejad porterà tutti a fondo».
Gli occhi del mondo sono su Teheran, ma non come vorrebbe la Ebadi. «Il fuoco arde sotto la cenere» dice citando un detto iraniano. Solo che, ammonisce, le minacce dell’occidente rischiano di attizzarlo: «So che la cosa più importante qui è il programma nucleare ma non deve diventare motivo per ignorare le violazioni dei diritti umani». Certo, la Commissione presieduta dal Pd Pietro Marcenaro ha lanciato l’appello contro la condanna a morte di due guardie carcerarie ree dell’assassinio di tre studenti nel penitenziario di Kahzirak. Il diritto per tutti. Ma non basta.
«Personalmente sono contraria anche all’uso civile del nucleare perché penso sia dannoso per l’ambiente - afferma il Nobel -. Eppure l'occidente deve sapere che l’unica garanzia contro la bomba iraniana non è distruggerne i preparativi con un raid militare ma incoraggiare la democrazia. Un paese come la Francia, per esempio, può tranquillamente avere l’atomica senza costituire alcuna minaccia per il mondo».
Per questo, gli iraniani e l’occidente sono sulla stessa barca. Shirin Ebadi scongiura le maniere forti per essere più forti: «Invece di strangolare economicamente il popolo, l’Europa smetta di concedere visti ai pasdaran e ai membri del regime, non li riceva più. E quando manda delegati in visita a Teheran chieda d’incontrare i leader dell’opposizione, gli artisti, i giornalisti, gli avvocati. Il governo risponderà di no ma riceverà il messaggio: la società civile all’estero è stimata, pesa, non può essere ignorata in eterno».

CORRIERE della SERA - " L’Italia invita l’Iran a cooperare nella regione "


Franco Frattini

KABUL—( m.ca.) Tenuto ai margini della comunità internazionale da Stati Uniti e una parte dell’Europa, sottoposto dall’Onu a sanzioni contro i suoi piani nucleari, l’Iran ha ritrovato nella Kabul dai fragili equilibri un posto in prima fila. Nel comunicato finale della conferenza di ieri c’è scritto che i partecipanti, quindi anche gli Usa, «danno il benvenuto a incontri trilaterali tra Afghanistan, Iran e Pakistan» per favorire la cooperazione tra vicini. E benché abbia fatto sapere che non avrebbe parlato con la delegazione Usa, il ministro degli Esteri di Teheran Mottaki non è rimasto un isolato: un colloquio lo ha avuto con l’alto commissario per la Politica estera e di sicurezza europea Catherine Ashton, un altro con il proprio collega italiano Franco Frattini. «Ho avuto un incontro molto interessante con Mottaki. Abbiamo parlato a lungo di come si possa fortemente coinvolgere l’Iran nella cooperazione per l’Afghanistan», ha riferito il titolare della Farnesina ricordando che «con l’Italia vi è già un terreno speciale» di collaborazione. È «contro il traffico transfrontaliero di droga e armi» e avviene nella «provincia di Herat, al confine con l'Iran». Al Corriere risulta che il rappresentante della Repubblica islamica di Ahmadinejad abbia invitato a Teheran il ministro italiano.

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