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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera-La Stampa Rassegna Stampa
07.07.2010 Il successo di Bibi in Usa scatena la propaganda filopalestinese
Se ne fanno portavoce Viviana Mazza e Francesca Paci

Testata:Corriere della Sera-La Stampa
Autore: Viviana Mazza- Francesca Paci
Titolo: «Rapporto accusa 'In Cisgiordania il 42% ai coloni -Ma le colonie restano il nodo»

Al lettore poco informato è giusto perdonare la poca conoscenza su tutto quanto riguarda le "colonie", da come l'argomento viene trattato sulla maggior parte dei nostri giornali, l'unica versione accettata è quella palestinese. Non stupisce quindi la disinformazione, soprattutto quella da chi conosce la realtà perchè è sul posto, come Viviana Mazza sul CORRIERE della SERA o da chi ci è stato, come Francesca Paci sulla STAMPA. Per scriverne entrambe hanno sentito le fonti palestinesi, che in Israele hanno nomi ebraici.
B'Tselem, che i lettori di IC conoscono, si fregia della qualifica "ong per i diritti umani", e Viviana Mazza si beve la loro propaganda come se fosse oro colato. La capiamo, gliel'avranno presentata come tale e lei ci ha creduto. La Paci, dal canto suo, sempre a suo agio con chi critica Israele, cita un certo "Ipcri", intervistado tale Gershom Baskin, che almeno la STAMPA definisce nell'occhiello "attivista filopalestinese".
Va bene la propaganda, ma non c'era nessuno ieri che potesse interessare le nostre due brave professioniste ?
Ci rendiamo conto che il successo della missione di Bibi a Washington andava sminuito, e che l' unico argomento sotto mano poteva venire dalle ong israeliane pro-palestinesi, ma che importanti giornali non sentano il dovere di informare i propri lettori rifilandogli la solita paccottiglia, ci fa riflettere sul fatto che la correttezza nell'informazione, quella sì, è a rischio nel nostro paese.
Ecco i due articoli: 

Corriere della Sera-Viviana Mazza: " Rapporto accusa 'In Cisgiordania il 42% ai coloni "


GERUSALEMME— L’espansione delle colonie israeliane a Gerusalemme Est e in Cisgiordania, e cioè in quello che dovrebbe essere il futuro Stato palestinese, è una questione chiave: è vista dai palestinesi e riconosciuta da Obama come un ostacolo al fragile processo di pace. Proprio ieri, nell’attesa che il tema venisse sollevato a Washington, due rapporti — uno della Ong israeliana per i diritti umani B’Tselem e l’altro del New York Times — puntavano il dito sulle responsabilità sia del governo israeliano che degli Stati Uniti. B’Tselem afferma che mezzo milione di coloni controllano oggi il 42% della Cisgiordania: 300 mila abitano in 121 insediamenti ufficiali e in 100 nuclei considerati illegali anche dallo Stato ma che godono dell’assistenza del governo; 200mila vivono in 12 rioni edificati su terre di Gerusalemme Est annesse dal municipio senza il riconoscimento internazionale. Il 21% della terra delle colonie, secondo il rapporto, è proprietà privata confiscata ai palestinesi, benché ciò sia stato vietato dalla Corte suprema israeliana nel 1979. B’Tselem accusa il governo di incoraggiare la crescita delle colonie con vari incentivi, tra cui appartamenti a basso prezzo di buona qualità, mutui agevolati, istruzione gratuita a partire dai 3 anni d’età, salari più alti per gli insegnanti, tasse più basse, sussidi agli agricoltori. Sin dal 1967— è la conclusione — la creazione delle colonie «è stata caratterizzata da un approccio strumentale, cinico e perfino criminale al diritto internazionale, alle leggi locali, agli ordini militari, che ha permesso la continua appropriazione di terre in Cisgiordania». B’Tselem dice che il rapporto è basato su documenti ufficiali, tra cui database e mappe militari. I coloni lo contestano e lo definiscono «anti-israeliano». No comment del governo.

(Ap) Al lavoro Palestinesi nella colonia ebraica di Elazar

Un’inchiesta del New York Times ha rivelato intanto che, anche se l’amministrazione Obama è contraria agli insediamenti, il Tesoro continua ad offrire esenzioni fiscali per le donazioni in favore delle colonie in Cisgiordania: 40 gruppi, tra cui evangelici convinti di favorire la seconda venuta di Cristo, hanno donato negli ultimi 10 anni oltre 200 milioni di dollari deducibili dalle tasse. Sono stati usati per nuove scuole, sinagoghe, e anche binocoli per fucili, cani da guardia destinati agli insediamenti. Che sembrano destinati a crescere ancora. A Gerusalemme Est, il sindaco ha di recente annunciato la demolizione di 22 case palestinesi per realizzare un progetto turistico. In Cisgiordania, la moratoria che «congelava» nuove costruzioni scade a settembre: e ieri Netanyahu non ha parlato di una sua estensione

La Stampa-Francesca Paci: " Ma le colonie restano il nodo "


Gershon Baskin

ROMA
Gershon Baskin non si fida. Il direttore di Ipcri, il principale think-thank israelo-palestinese, segue la visita americana del premier israeliano come un film già visto: «Potrebbe essere benissimo un servizio registrato anni fa».
Secondo Netanyahu «è giunto il momento per avviare colloqui diretti» con i palestinesi. Perché non la convince?
«Sono parole che ho sentito tante volte. Netanyahu le ripete sempre. Ma cosa ha dichiarato a proposito delle colonie? Non mi sembra granché. Eppure sono certo che ne abbia discusso con Obama, è il fulcro dei colloqui di pace. Aspetto di sentire cosa riferirà alla Knesset quando tornerà in Israele».
Darà una versione soft degli impegni presi per compiacere la destra?
«Cosa significa che i colloqui diretti cominceranno entro settembre, prima della scadenza della moratoria sui nuovi insediamenti ebraici nei territori palestinesi? E dopo? Nessun processo di pace è possibile se riparte la costruzione delle colonie».
Che messaggio manda oggi Obama a israeliani e palestinesi?
«Ai palestinesi concede chiaramente il diritto a uno Stato indipendente ma non fornisce dettagli. Agli israeliani, i veri destinatari, garantisce che l’America è con loro, che gli garantirà sicurezza e tecnologia ma chiede in cambio che accettino di correre dei rischi per la pace. Il deciso endorsement di Obama dovrebbe motivare Netanyahu».
E se al suo posto ci fosse stata Tzipi Livni?
«La Livni è stata una delusione. Ha avuto molte chances, ha parlato un anno con Abu Ala e ha fallito».
Confermerà Bibi il teorema secondo cui storicamente i palestinesi hanno ottenuto più dalla destra del Likud che dai laburisti?
«Netanyahu è schiacciato tra la ragion politica interna e quella ideologica. Temo che inclini più per la seconda. Il cospicuo movimento dei coloni lo pressa e lui sa che per sbloccare la situazione deve ritirarsi almeno dal 96% della Cisgiordania, un processo assai più lungo e complicato del disimpegno lampo da Gaza di Ariel Sharon che richiede un consenso assai maggiore».
E’ possibile che lo stallo dei negoziati dipenda solo da un gruppo per quanto numeroso di oltranzisti? Se tacesse, Netanyahu smantellerebbe davvero le colonie?
«Il premier israeliano ha paura di uno stato palestinese con propri confini. Seppure Israele riuscisse a controllare quello occidentale, il suo, non avrebbe alcuna garanzia che il fronte orientale, sul lato Giordano, non diventi un’autostrada per il traffico d’armi come la frontiera tra Gaza e l’Egitto. Per questo non mi fido. In teoria potrebbe fare la pace come Nixon con la Cina, ma in pratica aspetto ancora di vederlo».

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