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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Libero-La Repubblica-IlSole24Ore-Corriere della Sera-Il Manifesto Rassegna Stampa
19.06.2010 Gaza: navi in arrivo, miracolo a Rep, la spiaggia, Toscani, e le solite ossessioni
I servizi di Panella, Flores D'Arcais, Battistini, Giorgio

Testata:Libero-La Repubblica-IlSole24Ore-Corriere della Sera-Il Manifesto
Autore: Carlo Panella-Alberto Flores D'Arcais.Francesco Battistini-AFP-Michele Giorgio
Titolo: «Gaza»

Molti articoli su Gaza, oggi 19/06/2010. Per un verso o per l'altro. Li riuniamo in questa pagina, alcuni con il nostro commento.

Libero- Carlo Panella: " Le navi iraniane e libanesi verso Gaza sono molto più che una provocazione"

 La decisione avventurista del premier turco Tayyp Erdogan di sponsorizzare formalmente il tentativo della Mavi Marmara di forzare il blocco navale israeliano di Gaza, ha aperto una fase sciagurata di tensioni in Medio Oriente. Sino a quando Erdogan non ha ufficializzato la partnership formale turca sull’iniziativa, infatti, i tentativi di forzare il blocco israeliano sono rimasti a livello di marginali incidenti con organizzazioni pacifiste. Così è stato per la serie di incidenti con la polizia egiziana che per giorni nel dicembre 2009 hanno caratterizzato il tentativo di forzare il blocco via terra, dall’Egitto, di ben 1400 pacifisti della Gaza Freedom March, che non ha avuto La decisione avventurista del premier turco Tayyp Erdogan di sponsorizzare formalmente il tentativo della Mavi Marmara di forzare il blocco navale israeliano di Gaza, ha aperto una fase sciagurata di tensioni in Medio Oriente. Sino a quando Erdogan non ha ufficializzato la partnership formale turca sull’iniziativa, infatti, i tentativi di forzare il blocco israeliano sono rimasti a livello di marginali incidenti con organizzazioni pacifiste. Così è stato per la serie di incidenti con la polizia egiziana che per giorni nel dicembre 2009 hanno caratterizzato il tentativo di forzare il blocco via terra, dall’Egitto, di ben 1400 pacifisti della Gaza Freedom March, che non ha avuto alcuna conseguenza politica. Ma ora, sulla scia di Erdogan, il Libano e l’Iran si sono messi a organizzare navi, con la chiara, evidente, rivendicata intenzione di provocare gravi incidenti con la Marina israeliana per alzare il livello dello scontro nell’area.
SULLA SCIA DI ERDOGAN
Volontà palese nel caso dell’Iran che ha annunciato che farà scortare due sue navi di aiuti da una nave piena di Pasdaran, quindi di militari; volontà ipocrita da parte libanese, là dove l’evi - dente appoggio dell’iniziativa da parte di Hezbollah è ipocritamente negato. Giustamente, Israele ha annunciato di ritenere “atti ostili” da parte del governo del Libano e dell’Iran eventuali tentativi di forzare un blocco reso indispensabile dallo stato di guerra permanente voluto unilateralmente da Hamas a Gaza, dopo che l’esercito israeliano l’aveva totalmente disoccupata, che ha il suo chiaro ed esplicito sigillo nella detenzione contraria tutte le regole internazionali del caporale israeliano Gilad Shalit, a cui Hamas nega addirittura le visite della Croce Rossa. Giovedì il ministro della Difesa di Gerusalemme Ehud Barak è stato esplicito: «Dico chiaramente al governo libanese: voi siete responsabili di tutte le imbarcazioni che intendono salpare dai vostri porti con l'intenzione manifesta di rompere il blocco navale di Gaza». Ieri il premier libanese Saad Hariri ha risposto con la chiara intenzione di attuare una escalation: «Israele è bugiardo e ostinato; minaccia sempre il Libano e lo ritiene responsabile mentre il governo israeliano non consente ad ogni aiuto di raggiungere i palestinesi a Gaza. Ne abbiamo abbastanza di menzogne e ostinazione israeliana».
RUOLO DELL’EGITTO
Frattanto l’Egitto ha annunciato di non avere intenzione di bloccare il passaggio per il Canale di Suez delle navi iraniane - come chiesto da Israele - per ragioni di libertà di navigazione. Chiara dimostrazione della impotenza politica del regime di Mubarak che teme assolutamente l’aggressività iraniana, ma non ha il coraggio politico di contrastarla apertamente. È quindi chiaro che - dopo la mossa irresponsabile di Erdogan - sono ora in cantiere iniziative che possono d incendiare lo scenario mediorientale, provocando quella nuova guerra tra Israele e il Libano (o uno scontro armato diretto tra Pasdaran e Marina israeliana, il primo nella storia) che con tutta evidenza il regime di Teheran sta tentando di far deflagrare, come risposta alle sanzioni decretate dall’Onu, nella prospettiva di assumere la ledership morale e politica dei paesi musulmani contro Israele. Un eventualità tanto concreta che ieri Franco Frattini a chiesto a Tony Blair, plenipotenziario Ue per il Medio Oriente, di adoperarsi presso le autorità libanesi per scoraggiare la partenza di navi verso la Striscia, sottolineando la necessità che gli aiuti umanitari vengano invece convogliati attraverso le agenzie dell’Onu. "

La Repubblica-Alberto Flores D'Arcais: " Butteremo a mare gli israeleiani. Nuovo video sui "pacifisti" turchi ".

Miracolo a REPUBBLICA. Flores D'Arcais cita le fonti israeliane e il titolista mette le virgolette a pacifisti ! Se è stata una sua scelta, ci auguriamo che non  lo licenzino.

GERUSALEMME - «Butteremo a mare i commandos israeliani e li umilieremo di fronte al mondo, Inshallah». Cosi, poco prima del blitz contro la nave turca Marmara, Bulent Yilidrim, leader dell´organizzazione islamica turca Ihh, incitava i militanti pro-palestinesi della "Freedom Flotilla" ad accogliere i militari di Gerusalemme. Lo rivela un nuovo video - sequestrato dagli israeliani sulla nave turca e reso pubblico ieri dal ministero degli Esteri - per dimostrare come sulla nave turca che aveva preso la guida della flottiglia "pacifista" gli intenti fossero tutt´altro che pacifici.
Il nuovo video arriva a quasi tre settimane dall´assalto dei commandos e mostra diverse decine di persone che vengono arringate dal ponte della Marmara da Bulent Yilidrim. «Loro sono deboli», urla il leader della Ihh, «se abborderanno la nostra nave li ributteremo in mare. Se mostreremo paura essi vinceranno di nuovo, ma noi non vogliamo essere ricordati nel libro di Allah come codardi». «Milioni di martiri marciano verso Gaza», si sente gridare (il video e stato girato il 30 maggio, un giorno prima del blitz) dai militanti fra i quali si intravede anche lo sceicco Raed Salah, leader del movimento arabo-islamico di Galilea.
Secondo gli israeliani la Ihh, la ong turca che ha organizzato la "Freedom Flotilla" per forzare il blocco navale di Gaza, è legata direttamente ad Hamas, gli estremisti islamici al potere nella Striscia dal 2007 considerati da Gerusalemme un´organizzazione terrorista. Legame confermato anche dall´intelligence degli Stati Uniti. Dopo l´assalto alla Marmara l´Ihh (che avrebbe legami anche con i servizi turchi) è stata inserita ufficialmente da Israele nella lista nera delle organizzazioni terroristiche. Una misura che ha provocato nuove proteste da parte del governo di Ankara e che rende sempre più difficili le relazioni tra la Turchia (un tempo il migliore alleato di Gerusalemme nella regione) e Israele.
Il video in cui Yilidrim invita a "buttare a mare" i militari israeliani e un´altra prova (per il governo di Gerusalemme) di come i militanti pro-Gaza della nave turca avessero pianificato lo scontro, preparando una reazione violenta all´annunciato arrembaggio dei commandos.
Il governo di Israele, isolato internazionalmente dopo l´assalto alla "Freedom Flotilla", ha annunciato nuove misure per alleggerire il blocco attorno Gaza, confermando però che quello navale resta completamente in vigore. Ieri sul testo pubblicato dopo la riunione del gabinetto di sicurezza è nato un piccolo giallo: la versione in inglese e quella in ebraico non sarebbero esattamente coincidenti. In inglese la parola alleggerimento viene accompagnata dal termine "deciso", mentre in ebraico questo scompare. Fonti del governo israeliano hanno minimizzato la cosa (la differenza era stata resa nota dal sito online del quotidiano Haaretz) sostenendo come si sia trattato di un semplice "errore di traduzione", ma qualcuno vi ha letto il tentativo di voler diffondere un testo più assertivo (in inglese) alla platea internazionale e uno più sfumato (in ebraico) a quella interna.

IlSole24Ore- " I dolci in spiaggia di Gaza City sotto assedio"

Poteva rimanere il quotidiano della Confindustria anche un solo giorno senza ricordare ai suoi lettori che Gaza è " sotto assedio " ? Si affida all'agenzia AFP e pubblica queste righe:

Scene di vita quotidiana lungo la spiaggia di Gaza City: un giovane palestinese vende i suoi dolci ai concittadini che si concedono qualche momento di ristoro in riva al mare.
L'annunciato alleggerimento del blocco della Striscia da parte di Israele, se effettivamente attuato, potrebbe essere un passo in avanti, secondo il presidente moderato dell'Autorità nazionale palestinese Abu Mazen, ma non basta: per ridare ossigeno alla popolazione dell'enclave «l'assedio deve finire» del tutto, ha detto ieri durante un incontro a Ramallah con l'emissario Usa per il Medio Oriente, George Mitchell.
Intanto, a Gaza, la situazione resta per il momento inalterata.
AFP

Dal che si può almeno dedurre che a Gaza, pur essendo " una prigione sotto assedio", i cittadini vanno al mare  e mangiano dolci e gelati come in qualunque spiaggia di tutto il mondo.

Corriere della Sera-Francesco Battistini: " Niente fotografie, Gaza vietata a Oliviero Toscani "

Di Toscani ricordiamo la pubblicità di Benetton, che lui si guarda bene dal citare, del bambino ebreo insieme a tanti altri bambini di tutte le etnie, tutti rappresentati con qualcosa in mano che li distinguesse. Che cosa aveva in mano il bambino ebreo ? una mazzetta di dollari.
Questo è Toscani. Siamo però dell'opnione che potevano farlo entrare a Gaza, con i tipi come lui occorre fare attenzione a non fare il loro gioco. a lui  non interessa documentare la realtà, quello che vede, ma interpretarla come pare a lui.
Lecito ad un artista, ma allora la smetta di sentenziare proprio di politica. Se è un artista, beninteso.
Ecco l'articolo:

GERUSALEMME — «Vuole posare per una foto?». La protesta del venerdì è ormai una tradizione a Sheikh Jarrah, Gerusalemme Est. Dalle tre alle cinque, pioggia o sole, una piccola folla di pacifisti è sempre qui. Si lotta contro la cacciata di alcune famiglie palestinesi dalle loro case. Striscioni, tamburi e spremute d'arancia. Qualche volta finisce a botte con la polizia, qualche volta arriva David Grossman. Ieri è comparso un corpulento signore in camicia bianca e bandana rossa: Oliviero Toscani. Con un candido lenzuolo a fare da set. Coi figli, Rocco e Lola, a selezionare i soggetti. Toscani sta girando Israele e Palestina per «Razza umana», il nuovo progetto: «Scelgo facce. Le metto davanti al bianco, le decontestualizzo. E scatto». È già andato a Hebron, a Betlemme, a Ramallah, a Mahane Yehuda, 300 ritratti di barbuti islamici e riccioloni ebrei, ragazzini e soldati, coloni e bottegai... «Avevo chiesto anche d'entrare a Gaza. Ma gl'israeliani mi hanno detto di no».

Scatti Oliviero Toscani fotografa un ragazzo israeliano in strada

I quaderni sì, il cemento forse, Toscani no. La nuova lista dei prodotti ammessi nella Striscia non contempla il celebre fotografo milanese. Lo staff le ha provate tutte: inutile rivolgersi all'ambasciata israeliana e al Press Office, chiedere i buoni uffici dell' Onu, mettere di mezzo pure la Cnn che sta seguendo passo passo la trasferta: «Abbiamo discusso tre ore…». La risposta dei funzionari è stata: «Noi autorizziamo solo organizzazioni umanitarie, diplomatici e giornalisti: questo è un lavoro artistico. Perché dovremmo farla entrare?». «Dovrebbero proprio perché è un lavoro artistico! — sbotta lui —. Non crederanno che la pace la portino i politici? Quando andai a Gaza nel '94, mi fecero la stessa domanda: ma che ci trova? Dissi: li fotografo perché sono belli. Rimasero lì, però poi mi diedero il permesso. Era un altro Paese, allora: ci sono tornato e ho trovato tutto peggiorato. Qui serve un altro Gesù che abbia il coraggio di spaccare…». Toscani non è troppo stupito del visto negato, in Terrasanta è venuto una quindicina di volte e sa che la paura genera censura: «Una volta, gl'israeliani mi censurarono addirittura la foto del cavallo nero che montava una cavalla bianca. Da ridere. Un'altra, ebbi problemi con l'immagine del prete e della suora che si baciavano. Peccato. Io ho il ricordo d'un sindaco di Gerusalemme, Teddy Kollek, famoso per la sua apertura mentale. Io sono venuto a rappresentare una sola razza, quella umana. Metterò queste facce tutte vicine. Mi piacerebbe facessero da sfondo alla prossima stretta di mano fra Netanyahu e Abu Mazen. E che ci fossero anche le facce di Gaza: sarà mica questo, a spaventarli?».

Il Manifesto- Michele Giorgio: " Hamas, la sua forza si chiama embargo "

Riprendiamo solo il titolo, il testo è la solita minestra in salsa Giorgio che i nostri lettori conoscono. Nel titolo c'è invece la novità, adesso Israele è responsabile del potere di Hamas a Gaza perchè ha decretato l' embargo navale.
Peccato che l'embargo sia stato deciso DOPO la presa del potere a Gaza da parte di Hamas. Giorgio vada a rileggersi la favola del lupo e dell'agnello, nella quale il secondo intorbidava le acque al primo, che però stava in alto. 

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