Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 16/06/2010, a pag. 19, l'articolo di Francesco Battistini dal titolo " Altre navi verso Gaza, allarme in Israele " e la sua intervista a Mahmoud al-Zahar, cofondatore di Hamas dal titolo " L’Iran non è il diavolo. Aiutare noi fratelli è un dovere islamico ", preceduta dal nostro commento.
Ecco i due pezzi :
" Altre navi verso Gaza, allarme in Israele "
GAZA — Di buon mattino, un comandante delle Brigate al-Qassam va al porto coi suoi: Hamas ha ordinato d'aggiungere qualche bandiera al trionfo delle mezzelune turche, che a Gaza è ovunque. Cedri libanesi, tricolori iraniani. Perché dopo la nave Marmara dalla Turchia, è in arrivo la Mariam dal Libano. E dopo la Mariam ne è salpata una terza dallo Shatt al-Arab, benedizione degli ayatollah ma senza la scorta armata dei pasdaran, già diretta verso Hormuz. E altre ancora sono annunciate, di qui al Ramadan. Aiuti umanitari, medicinali, giocattoli. E sostegno politico.
«Non c'entriamo né con Hamas, né con Hezbollah, né con gli iraniani», assicura il milionario libanese Yasser Kashlak che finanzia la prima impresa: a bordo moltissime donne, compresa la moglie di Ali Hajj, uno dei generali filosiriani arrestati per l'omicidio Hariri; intorno moltissima preoccupazione, compresa quella del presidente Suleiman e dello stesso leader di Damasco, Assad; in scia, l'avvertimento israeliano al governo di Beirut, che sarà considerato « responsabile di qualsiasi evento» nel tentativo di forzare il blocco a Gaza.
Le avevano promesse, ora eccole. La nave libanese è più vicina e non è chiaro se e quando forzerà: secondo la stampa israeliana, gli organizzatori navigano lenti e silenziosi proprio per creare maggiore attesa. Potrebbe volerci una settimana. A preoccupare gl'israeliani è soprattutto l'imbarcazione iraniana: secondo un rapporto Cia, la Mezzaluna rossa di Teheran copre spesso attività di spionaggio e la nave, quella nave, starebbe sulla lista nera del Dipartimento Usa. Il dossier è già in mano alla Marina, allegate le dichiarazioni rilasciate da qualcuno della flottiglia: «Non abbiamo paura d'Israele. Alla peggio, ci bloccano. O ci fanno morire da martiri».
C'è un'altra faccenda, a inquietare: l'Egitto avrebbe autorizzato l'eventuale ingresso nella Striscia, dal valico di Rafah, a quattro deputati di Teheran imbarcati con gli attivisti. Oggi a Gerusalemme, il premier Bibi Netanyahu riunisce i ministri del gabinetto: sarebbe intenzionato ad alleggerire «seriamente» il blocco. Un po' per prepararsi alle nuove flottiglie. Un po' per le critiche piovute sulla sua commissione d'inchiesta per la strage, infarcita di novantenni e aperta a due osservatori internazionali ritenuti troppo amici. Un po' perché sarebbe lo stesso Shimon Peres, a chiederlo: il vecchio presidente è preoccupato per l'isolamento in cui è precipitato il Paese. Ne fa una colpa alle leggerezze del governo, dal giallo di Dubai al blitz sulle navi. E pensa a una soluzione: magari allargando il governo al Kadima di Tzipi Livni, in nome dell'emergenza nazionale.
" L’Iran non è il diavolo. Aiutare noi fratelli è un dovere islamico "

Mahmoud al-Zahar
Ecco alcune frasi del più puro Hamas pensiero : "Perché dovremmo accettare aiuti dall’Italia e non dall’Iran? È la logica d’Israele: è buono solo chi non minaccia la sua sicurezza. Che ipocriti voi europei...".
Sul fatto che la Lega Araba non riconosca Hamas, Al Zahar dice : "la colpa è dell’Europa: aveva fatto dei passi verso di noi, poi è tornata a obbedire alla lobby sionista. La Lega araba le è andata dietro, come al solito ".
Sulla mancanza di democrazia a Gaza : "Ripetono che qui non c’è democrazia. Ma noi siamo stati eletti nel 2006: sono Usa e Ue, i primi a non accettare il risultato di un’elezione regolare, certificata da Jimmy Carter (...)C’è grande differenza fra Hamas e la vostra idea di diritti civili. Chiediamo a una commissione internazionale neutrale se davvero abbiamo violato tutte queste libertà. Il mondo che cosa vuole, per considerarci degni? (...)La democrazia non è solo votare. È un intero sistema ".
Sull'ostinazione di Hamas a non rinunciare al terrorismo : "Una cosa è il terrorismo, un’altra è resistere. L’occupato ha il diritto di resistere all’occupante. Perché questa è un’occupazione: Israele s’è ritirato e ci ha chiusi qua dentro. ".
Gaza occupata ? semmai da Hamas, non certo da Israele.
Per quanto riguarda la prigionia di Gilad Shalit, il capo di Hamas incolpa Netanyahu.
Un'intervista che chiarisce (nel caso qualcuno avesse ancora dubbi) la posizione di Hamas circa la ripresa dei negoziati con Israele.
Ad Hamas non interessa la pace, ma la distruzione di Israele.
Ecco l'intervista:
GAZA— Arrivano altre navi. Dall’Iran e dal Libano. Ma vi conviene che ayatollah e Hezbollah incendino la situazione? «Parla di loro come se fossero il diavolo». Non portano solo pacifisti... «Aiutare un fratello in difficoltà è l’obbligo d’ogni musulmano. Perché dovremmo accettare aiuti dall’Italia e non dall’Iran? È la logica d’Israele: è buono solo chi non minaccia la sua sicurezza. Che ipocriti, voi europei...».
Amr Moussa, il leader della Lega araba, ha fatto la prima visita a Gaza e ha evitato di visitare la sede di Hamas: è lui, il primo a non riconoscervi...
«Vero. Ma la colpa è dell’Europa: aveva fatto dei passi verso di noi, poi è tornata a obbedire alla lobby sionista. La Lega araba le è andata dietro, come al solito».
Mahmoud al-Zahar fa accomodare e la sua casa è una piccola Gaza. Sta tutto nel salone: divani, scrivania, computer, mappamondo, diplomi di medicina, foto dei figli ammazzati, bodyguard e perfino una gigantesca Land Cruiser bianca, tirata a lucido più del pavimento. A 65 anni, cofondatore di Hamas e tessitore d’amicizie internazionali, Zahar è stato fra gli ultimi a parlare coi pacifisti turchi, prima della strage: «Voglio proprio vedere che commissione d’inchiesta s’inventano. Perché dev’essere internazionale. Senza israeliani, americani, palestinesi. E deve ascoltare chi c’era...».
Che cos’ha cambiato la Freedom Flotilla, nella storia di Gaza? « Nulla. L’assedio resta. E Abu Mazen, il sedicente presidente palestinese, ci tocca sentirlo dire che l’assedio a Gaza non va tolto, altrimenti si fa il gioco di Hamas! È responsabile della nostra situazione come gl’israeliani».
Mentre Usa e Ue chiedono che il blocco sia alleggerito, non è paradossale che siano i fratelli arabi a volervi isolati?
«Non è così. Il popolo arabo è contro questo assedio. Imbarazzati, sono solo i suoi governi. Specie ora che la Turchia raccoglie più consensi di loro. Erdogan è l’uomo nuovo. Quando nel mondo islamico squilla una nuova tromba, l’Occidente non lo capisce mai. Stavolta è quella della più antica leadership musulmana, mezzo millennio d’impero ottomano. Erdogan lo sa: la Turchia è il nuovo centro dell’Islam».
E le prove di riavvicinamento fra Hamas e l’Europa? «L’Occidente aveva accettato il blocco israeliano, per provocare il crollo di Hamas. Prolungando l’assedio economico, impedendo alle banche di trattare con noi, votando contro il rapporto Goldstone sui crimini israeliani, pensavano che il popolo si sarebbe ribellato a Hamas. Hanno fallito. Ripetono che qui non c’è democrazia. Ma noi siamo stati eletti nel 2006: sono Usa e Ue, i primi a non accettare il risultato di un’elezione regolare, certificata da Jimmy Carter!».
Però è vero: a Gaza non c’è democrazia.
«C’è grande differenza fra Hamas e la vostra idea di diritti civili. Chiediamo a una commissione internazionale neutrale se davvero abbiamo violato tutte queste libertà. Il mondo che cosa vuole, per considerarci degni? Una democrazia alla Karzai? Da voi c’è Berlusconi che controlla tutto: è democrazia, la vostra?».
Noi possiamo votare e cambiarlo: quando farete le elezioni, a Gaza?
«La democrazia non è solo votare. È un intero sistema. Siamo scaduti da tre mesi, è vero. Ma Abu Mazen è scaduto da 16: che cos’aspetta a indire elezioni? E perché, a lui, l’Occidente non le chiede? In Cisgiordania, i nostri di Hamas sono tutti in prigione. Eppure abbiamo due terzi dei consensi. Fatah è talmente divisa da non formare una lista nemmeno per le comunali. Però l’Occidente pensa solo alla democrazia di Gaza...»
L’Occidente vi chiede anche di rinunciare al terrorismo.
«Una cosa è il terrorismo, un’altra è resistere. L’occupato ha il diritto di resistere all’occupante. Perché questa è un’occupazione: Israele s’è ritirato e ci ha chiusi qua dentro. Bloccando cemento, medicinali, persone. Dicono: ma voi tirate i Qassam. Quando i tedeschi occuparono l'Italia, voi che cos'avete fatto?». Obama vi ha deluso? «Abbiamo detto subito che non c’era da aspettarsi nulla. Doveva solo alleggerire l’eredità di Bush, tutto l’odio seminato contro l’Islam. Ha parlato al Cairo, poi basta. La situazione militare è perfino peggiorata: Obama s’è messo a minacciare pure l’Iran e la Siria».
Gilad Shalit è vostro ostaggio da quattro anni: non è ora di liberarlo?
«È Israele che deve rispondere a questa domanda. Papà Shalit deve arrabbiarsi col suo governo. L’accordo con Netanyahu era scritto, lo sa bene anche il mediatore tedesco: è stato Israele a cambiare idea. Lo posso giurare su quel che vuole». Quando arriva la nuova intifada? «Il processo di pace è fallito. Possiamo aspettarci di tutto».
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