Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 10/06/2010, a pag. 42, l'articolo di Stefano Jesurum dal titolo " No del gay pride agi israeliani. Il ritorno dei boicottatori ciechi ". Dal FOGLIO, a pag. 3, l'editoriale dal titolo " Gay pride di razza ".
Al gay pride di Madrid, quest'anno, niente israeliani. Per protesta contro gli avvenimenti recenti a Gaza.
Un doppio schiaffo in faccia a Israele che, come fanno notare i due articoli che seguono, è l'unico Stato in Medio Oriente a garantire tutti i diritti agli omosessuali. La Spagna è da sempre ostile a Israele, ma arrivare a boicottare la delegazione israeliana al gay pride è stupido e senza senso, proprio come lo è boicottare gli intellettuali e i prodotti provenienti da Israele.
Notiamo anche che la notizia è passata pressochè inosservata. Fatta eccezione per Foglio e Corriere della Sera, gli altri quotidiano hanno glissato.
Perchè?
Ecco i due articoli:
CORRIERE della SERA - Stefano Jesurum : " No del gay pride agi israeliani. Il ritorno dei boicottatori ciechi "

Saranno contenti gli omosessuali e le lesbiche di Haifa, Gerusalemme e Tel Aviv adesso che gli organizzatori della Gay Pride Parade di Madrid li hanno etichettati come indesiderabili in quanto israeliani e depennati dagli inviti ufficiali. È l’obnubilamento da boicottaggio, virus dilagante in parecchi ambienti «liberi» che si distinguono ormai per parlare di ciò che non sanno.
Non sanno— tanto per fare un esempio — che, proprio pochi giorni fa, ad Haifa hanno orgogliosamente festeggiato un nuovo «telefono amico» in lingua araba: una help-line che è il frutto del coraggio e dell’impegno dei militanti di Aswat (organizzazione per i diritti delle lesbiche arabe) e di Alqaws (associazione a tutela della diversità sessuale nella società palestinese di Gerusalemme). Un risultato considerato importante dagli ambienti più progressisti se si pensa che, secondo il movimento telavivino Agudà per la difesa dei diritti individuali, almeno un 10 per cento dei palestinesi che vivono in Israele e nei Territori è gay.
Arabi che sono fuggiti dalle proprie famiglie e vivono con compagni ebrei israeliani. Per amore e per sopravvivenza. Nel mondo musulmano, infatti, omosessuale si dice luti, sodomita, contronatura, «disonore» di padri e fratelli maschi. Come dire che una volta rispediti a casa — in quel di Ramallah, Gaza e dintorni— si ritroveranno discriminati, perseguitati, ammazzati.
Ma i loro rappresentanti non potranno sfilare per le strade di Madrid poiché la condanna internazionale dopo l’attacco alla Freedom Flotilla richiede questa «punizione». Pensare che i militanti — ebrei e arabi— erano così orgogliosi di poter manifestare il proprio orgoglio (gay) portando il loro autobus con la scritta «Israeliani-Tel Aviv».
E così i boicottatori obnubilati hanno colpito ancora. Come quei professori alla Gianni Vattimo che in nome della pace cercano di espellere dai circuiti internazionali l’Accademia israeliana— fucina inesauribile, oltre che di raffinata ricerca, di battaglie per la pace.
Il FOGLIO - " Gay pride di razza "


Felgtb ( federazione statale di lesbiche, gay, transessuali e bisessuali) e Cogam (collettivo gay madrileno ).
Le due organizzazioni omosessuali spagnole, la federazione statale di lesbiche, gay, transessuali e bisessuali (Felgtb) e il collettivo gay madrileno (Cogam), in vista della sfilata per l’orgoglio omosessuale che si tiene ogni anno con presenze internazionali a Madrid, avevano invitato come sempre una rappresentanza israeliana. Però, dopo l’attacco dei militari israeliani alla flottiglia di attivisti filo-Hamas, l’invito è stato ritirato con il pretesto che la delegazione dei gay israeliani sarebbe stata sponsorizzata dal municipio di Tel Aviv, reo, secondo gli oraganizzatori della manifestazione, di non aver condannato l’azione del governo di Gerusalemme. Una scelta discriminatoria basata su un pregiudizio inaccettabile. Israele, peraltro, è l’unico stato del medio oriente in cui sia consentito agli omosessuali di godere dei diritti civili e di associazione, mentre in tutti gli altri sono perseguitati, talora in modo orribile, come in Iran e nello stesso Egitto. La pensano così anche gli esponenti di varie altre associazioni omosessuali spagnole, come il collettivo gay evangelico. E’ preoccupante che movimenti impegnati contro i pregiudizi discriminatori partecipino al linciaggio morale di un popolo già provato dalla persecuzione antisemita. Stanno al fianco dei pasdaran iraniani, che incitano alla lapidazione dei gay, ai fondamentalisti sudanesi che la praticano metodicamente, per aderire a una campagna che si dice “umanitaria” ma si tinge di razzismo.
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