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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Libero - Corriere della Sera - La Stampa Rassegna Stampa
09.06.2010 Sanzioni all'Iran: Putin favorevole, a patto che non siano troppo dure
Tanto vale...cronache e commenti di Carlo Panella, Maurizio Molinari, Guido Olimpio,

Testata:Libero - Corriere della Sera - La Stampa
Autore: Carlo Panella - Guido Olimpio - Maurizio Molinari
Titolo: «Putin fa il doppio gioco e abbraccia Ahmadinejad - L’Onu vota sanzioni più dure contro Teheran - Navi fantasma per sottrarsi alle ispezioni - Guerra di video sul fisico scomparso»

Riportiamo da LIBERO di oggi, 09/06/2010, a pag. 19, l'articolo di Carlo Panella dal titolo " Putin fa il doppio gioco e abbraccia Ahmadinejad ". Dal CORRIERE della SERA, a pag. 15, gli articoli di Guido Olimpio titolati " L’Onu vota sanzioni più dure contro Teheran " e  " Navi fantasma per sottrarsi alle ispezioni ". Dalla STAMPA, a pag. 20, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo " Guerra di video sul fisico scomparso ". Ecco i pezzi:

LIBERO - Carlo Panella : " Putin fa il doppio gioco e abbraccia Ahmadinejad "


Carlo Panella

Vladimir Putin ha deciso di giocare col fuoco in Medio Oriente. Dopo avere fornito all’Iran tutta la tecnologia nucleare mirata a costruire la bomba atomica, il premier russo ieri ha partecipato attivamente ad un consesso internazionale a Istanbul che è servito a Mohammed Ahmadinejad per lanciare nuove minacce ad Israele («l’entità sionista verrà annientata ») e a chiarire la propria intenzione di inviare a Gaza una nave carica di Pasdaran (che affiancheràunanave ospedale eunacarica di “aiuti”) che «non si tirerà indietro di fronte ad uno scontro armato con lo Stato ebraico». Non solo, Putin ha apposto anche la firma ad un comunicato congiunto di “condanna ad Israele” per l’assalto alla Mavi Marmara a fianco di Ahmadinejad, a Beshar al Assad, ad Abu Mazen e a Hamid Karzai. Infine, il premier russo, che si è incontrato con Ahmadinejad, ha rilanciato nel corso del vertice il progetto di gasdotto Blue Stream, ma per la prima volta, a differenza di quanto ribadito da 15 anni in qua, ha escluso Israele dai possibili beneficiari della condotta energetica di gas russo (necessaria allo sviluppo di Turchia, Siria e Giordania), anche se ha poi ipocritamente spiegato che l’esclusione non deriva da un boicottaggio politico madal fatto che «Israelehatrovato gas con le sue trivellazioni offshore ». In apparente controtendenza a questo netto sbilanciamento a favore del fronte oltranzista mediorientale, Putin ha poi annunciato che le sanzioni contro l’Iran sono state ormai concordate in sede Onu (inclusi gli allegati che comprendono al lista delle personalità iraniane dichiarate “non grate”) e che verranno approvate nei prossimi giorni. Ma proprio la Russia si è spesa sino all’ultimo - assieme alla Cina - per depotenziare al massimo il peso di queste sanzioni, sino a imporre che non comprendessero i fondamentali missili SS300 che Mosca intende vendere all’Iran a cui sono indispensabili proprio per contrastare ogni eventuale azione militare tesa a distruggere i siti iraniani in cui si sta costruendo la bomba atomica. Un quadro complessivo che dimostra come abbia pienamente ragione il presidente siriano Beshar al Assad, che giorni fa ha spiegato un dato di fatto di cui Obama e la sua amministrazione a tutt’oggi non si sono incredibilmente accorti: «In Medio Oriente la Guerra Fredda non è mai finita ed è continuata con le stesse dinamiche del secolo scorso». La Russia, cioè, sta continuando inerzialmente la politica di fornitura di armi, di appoggio politico e diplomatico ai paesi più oltranzisti del Medio Oriente (come ha iniziato a fare con Kruscev nel 1956), in una logica di permanente fibrillazione dell’area, di rafforzamento di tutti i paesi che operano per impedire una pace tra Israele e palestinesi (Siria e Iran in primis), col fine aperto e dichiarato di logorare il prestigio e la capacità d’azione degli Usa (e di Israele). Il tutto però con una differenza sostanziale: la destabilizzazione mediorientale voluta da Kruscev, Brezne, Cernenko e Andropov era inserita in una strategia di potenza che aveva una sua razionalità. Putin, invece, la sviluppa alla cieca, senza avere assolutamente i mezzi di dissuasione nei confronti dei paesi islamici che aveva l’Urss. La sua è una strategia da apprendista stregone che vedrà tra breve l’Iran atomico in grado di sottrarsi, assieme alla Siria, al padrinato di un governo di Mosca che non avrà alcun mezzo (se non il “doppio gioco” di scarso respiro tra fornitura di armamenti e sanzioni) per riportare all’ordine i suoi “clienti” oltranzisti e guerrafondai.

CORRIERE della SERA - Guido Olimpio : " L’Onu vota sanzioni più dure contro Teheran "


Onu

WASHINGTON — Gl i «sherpa» hanno ultimato la compilazione delle liste nere con i nomi di individui e società iraniane. E il Consiglio di sicurezza dovrebbe approvare già oggi nuove sanzioni contro Teheran, accusata di proseguire nelle ricerche nucleari.

Il processo diplomatico è stato reso possibile dalla posizione favorevole di Russia e Cina. Il presidente russo Putin, che pure si è incontrato in terra turca con l’iraniano Ahmadinejad, ha confermato: «È tutto concordato». «Ottimista» anche il segretario alla Difesa americano, Robert Gates. Su una linea opposta tre membri non permanenti del Consiglio. Turchia e Brasile — protagonisti di una mediazione favorevole all’Iran — così come il Libano, condizionato da ragioni di politica interna, dovrebbero votare no. Minacciosa la reazione di Ahmadinejad: «Con nuove sanzioni interrompiamo i negoziati», ha dichiarato ammonendo poi Putin «a non schierarsi con i nemici del popolo iraniano».

Respinta da russi e cinesi l’idea di colpire il settore energetico — misura che avrebbe inciso — è passato un pacchetto che con provvedimenti contro i pasdaran, dirigenti e società legati ai traffici, un’espansione dell’embargo sulle armi, verifiche sulle transazioni bancarie (ma solo su un istituto), controlli sui mercantili. Al solito il problema è quello dell’applicazione. Anche questa volta prevale lo scetticismo.

All’intesa si è arrivati anche per le nuove informazioni di intelligence presentate dagli americani. A fornire parte dei dati sarebbe stato lo scienziato iraniano Shahram Amiri, scomparso nel 2009 durante un pellegrinaggio alla Mecca e scappato negli Usa. Non è un caso che lunedì notte la tv iraniana abbia diffuso un video dove compare una persona che dice di essere Amiri. L’uomo, ripreso con una cuffia mentre parla ad una webcam, sostiene di essere stato sequestrato da americani e sauditi. Gli agenti lo avrebbero trasferito a Tucson (Arizona), dove avrebbe subito torture: per questo avrebbe ammesso di conoscere segreti atomici. Qualche ora dopo su Youtube è comparso un secondo video dove Amiri afferma di vivere «felice» negli Usa, di voler continuare i suoi studi e di «non aver compiuto alcun passo contro il mio Paese».

Washington ha respinto le accuse mentre Teheran ha presentato una protesta diplomatica e ha negato di voler scambiare Amiri con tre turisti americani detenuti in Iran. Forse con il video l’Iran vuole minare la credibilità di un teste importante.

CORRIERE della SERA - Guido Olimpio : " Navi fantasma per sottrarsi alle ispezioni "

WASHINGTON— La lentezza, esasperante, della diplomazia fa il gioco di Teheran. Che non sta certo ad aspettare che l’Onu deliberi le nuove sanzioni. Da diverso tempo l’Irisl, la compagnia di navigazione iraniana, sospettata di essere coinvolta nel traffico nucleare, ha lanciato l’operazione «vascello fantasma». I dirigenti della società hanno infatti ceduto a prestanome o ditte di copertura la proprietà della maggioranza delle proprie navi. In questo modo sperano di sfuggire alle liste nere che l’Onu ha redatto.

Un’inchiesta del New York Times ha rivelato che soltanto 43 dei 123 mercantili restano «ufficialmente» in mano all’Irisl. Ma ciò non impedisce loro di continuare a trasportare materiale proibito per conto dei mullah. Impressionanti i numeri raccolti dagli 007 americani. Ben 123 navi hanno cambiato nome 140 volte, mutato bandiera 62 volte, proprietario 91, operatore 59, manager 53. Vediamo degli esempi, citati in un accurato database del quotidiano Usa: la «Agile» ha registrato 7 «cambi» e oggi viaggia con vessillo di Hong Kong, la «Gladiolus» (10 cambi) solca il mare con la bandiera tedesca, la «Mulberry» (6 cambi) «appartiene» a una compagnia di Malta. In alcune occasioni i mullah hanno bussato alla porta di spedizionieri italiani che— più o meno «inconsapevolmente» — hanno favorito il transito di materiale.

Negli ultimi due anni diversi mercantili sono comunque incappati nei controlli internazionali. Segnalazioni di intelligence hanno avvertito doganieri distratti e la nave è stata bloccata. A bordo c’erano armi o tecnologia. Gli iraniani hanno spesso usato gli Emirati Arabi e la Malaysia come porti d’appoggio: il carico ha come meta finale questi paesi ma è una destinazione fittizia. La merce, in seguito, viene fatta proseguire per uno scalo marittimo sulla costa dell’Iran. La rotta in senso contrario è impiegata per inviare armi agli alleati regionali, gruppi attivi in Libano, Gaza e Yemen.

Ma non c’è solo la via del mare. In alternativa Teheran si affida a grandi aerei noleggiati presso compagnie dell’ex Unione Sovietica (kazakhe, ucraine) oppure dove è possibile — secondo indiscrezioni raccolte negli Usa — ai convogli ferroviari.

La STAMPA - Maurizio Molinari : " Guerra di video sul fisico scomparso "


Il fisico iraniano Shahram Amiri

È guerra di video fra i servizi segreti di Iran e Stati Uniti. La prima mossa arriva da Teheran, dove la tv trasmette il filmato di un uomo che dice di essere lo scienziato Shahram Amiri e di trovarsi in Arizona dopo essere stato «rapito» e «torturato» dalla Cia. Neanche tre ore dopo la contromossa arriva con un video su YouTube nel quale si vede sempre un uomo che si presenta come Shahram Amiri che afferma di essere andato in Arizona di propria volontà.
Il personaggio in questione è un ricercatore di fisica all’Università di Teheran considerato uno dei cervelli del programma nucleare iraniano: scomparve nel nulla lo scorso anno durante un viaggio in Arabia Saudita e di lui non si era saputo più nulla fino a quando, in marzo, la tv Abc citò fonti del governo americano che descrivevano la sua «fuga dall’Iran» come un colpo dell’intelligence perché il giovane scienziato - ha poco più di 30 anni - sarebbe uno dei pochi a conoscere la «compartimentazione del programma nucleare» ovvero come Teheran ha diviso laboratori e materiale atomico per sfuggire ai controlli Onu e difendersi dal rischio di attacco.
I due video portano sullo schermo versioni opposte della stessa vicenda con personaggi che si assomigliano molto. In quello iraniano, di cattiva qualità, si vede l’uomo con una cuffietta in testa che dice di essere a Tucson il 5 aprile e racconta: «Ero a Medina per il pellegrinaggio quando ufficiali sauditi mi hanno drogato e rapito, al risveglio mi sono trovato su un aereo diretto verso gli Stati Uniti, dal momento del sequestro e dell’arrivo in America sono stato torturato». Ma l’altro Amiri, o forse quello vero, su YouTube si mostra in un video di ottima qualità seduto in una stanza fra mappamondo e scacchiera mentre guarda oltre la telecamera dicendo: «Sono libero, garantisco che sto bene, se parlo è per porre fine alle illazioni, sono iraniano e non ho fatto nulla contro il mio Paese».
Come avviene nelle trame di spionaggio, la guerra di 007 ha innescato passi diplomatici: Teheran ha convocato l’ambasciatore svizzero, che rappresenta gli interessi Usa, chiedendo la «liberazione» del suo ostaggio. Indipendentemente da quale video sia quello vero, la vicenda sembra dimostrare tre cose: gli iraniani hanno scoperto dove si trova Amiri, gli americani hanno 007 capaci di reagire in fretta e la guerra di intelligence Usa-Iran è più intensa che mai.

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