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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
24.05.2010 Arabia Saudita: le donne menano gli oppressori
Cronaca di Cecilia Zecchinelli

Testata: Corriere della Sera
Data: 24 maggio 2010
Pagina: 15
Autore: Cecilia Zecchinelli
Titolo: «Le botte delle saudite ai poliziotti anti vizio»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 24/05/2010, a pag. 15, l'articolo di Cecilia Zecchinelli dal titolo " Le botte delle saudite ai poliziotti anti vizio ".


Donne saudite, come piacciono ai Commissari per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio

Se qualcuno facesse un sondaggio tra i sauditi chiedendo «chi odiate di più» è probabile che a vincerlo, almeno nelle città, sarebbe la polizia religiosa. Ovvero la Commissione per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio, nota come haia, commissione, o mutawwain, volontari, anche se molti suoi accoliti tali non sono. Un piccolo esercito di fanatici wahabiti in lotta continua contro promiscuità, omossessuali o veli inadeguati, mal sopportati soprattutto dalle donne. Che sempre più spesso, però, reagiscono: gli ultimi due episodi sono un segnale evidente. Nella città di Mubarraz, una coppia di ventenni è stata avvicinata in un luna park da un mutawwa. Che ha loro chiesto i documenti, sospettando che non fossero sposati o parenti. Normale routine in Arabia: nei pochi luoghi pubblici si vedono spesso controlli, o fughe di coppie clandestine all’avvicinarsi delle pattuglie anti vizio, gli uomini barbuti e in sandali, le donne tutte in nero, guanti compresi. Ma questa volta, scrive il quotidiano Okaz, è stato diverso. Il ragazzo, terrorizzato, è svenuto. L’amica ha preso a pugni e calci il guardiano, spedendolo in ospedale. Okaz non fornisce altri dettagli ma precisa che l’arrabbiatissima saudita rischia grosso: anni di carcere e varie frustate per aggressione a pubblico ufficiale. Nel centro del Paese, più puritano, una «sorella» si è spinta oltre: quando un’auto di mutawwain si è avvicinata a lei e al suo compagno, la donna ha estratto una pistola e ha sparato. In aria. «L’ha fatto per permettere all’uomo», ha spiegato Sheikh Al Nabet, portavoce del haia, senza dire che fine avesse fatto la signora.

«La gente non ne può più di questi fanatici che ora pagano il prezzo per averci umiliato per anni», commenta una nota femminista, Wajiha Huwaidar. «Questo è solo l’inizio, ci sarà più resistenza». In realtà l’ostilità al haia è diffusa, anche per i delitti da questa compiuti. Il più grave, nel 2002, fu la morte di 14 ragazze nell’incendio di una scuola alla Mecca: i mutawwain avevano loro impedito di uscire dall’edificio perché «non coperte adeguatamente». Dal 2006, per volere del Re, i poteri della polizia religiosa sono stati limitati, i capi più oltranzisti rimossi. Ma come sempre in Arabia il problema è soprattutto sociale: molti sauditi difendono la tradizione. E non sorprenda l’appello rivolto da 1.600 donne al re a favore del «divieto di promiscuità tra sessi». La haia, così, continua ad agire: due giorni fa ha annunciato l’arresto di dieci ragazze «emo» (post punk) a Dammam: vestite di nero come ogni saudita ma con frange sugli occhi, make-up scuri e pantaloni. Assolutamente haram, proibitissimi.

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