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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
24.05.2010 Arabia Saudita: le donne menano gli oppressori
Cronaca di Cecilia Zecchinelli

Testata: Corriere della Sera
Data: 24 maggio 2010
Pagina: 15
Autore: Cecilia Zecchinelli
Titolo: «Le botte delle saudite ai poliziotti anti vizio»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 24/05/2010, a pag. 15, l'articolo di Cecilia Zecchinelli dal titolo " Le botte delle saudite ai poliziotti anti vizio ".


Donne saudite, come piacciono ai Commissari per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio

Se qualcuno facesse un sondaggio tra i sauditi chiedendo «chi odiate di più» è probabile che a vincerlo, almeno nelle città, sarebbe la polizia religiosa. Ovvero la Commissione per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio, nota come haia, commissione, o mutawwain, volontari, anche se molti suoi accoliti tali non sono. Un piccolo esercito di fanatici wahabiti in lotta continua contro promiscuità, omossessuali o veli inadeguati, mal sopportati soprattutto dalle donne. Che sempre più spesso, però, reagiscono: gli ultimi due episodi sono un segnale evidente. Nella città di Mubarraz, una coppia di ventenni è stata avvicinata in un luna park da un mutawwa. Che ha loro chiesto i documenti, sospettando che non fossero sposati o parenti. Normale routine in Arabia: nei pochi luoghi pubblici si vedono spesso controlli, o fughe di coppie clandestine all’avvicinarsi delle pattuglie anti vizio, gli uomini barbuti e in sandali, le donne tutte in nero, guanti compresi. Ma questa volta, scrive il quotidiano Okaz, è stato diverso. Il ragazzo, terrorizzato, è svenuto. L’amica ha preso a pugni e calci il guardiano, spedendolo in ospedale. Okaz non fornisce altri dettagli ma precisa che l’arrabbiatissima saudita rischia grosso: anni di carcere e varie frustate per aggressione a pubblico ufficiale. Nel centro del Paese, più puritano, una «sorella» si è spinta oltre: quando un’auto di mutawwain si è avvicinata a lei e al suo compagno, la donna ha estratto una pistola e ha sparato. In aria. «L’ha fatto per permettere all’uomo», ha spiegato Sheikh Al Nabet, portavoce del haia, senza dire che fine avesse fatto la signora.

«La gente non ne può più di questi fanatici che ora pagano il prezzo per averci umiliato per anni», commenta una nota femminista, Wajiha Huwaidar. «Questo è solo l’inizio, ci sarà più resistenza». In realtà l’ostilità al haia è diffusa, anche per i delitti da questa compiuti. Il più grave, nel 2002, fu la morte di 14 ragazze nell’incendio di una scuola alla Mecca: i mutawwain avevano loro impedito di uscire dall’edificio perché «non coperte adeguatamente». Dal 2006, per volere del Re, i poteri della polizia religiosa sono stati limitati, i capi più oltranzisti rimossi. Ma come sempre in Arabia il problema è soprattutto sociale: molti sauditi difendono la tradizione. E non sorprenda l’appello rivolto da 1.600 donne al re a favore del «divieto di promiscuità tra sessi». La haia, così, continua ad agire: due giorni fa ha annunciato l’arresto di dieci ragazze «emo» (post punk) a Dammam: vestite di nero come ogni saudita ma con frange sugli occhi, make-up scuri e pantaloni. Assolutamente haram, proibitissimi.

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