Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Non c'è relazione fra terrorismo islamico e povertà Basta con la storia dei poveracci oppressi dall'occidente. Commenti di Redazione del Foglio, Guido Ceronetti
Testata:Il Foglio - La Stampa Autore: La redazione del Foglio - Guido Ceronetti Titolo: «Terrorismo lauto e laureato - Occhi aperti, Mr. Obama»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 07/05/2010, a pag. 3, l'editoriale dal titolo " Terrorismo lauto e laureato ". Dalla STAMPA, a pag. 35, l'articolo di Guido Ceronetti dal titolo " Occhi aperti, Mr. Obama ". Ecco i due articoli:
Il FOGLIO - " Terrorismo lauto e laureato "
Faisal Shahzad
Mohamed Atta, l’asso dell’11 settembre, non aveva conosciuto un giorno di povertà. Eppure, secondo la vulgata, i kamikaze sono gli “oppressi del pianeta”, figli di enormi sacche di povertà e disperazione create dall’occidente. Che non ci sia relazione tra povertà e terrorismo ce lo dice la storia di Faisal Shahzad, mancato attentatore a Times Square. Una casa da trecentomila dollari, una moglie del Colorado, laureato, figlio dell’alta borghesia pachistana, sorride sempre nelle fotografie scattate nei mall americani. Gli amici dicono che era “moderno”. Ibn Khattab, capo terrorista ceceno, girava in limousine prima di darsi alla guerra santa e in Iraq sono andati a farsi esplodere tanti figli di tycoon sauditi. Jason Burke, autore di un libro su al Qaida, dice che è laureato e benestante il profilo del militante disposto a far scorrere il sangue. La tentazione di spiegare il terrorismo come indigenza post coloniale risente di logore categorie secolariste che minimizzano il ruolo della religione. E’ stato un errore culturale strategico dopo l’11 settembre. Lo stesso vale per i suicidi di Hamas: classe media, i più istruiti, alcuni figli di milionari. “Giovani modello” come Shahzad, che sembra uscito dal romanzo di Hamid Mohsin “Il fondamentalista riluttante”, in cui il terrorista pachistano dopo la laurea a Princeton è assunto da una società newyorchese. Come l’assassino di Daniel Pearl, Ahmed Sheikh, della London School of Economics e figlio di un ricco commerciante. Le immagini ci mostrano un bravo ragazzo, la riga da una parte e in cuore l’odio per gli infedeli. Se il terrorismo non germina nella polvere e nell’analfabetismo, ma è lauto e laureato, per sconfiggerlo si deve stare all’offensiva. La campagna terroristica contro l’occidente come sistema di valori e interessi, compresi i suoi alleati nel mondo arabo, non si è fermata perché Obama ha giudicato inservibile l’espressione “guerra al terrore”. I manichini del jihad che si fregiano di combattere per il Profeta vogliono spazzar via le nostre libertà con l’imposizione di un regime di sottomissione. Tutte le estenuanti regole in aeroporto si sono rivelate fragili, perché sia l’attentatore di Times Square sia quello di Natale erano riusciti a imbarcarsi. Per questo la nostra vigilanza ha senso soltanto se comprendiamo che stiamo ancora combattendo una guerra multifronte contro l’islamismo radicale.
La STAMPA - Guido Ceronetti : " Occhi aperti, Mr. Obama "
Barack Obama
Questo articolo vorrebbe trattare di un’Opera Pia denominata La Base. L’originale parola araba, per cui è rinomata, suona e va trascritta in italiano: al-qàida (si può togliere il trattino). Ma per effetto di colonizzazione linguistica i lettori e ascoltatori-telespettatori ancora parlanti italiano sempre più se la vedono trascritta e la sentono pronunciare al qaèda: parola che non corrisponde a nulla - è semplicemente la traslitterazione in ortografia angloamericana per pronunciarla correttamente: al qàida. Dopo qualche incertezza per la giusta trascrizione ho notato i giornali italiani pendere quasi tutti per la disastrosa e inesistente al qaèda. Soluzione da deplorare: vale la pena rivoltarsi contro il conformismo che ha suscitato anche questa idiozia da lingua impropria e vispamente imbastardita. (Non potendo accettarla, sorprenderò il lettore distillando qui nello spazio che mi ospita la grafia legittima: al qàida). Obama ne ha parlato, in una radunata mondiale di Stati che sono accorsi numerosi al suo generoso richiamo, per lasciarlo alla fine con un pugno di Vuoto, tale che non potrebbe stendere K.O. nessuno. Il presidente è bravo, ha le idee giuste, è intelligente, è cosciente di ciò che richiede lo stato del Pianeta, e se ha in una mano un vistoso rampo di ulivo, ha nell’altra una potenza di fuoco vertiginosa: purtroppo, convince poco e pochi, fuori degli States. I consensi che riceve sono finti, delle sue proposte non resta niente, e di attenzioni all’italiana pullula il mondo. Un Mandela, uno Havel sono stati dei Buoni ascoltati: perché non Obama? Perché idee così buone finiscono come sassi in un enorme stagno? Se l’America di Obama perde, il meglio dell’umanità perde, e siamo subito tra i denti delle tigri. Per prevenire il contagio dell’AIDS basta un preservativo - ma contro il contagio nucleare misure preventive non ce ne sono. Obama ha accennato all’ipotesi «se al Qàida possedesse la Bomba»: ma l’atomica qaidista è il terrorista suicida, il messaggero di morte del castello di Alamùt, al quale basta aggiungere un pizzico di plutonio arricchito nell’attrezzatura, dicono i competenti, per compiere immolazioni urbane moltiplicate per migliaia. I grossi missili sono dinosauri di stupidità, servono alle parate, alla retorica del Deterrente: il sicario che si occulta nella giungla delle città, indifferente alle radiazioni che nasconde nel frigo, è un missile di magro, con laurea e pensione, sufficiente a ubriacare di Panico tutti questi poveri continenti geografici, oggi vulnerabili come un cristallo di Boemia. Lo scandaglio di Fedor Dostoevskij ha mostrato quale sia la passione più forte, la passione segreta fondamentale dell’essere umano: la distruzione. Da quando il fungo bianco e la pioggia nera di Hiroshima hanno spalancato le porte, sessantacinque anni di irrefrenabile passione per il fuoco rubato al sole, dove si susseguono le esplosioni, quanta distruzione dormiente sperimentale, giustificata da un fine pacifico per bugiardi e per chi vuol crederci, si è sparpagliata nel mondo? In Iran anche l’opposizione ha bramosia della Bomba. In Pakistan il giubilo popolare per la prima esplosione ha toccato il delirio. In India, antica sapienza, altra estasi collettiva. De Gaulle, grande statista, mugolò di piacere quando il primo fungo gallico si levò dal Sahara. Soltanto Israele ha fatto tutto in silenzio, ma hanno a Dimona un’arma da Sansone, da tamburo alle proprie tempie... Forse è umanamente saggio comportarci da indifferenti, da sarà quel che sarà, mentre intrepidi agenti segreti vanno in caccia qua e là a rischio di cancro e di vita, per stanare uranio arricchito in centinaia di depositi e di valige di scellerati. È certo che, dopo il balletto Excelsior mistico degli ayatollàh per il dono della bomba, altri cinque o sei Stati entrerebbero in crisi di astinenza per smania di possederla. Obama avrebbe materia per nuove convocazioni mondiali di simulazioni. Va tenuto conto di questo: l’attentato delle Torri nove anni fa, suscitò entusiasmi e consensi aperti in molte comunità islamiche - ma il suo effetto era circoscritto. L’azione sporchetta all’uranio arricchito invierebbe i suoi miasmi in ogni direzione e l’orrore dell’esito potrebbe avviare la catastrofe per la stessa Base, insieme a rappresaglie popolari incontenibili contro le comunità oggi più o meno in pace nei propri ghetti. La mano che si ispira direttamente ai demoni della distruttività umana, qualora prevalesse nell’organizzazione la follia assoluta, agirebbe. Quel che la trattiene, che l’ha finora, forse, trattenuta, resa esitante, non è l’insufficienza di mezzi, ma il disturbo, la breccia, provocati nel suo stesso odiare cieco da un residuo calcolo prudenziale. Lo stesso fenomeno che avvenne per la Mutual Destruction nella Guerra Fredda potrebbe, entro limiti però alquanto ridotti, verificarsi anche per al-Qàida. Ma un presidente degli Stati Uniti mai più potrà dormire se non con un solo occhio - o con entrambi gli occhi aperti, al modo di certi animali.
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