Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Attacchi a Israele e censura. Questa sarebbe la moderatezza egiziana? Cronache di Arturo Zampaglione, Roberto Brunelli
Testata:La Repubblica - L'Unità Autore: Arturo Zampaglione - Roberto Brunelli Titolo: «Nucleare, l´Egitto denuncia Israele - Egitto vietato a Elton John. 'Gesù era gay': e il sindacato chiede lo stop al concerto»
Riportiamo da REPUBBLICA di oggi, 05/05/2010, a pag. 16, l'articolo di Arturo Zampaglione dal titolo " Nucleare, l´Egitto denuncia Israele ". Dall'UNITA', a pag. 29, l'articolo di Roberto Brunelli dal titolo " Egitto vietato a Elton John. 'Gesù era gay': e il sindacato chiede lo stop al concerto ", preceduto da un nostro commento. Ecco i due articoli:
La REPUBBLICA - Arturo Zampaglione : " Nucleare, l´Egitto denuncia Israele "
Hosni Mubarak
NEW YORK - Secondo gli analisti militari Israele dispone di quasi 200 testate nucleari, oltre che di missili e sottomarini in grado di lanciare gli ordigni. Ma Gerusalemme non ha mai ammesso di essere una potenza nucleare, né ha firmato il Tnp (Trattato di non proliferazione), né partecipa alla conferenza dei 189 paesi firmatari del Trattato apertasi l´altro ieri al Palazzo di vetro. Un´anomalia, questa israeliana, che l´Egitto ha deciso di denunciare apertamente, anche a costo di mettere in difficoltà gli Stati Uniti. A nome di una coalizione eterogenea, di cui fanno parte paesi come la Svezia e la Nuova Zelanda, il rappresentante del Cairo alla conferenza all´Onu ha chiesto ieri a Israele di sottoscrivere il Tnp rinunciando a ogni arma atomica e aprendo le porte agli ispettori dell´Onu. E al punto 31 di un documento che viene fatto circolare nei corridoi del Palazzo di vetro dalla delegazione egiziana figura anche l´obbligo per tutti i paesi di «comunicare le notizie a disposizione sul potenziale nucleare israeliano». Come dire: gli Stati Uniti e in parte anche la Francia, che nel passato avrebbero aiutato i tecnici israeliani, dovrebbero ora scoprire le carte. Nel summit di Sharm el-Sheik tra Benjamin Netanyahu e Hosni Mubarak, il premier israeliano ha cercato di dissuadere il presidente egiziano dal compiere una mossa simile, ricordando che il vero pericolo per la regione è rappresentato dall´atomica iraniana. Ma l´Egitto non si è fatto influenzare: la denuclearizzazione del medio Oriente è da tempo un suo obiettivo strategico e - spiega - tutti i tentativi per bloccare le ambizioni nucleari di Teheran rischiano di arenarsi se non ci sarà una simile pressione nei confronti di Israele. La richiesta egiziana rappresenta un´altra delusione per Barack Obama. La Casa Bianca sperava di ottenere un migliore risultato dalla riunione all´Onu sul nucleare, a cominciare da una rapida introduzione delle sanzioni anti Teheran e da un nuovo clima di fiducia e di trasparenza. Per la prima volta, ad esempio, gli Stati Uniti hanno comunicato ufficialmente per bocca di Hillary Clinton il numero (finora top secret) delle loro testate nucleari operative: sono 5113, cioè 84 per cento in meno rispetto al massimo del 1967 (31225). Ma l´incontro a New York è stato "guastato" dall´arrivo a sorpresa del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad e dai toni anti-americani (e anti-italiani) del suo intervento. «Le sanzioni - ha detto - non possono fermare la nazione iraniana. L´Iran non farà come la Corea del Nord e non si ritirerà dal Trattato di non proliferazione nucleare». E ieri è stato il turno dell´offensiva del Cairo.
L'UNITA' - Roberto Brunelli : " Egitto vietato a Elton John. 'Gesù era gay': e il sindacato chiede lo stop al concerto". Dedichiamo quanto succede in Egitto alla riflessione di quei movimenti gay, soprattutto canadesi e americani, che ancora non hanno bene capito la negazione delle libertà individuali, quindi anche sessuali, delle società musulmane. Le cronache ce li dipingono sovente molto critici nei confronti di America e Israele, due paradisi al confronto di quanto avviene in Iran & simili. Ignoranza ? non crediamo, piuttosto la voglia di andare contro corrente in paesi dove la democrazia lo consente. Come in America, come in Europa.
Elton John
Da una parte i guardiani della pubblica moralità d’Egitto, dall’altra Elton John: salvo sorprese dell’ultim’ora al cantautore britannico, celebre universalmente per le suemontature d’occhiale nonché per canzoni come Candle in the Wind e Tiny Dancer, verrà vietato di tenere un concerto (privato, vieppiù) fissato per il 18 maggio. Il suo peccato è quello di aver affermato, in un’intervista alla rivista Parade, che «Gesù era un compassionevole gay super- intelligente capace di comprendere i problemi umani» e che «essere donna gay in Medio Oriente praticamente vuol dire essere una donna morta». Ebbene, in Egitto non si può dire. A far sentire la propria sdegnata voce, il capo dei sindacati dei musicisti egiziani, tale Mounir al-Wasimi, che all’agenzia di stampa tedesca Dpa ha dichiarato: «Come possiamo permettere ad un omosessuale che vuole bandire le religioni di dire che il profeta Eissa (Gesù, ndr) era gay e di pretendere che i paesi del Medio Oriente permettano libertà sessuale agli omosessuali?». Non solo. Il signor al-Wasimi sostiene anche che il sindacato dei musicisti d’Egitto «è l’unica istituzione che possa permettere esibizioni di stranieri nel paese ». Lui in persona starebbe «coordinando con le autorità» il divieto del concerto del 18 maggio. LE MILLE E UNA OSCENITÀ In effetti, il governo egiziano a malapena riconosce l’esistenza dell’omosessualità. Rapporti gay possono, in teoria, essere considerati illegali in quanto offesa alla moralità e al sentimento religioso. Ma l’offensiva moralistica di questi tempi pare colpisca anche altri settori della vita pubblica, sconfinando qua e là pure nel ridicolo: riferisce il sito di The Guardian che la settimana scorsaun gruppo di avvocati ha preso di mira per oscenità la raccolta di favole universalmente nota come Le mille e una notte, mentre il ministro degli interni intenderebbe vietare lo svolgimento di cerimonie sufi all’interno delle moschee. Il problema è, nell’ottica delle autorità egiziane, la sana regolamentazione dei comportamenti sociali: ed è evidente che il sessantreenne Sir Elton Hercules John - già interprete del mago del Flipper nel film tratto dalla rock-opera degli Who, Tommy - non rientri esattamentenell’immaginario benpensante delle autorità del Cairo. Multimiliardario, Cavaliere dell’impero britannico, membro della Rock’n’roll Hall of Fame, proprietario di una squadra di calcio, nove volte consecutivamente al primo posto nelle classifiche americane, amico intimo di Lady Diana e gay dichiarato: niente di questo va bene al sindacato dei musicisti egiziani. Troppo irriverenti le sue frasi sul profeta Eissa, troppo poco rispetto per il sindacato dei musicisti egiziani, detentori unici di moralità nel paese dei faraoni. Intanto il sito di Vanity Fair ironizza: il vero peccato di Elton John non è quello di tirare in ballo Gesù, ma quello di aver scritto e cantato una canzone sdolcinata come Candle in the Wind. Lui per ora non risponde. Al posto suo parla il titolo di uno suoi dischi migliori, Don’t Shoot Me, I’m only the Piano Player, del ‘73; non sparatemi, sono solo il pianista.
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