Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Afghanistan: talebani contro l'istruzione delle donne Intossicate con il gas 80 bambine in una scuola. Cronaca di Cecilia Zecchinelli
Testata: Corriere della Sera Data: 26 aprile 2010 Pagina: 17 Autore: Cecilia Zecchinelli Titolo: «Afghanistan, 80 allieve avvelenate: Sono stati i talebani con i gas»
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 26/04/2010, a pag. 17, l'articolo di Cecilia Zecchinelli dal titolo " Afghanistan, 80 allieve avvelenate: Sono stati i talebani con i gas ".
Qualcuno sostiene che è un caso di isteria collettiva, di autosuggestione di massa. E gli improvvisi malori, se non vere malattie, di decine di ragazze in tre scuole della provincia afghana di Kunduz hanno in effetti un che di irreale. Nessun testimone, nessuna prova. Solo «quello strano odore» che molte dicono di aver sentito in classe prima di provare nausea e vertigini. Nessuna traccia nemmeno nelle analisi del sangue delle «vittime», che presto si sono tutte riprese. Ma la convinzione generale è che a causare l’apparente epidemia siano stati i talebani con «sostanze tossiche spruzzate negli istituti » . Sayedi Mahboullah, portavoce del governo provinciale, ha dichiarato ai media che i casi sono già più di 80 in pochissimi giorni, tra cui alcune insegnanti. E ha accusato i «nemici» armati di gas velenosi. Perfino il portavoce del presidente Hamid Karzai, a Kabul, ha condannato come «atto terroristico» ogni tentativo di impedire lo studio alle allieve, anche solo spaventandole. Altre ipotesi sembrano esser state scartate.
Per i talebani, che hanno smentito ogni responsabilità, il caso è comunque già una vittoria: decine, centinaia di famiglia hanno deciso di tenere le figlie a casa. Il ricordo degli anni bui sotto il regime del Mullah Omar è tornato reale. Allora, accanto a mille altri orrori di cui le donne furono le vittime prime, le scuole femminili erano state proibite in tutto l’Afghanistan. Solo qualche coraggiosa maestra aveva sfidato il divieto, riunendo in casa o in cantina piccole (e grandi) allieve, sperando in tempi migliori. Poi, nel 2001, la caduta dei talebani, l’inizio del «nuovo Afghanistan». E se il Sud e gran parte dell’Est erano rimasti in mano ai pashtun anti-Karzai e anti-Occidente, in altre regioni le aule avevano iniziato, lentamente, a riempirsi di studentesse. Era successo anche nella provincia settentrionale di Kunduz, al confine tajiko. Da almeno un anno, però, i talebani vi sono tornati, spinti dall’offensiva alleata nel Sud rilanciata da Obama, forti di uno Stato sempre più assente ed odiato, sostenuti dalla forte minoranza pashtun nella provincia. Senza dover ricorrere a «gas velenosi», hanno chiuso le scuole femminili, costretto tutte le donne a rimettersi il burqa e a non lavorare, imposto una «tassa religiosa» del 10% su ogni pur magro salario. E a Kunduz, come nelle altre zone in loro controllo, hanno represso nella violenza ogni tentativo di rivendicare diritti una volta goduti o comunque concessi. L’istruzione elementare per i due sessi divenne obbligatoria in Afghanistan già negli Anni 20: oggi l’alfabetizzazione femminile è stimata inferiore al 20%.
Nel feudo talebano di Kandahar, e non solo, molte maestre continuano ad essere uccise, sfigurate con il vetriolo, picchiate. Ogni attivista politica e sociale, comprese le parlamentari elette con le quote rosa, è a serio rischio. L’ultimo rapporto di Human Rights Watch denuncia l’aumento delle minacce degli estremisti contro le donne, la cui condizione anche sotto Karzai è definita «un disastro». E per tornare alle scuole, casi di avvelenamento di allieve (con biscotti, bevande o gas) sono stati già denunciati in passato, seppur mai provati. Ma se anche la nuova «epidemia» fosse frutto solo di suggestione (difficilmente lo si saprà con certezza), la gravità di quanto sta avvenendo a Kunduz non va sminuita. Per le sue conseguenze: sempre più bambine costrette all’isolamento e all’ignoranza. Per i motivi che l’avrebbero causata: il clima di orrore che ha ormai distrutto la vita di milioni di afghani. E di afghane.
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