Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 18/04/2010, a pag. 16, le cronache di Ernesto Menicucci e Lorenzo Cremonesi titolate " A Roma 50 mila in piazza: Liberate i tre di Emergency " e " La proposta italiana: Processo in patria per i medici arrestati ". Da LIBERO, a pag. 1-12, il commento di Maria Giovanna Maglie dal titolo " Strada fa il suo spot sui tre pacifisti in cella ". Ecco gli articoli:
LIBERO- Maria Giovanna Maglie : " Strada fa il suo spot sui tre pacifisti in cella"

Maria Giovanna Maglie
Certo che speriamo che i tre volontari siano liberati e, elemento non di poco conto, che risultino totalmente estranei alle pesanti accuse che li coinvolgono, ché se così non fosse, si sarebbero macchiati di una colpa infame. Ma dallo scarso risultato della manifestazione- spot di ieri a Roma si deduce che la vicendanon hasuscitato l’impatto desiderato neanche nella sinistra più estrema, visto come era scarso di qualità il parterre sul palco e come era esangue pure in quantità la presenza di popolo, pur annunciata alla vigilia, e, come d’abitudine in questi casi, gonfiata a fine serata. Le ragioni sono molte, accenniamone qualcuna. Il governo italiano sta facendo del suo meglio, è stato molto duro nei confronti del governo afghano, è intervenuto direttamente il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, non ha fatto velo il sospetto e la distanza, che sono stati onestamente dichiarati, da una organizzazione che rompe francamente le scatole con comportamenti e dichiarazioni quotidiane. Il popolo italiano ha un sacco di problemi che ritiene più importanti delle risse dentro al PdL e delle richieste di Gianfranco Fini, figuriamoci di tre volontari italiani che non sono scomparsi, non sono stati sequestrati dai talebani, ma sono stati arrestati da un governo che li ha messi a disposizione dell’ambasciatore del loro paesi, il quale ha potuto visitarli, altro che sabea corpus. Anche l’opposizione ha un sacco di problemi, non può dedicarsi a tempo pieno alle ire di Gino Strada, perché in Afghanistan la missione italiana opera anche con il voto della sinistra. Perciò in piazza ci sono andati alcuni inviati minori di Antonio di Pietro, fantastici pacifisti dell’Italia dei Valori, c’è andato Paolo Ferrero che non ha più molto da fare, e che ogni volta ci fa ricordare con sgomento che fu ministro di Romano Prodi in stagione recente e per fortuna breve. Dimenticavo Guglielmo Epifani, uno che quando ha sentito che doveva essere “di lotta e di governo” si è confuso per sempre. Ci sono andati uno sparuto drappello di cantanti e comici di militanza, quelli che senza piazza chi volete che li faccia lavorare, i sempre rossi tranne che nel portafogli, Fiorella Mannoia e Lella Costa, Daniele Silvestri, che una volta si era “innamorato di una stronza”, e tutto il Paese a preoccuparsi, Vauro o forse la sua vignetta. Intellettuali e testimoni di primo livello, come vedete. Gli altri tutti a casa o in barca, al mare, presenti con firmetta in calce a petizione, che non si nega a nessuno, se volete firmo perfino io che quando vedo Strada mi viene il prurito, ma preferisco tre colpevoli fuori che un innocente dentro, american style, quello che a loro gli fa tanto schifo. A giustificazione del mio prurito esibisco qualche nuova frase-perla dello Strada pensiero. «Credo ci sia un gioco sporco e complesso, del quale noi non facciamo parte». «Emergency venga lasciata fuori dai giochi sporchi della politica e della guerra, e gli operatori siano liberi di fare il loro mestiere, e i nostri colleghi e amici vengano rilasciati immediatamente». Cos’è Emergency? «Scomoda per chi dice che sta facendo guerra al terrorismo, quando poi questo si traduce nel massacrare bambini di cinque anni». E vai col volontario sopra le parti. Chicca finale. «Il Governo italiano - ha chiarito il fondatore di Emergency - ha il dovere e la responsabilità di proteggere l’incolumità dei propri cittadini. Lo sta facendo e noi glielo lasciamo fare. Ma intanto anche Emergency sta lavorando grazie ai molti contatti che ha, dopo undici anni di Afghanistan». Poveri loro, nel senso dei tre volontari, in simili mani.
CORRIERE della SERA - Ernesto Menicucci : " A Roma 50 mila in piazza: Liberate i tre di Emergency "

ROMA — Sulla vetrina di un parrucchiere, dietro a quella che a Roma è stata ribattezzata la «gay street» c’è un foglio formato A4 con una scritta: «Io sto con Emergency». E in piazza San Giovanni, dove qualche settimana fa c’erano i militanti del Pdl con Silvio Berlusconi, lo ripetono in molti: donne, uomini, bambini, ragazzi. Quanti sono? «Oltre 50 mila, la piazza era piena», dicono gli organizzatori. I politici ci sono, ma stanno nel backstage, per esplicita richiesta di Emergency: per i democratici Piero Fassino, Filippo Penati («Il Pd è con te», ha detto a Gino Strada), Vincenzo Vita e Walter Veltroni, per l’Idv Stefano Pedica, per Sel Nichi Vendola, Paolo Ferrero (Federazione della sinistra). E poi Guglielmo Epifani, amico della famiglia di Matteo Dell’Aira. L’ex sindaco di Roma commenta: «La prima reazione di Frattini è stata inaccettabile. La presenza del Pd? Rispondo per quello che posso fare io». Sotto la basilica, niente simboli di partito: solo le bandiere bianche con la classica «E» dell’associazione umanitaria. Nei gazebo, si raccolgono le firme per l’appello: 11 mila firme sono arrivate anche dal Panshir. In vendita le T-shirt: stesso slogan («Io sto con Emergency») e contributo libero. Strada si aggira di qua e di là: camicia e giacca di lino, jeans, mocassini ai piedi. Fuma una sigaretta dopo l’altra, spegnendola quando è inquadrato dalle telecamere. Al polso, uno straccio bianco: «Mettiamolo tutti alle nostre finestre, come facevamo qualche anno fa. E diamo un senso a questo 25 aprile, se le cose non cambiano». Cecilia, la figlia, spiega: «Se i nostri amici non vengono liberati, sabato prossimo ci ritroviamo qui». Di fianco al palco, sulle strutture di metallo, le foto degli italiani arrestati: Matteo Dell’Aira, Marco Garatti, Matteo Pagani. Strada li difende a spada tratta: «Sono contro la guerra— ironizza— ma non sono pacifista fino in fondo: se qualcuno mi dice che sono terroristi, rischia di prendersi uno sberlone...». E ancora: «Abbiamo curato dei terroristi? Può darsi. Curiamo tutti, è il nostro dovere. Talebani e taleboni, Osama e Obama». In piazza ci sono i cartelli, i cori, una mega bandiera della pace, gli artisti come Moni Ovadia, Daniele Silvestri, Fiorella Mannoia, Niccolò Fabi che si esibiscono. Si canta «Bella ciao», qualcuno mostra il pugno chiuso. Nelle prime file si legge: «Obama nobel della guerra». E ancora: «Emergency unico orgoglio nazionale». Quando Strada termina il suo intervento, riecheggia nell’aria «liberi subito». Qualcuno critica l’esecutivo: «Frattini ministro degli Esteri afghano». Ancora Gino Strada: «Il governo? Fa il suo lavoro, noi il nostro. Abbiamo parlato con l’inviato speciale delle Nazioni Unite Staffan De Mistura: lavoreremo con loro. Questa montatura cadrà: vogliamo star fuori dai giochi sporchi». Ma ci sono contatti, con Palazzo Chigi? «Si tratta di iniziative separate. Noi di Emergency siamo contro la violenza, e l’abbiamo subita anche qui in Italia». I politici intervenuti erano tutti di una parte: «Bisogna chiedere a loro, e anche a chi non è venuto. Noi non abbiamo inviti selettivi».
Sul palco, salgono anche i parenti dei tre italiani rapiti. I fratelli di Pagani, Jacopo e Simone, leggono una mail di Matteo. È di qualche giorno fa, ma è quasi un presagio: «Sai che festa che organizzo, quando torno. Preparate le staminali per ricostruirvi il fegato...», scriveva Pagani agli amici. La famiglia ha mai creduto nella liberazione immediata di Matteo? «Mai, perché abbiamo notizie dirette dalla Farnesina. Ci abbiamo messo tre giorni a capire che il governo lavorava per la loro liberazione. Ma sapere dove sta nostro fratello, e che sta bene, ci ha tranquillizzato». La moglie di Dell’Aira, Paola Ballardin (anche lei ad Emergency), pensa alla loro bambina: «Non sa che il papà è stato arrestato. So che Matteo ha chiesto dei libri, segno che è in buona salute». Strada annuncia: «Mi ha chiamato il sindaco di Venezia: metterà la foto dei nostri ragazzi sul Canal Grande». Lo farà anche Alemanno a Roma, sul Campidoglio? «Per ora non è previsto», rispondono dal suo staff.
CORRIERE della SERA - Lorenzo Cremonesi : " La proposta italiana: Processo in patria per i medici arrestati "

Franco Frattini
KABUL— La liberazione dei tre dipendenti italiani di Emergency potrebbe essere «questione di poche ore». «Per scaramanzia, dubitativi e condizionali sono necessari. Però davvero il caso potrebbe essere concluso entro domani. Ma non dico nulla di ufficiale sino a che non li vedo fisicamente qui in ambasciata. Le cose in questo Paese mutano in modo troppo repentino per essere certi di alcunché», ci ha detto in tarda serata l’inviato speciale della Farnesina, ambasciatore Attilio Massimo Iannucci. A sbloccare la situazione sembra essere stata una nuova lettera del ministro degli Esteri Franco Frattini indirizzata al governo Karzai, che suggerisce di «processare in Italia» Marco Garatti, Matteo Dell’Aira e Matteo Pagani. Cautela dunque, ma anche segnali di forte ottimismo. L’approvazione formale alla soluzione potrebbe arrivare già questa mattina, dopo la riunione a Kabul del Consiglio di sicurezza nazionale presieduto dall’ex ministro degli Esteri Rangeen Dadfar Spanta. La giornata era cominciata sotto il segno dei tempi lunghi con i quasi tre quarti d’ora di colloquio in mattinata di Iannucci, accompagnato dall’ambasciatore Claudio Glaentzer, con Hamid Karzai sostanzialmente per esprimere due concetti: che si rendano noti al più presto, e nel dettaglio, i capi d’imputazione contro i tre italiani di Emergency e per sottolineare la necessità che il governo afgano rispetti la legge e le sue procedure. Perché c’è qualche cosa di paradossale in tutta la vicenda. «L’Italia è stato per lunghi anni dopo la guerra del 2001— sostengono i diplomatici italiani— il Paese che più si è prodigato, per mandato Onu, alla ricostruzione del sistema giudiziario afgano. Abbiamo finanziato a suon di milioni di euro la costruzione del carcere per i minori e di quello femminile a Kabul, oltre a molti tribunali provinciali in tutto il Paese. È importante che qui ne tengano conto. Come minimo si rispettino le procedure e i diritti degli accusati». Risultato più concreto dell'incontro era stato che per oggi si convocasse Consiglio di sicurezza nazionale presieduto da Spanta con all'ordine del giorno la vicenda Emergency.
Per inviare la propria opinione a Corriere della Sera e Libero, cliccare sulle e-mail sottostanti