Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Confronto tra un articolo equilibrato e uno scorretto Il primo di Davide Frattini, il secondo di Roberto Bongiorni
Testata:Corriere della Sera, IlSole24Ore Autore: Davide Frattini-Roberto Bongiorno Titolo: «Alla sbarra l'ex soldatessa Anat, ha divulgato ordini top secret-Soldatessa Kamm agli arresti, rivelò i segreti dell'esercito»
Sulle rivelazioni in merito ai documenti rubati dalla ex soldatessa Anat Kamm e passati al giornalista di Haartez Uri Blau, pubblichiamo per confrontarli due articoli, quello di Davide Frattini sul CORRIERE della SERA di oggi, 09/04/2010, a pag.17, esemplare per accuratezza ed equilibrio, e quello di Roberto Bongiorni, sul SOLE24ORE a pag. 13, fazioso, partigiano, schierato dalla parte degli spioni e del giornale israeliano HAARETZ, specializzato in notizie che possano danneggiare lo Stato ebraico. Bongiorni, cresciuto all'interno del giornale della Confindustria, ha bene imparato il mestiere dal suo mentore, Ugo Tramballi, e lo dimostra. Chiediamo ai nostri lettori di scrivere ad direttore del Sole, Gianni Riotta, invitandolo a leggere i due articoli e chiedergli che giudizio dà di quello pubblicato sul suo giornale. E mandarne copia anche a Salvatore Carrubba, responsabile della rubrica delle lettere dei lettori, chiedendogli se, da antico liberale, non si indigna nel leggere il pezzo di Bongiorni. s.carrubba@ilsole24ore.com
Su questo fatto, si legga la Cartolina da Eurabia di Ugo Volli uscita oggi. Ecco i due articoli:
Corriere della Sera-Davide Frattini: " Alla sbarra l'ex soldatessa Anat, ha divulgato ordini top secret "
GERUSALEMME— Duemila documenti, settecento pagine top secret, quattordici anni di carcere (la pena agognata dalla procura), quattro mesi di censura imposta dai giudici. Anat Kamm è stata confinata agli arresti domiciliari nel dicembre 2009 e solo ieri gli israeliani hanno potuto sapere della sua storia. Almeno quelli che non si collegano a Internet. Perché la vicenda della ex soldatessa accusata di spionaggio è stata raccontata dai siti stranieri, con i dettagli e i nomi, le contraddizioni e i dubbi. Judith Miller, premio Pulitzer che ha lavorato al New York Times, ne aveva fatto un caso sul suo blog e Yedioth Ahronoth, il primo quotidiano del Paese, aveva pubblicato l’articolo in prima pagina. Con alcuni passaggi sbianchettati, come da decisione del tribunale. Anat ha 23 anni, studia Storia e filosofia all’università di Tel Aviv, vuole fare la giornalista. Prima di diventare «una minaccia per la sicurezza dello Stato», collaborava con il sito Walla, scriveva di media e celebrità. Non è per il gossip che i servizi segreti e l’esercito vogliono vederla condannata. Nel 2007, giovane militare nel comando centrale di Tsahal, avrebbe copiato e passato a Uri Blau, giornalista di Haaretz, le carte che riguardavano le missioni in Cisgiordania. Le inchieste scritte da Blau rivelano in particolare un ordine del generale Yair Naveh che nel marzo 2007 dà il via libera all’uccisione di tre miliziani palestinesi. Quell’estate Ziad Malaisha era illegale, l’ufficiale replica che l’eliminazione era giustificata. Alle discussioni interne su questo tipo di operazioni ha partecipato anche Gabi Ashkenazi, oggi capo di Stato maggiore.
«Tutti gli articoli sono stati pubblicati con l’approvazione della censura militare», commenta Dov Alfon, direttore del quotidiano liberal. «Se davvero Anat rappresentasse un pericolo per Israele, perché le hanno permesso di restare a casa e continuare a lavorare?», dice Eitan Lehman, uno dei suoi avvocati. «Vogliono farne un capro espiatorio. Il vero caso qui non è il contenuto dei documenti, ma il fatto che fossero disponibili per centinaia di soldati. In gioco ci sono la democrazia e la libertà di stampa».
Blau è a Londra perché teme l’arresto e da mesi sta contrattando con lo Shin Bet la restituzione del materiale. In un primo accordo, il giornalista ha accettato di consegnare centinaia di carte in cambio dell’assicurazione che i servizi segreti interni avrebbero garantito la confidenzialità delle fonti. «Purtroppo non hanno rispettato l’intesa che avevano firmato » , commenta Alfon.
Anat è nella sua casa di Tel Aviv, dove ha seguito — per la prima volta al telegiornale — le reazioni alla vicenda. Alla compagna di appartamento, ha detto che «era insensato quanto fosse semplice entrare in possesso di quegli atti». Nissim Duek, l’esperto di pubbliche relazioni che la segue e che prova a moderare l’immagine di «alta traditrice», ha diffuso una mini-biografia scritta dalla ragazza. Ricorda che il padre è stato ferito nel 1968, da riservista nei paracadutisti, e che lei aveva tentato di diventare pilota dell’aviazione. «E’ una sionista, un’israeliana che ha voluto svelare singoli ordini illegittimi, non certo divulgare segreti di Stato», ripetono i suoi sostenitori.
IlSole24Ore- Roberto Bongiorni: " Soldatessa Kamm agli arresti, rivelò i segreti dell'esercito "
, Uri Blau
Al suo secondo e ultimo anno di leva, la soldatessa Anat Kamm, oggi 23 anni, si è trovata davanti a una scelta molto difficile: ignorare quei documenti segreti su cui aveva messo le mani, oppure fare in modo che qualcuno pubblicasse il contenuto, rischiando però un'accusa di spionaggio. Anat ha preferito rispondere alle autorità militari piuttosto che alla sua coscienza. Nel 2007, mentre lavorava come segretaria del generale Yaïr Naveh, allora alla guida del Comando centrale in Cisgiordania, ha così sottratto 2mila documenti, di cui 700 considerati top secret ma che «urtavano la sua coscienza». Ne inviò parecchi a Uri Blau, giornalista del quotidiano israeliano Haaretz. Uri li ha poi uti-lizzati per scrivere alcuni articoli sui metodi usati dall'esercito israeliano a Gaza. In un articolo veniva riportato come i militari avessero ricevuto ordini per eseguire uccisioni mirate contro i miliziani palestinesi della Jihad islamica. In violazione, quindi, di quanto stabilito dalla corte suprema israeliana. Anat, che dopo la leva lavora come giornalista per il sito Web Walla, si è trovata sotto inchiesta con un'accusa gravissima: aver messo a repentaglio la sicurezza nazionale. Se rinviata a giudizio e condannata rischia l'ergastolo. Da dicembre si trova agli arresti domiciliari. In Israele nessuno, o quasi, lo sapeva. O meglio, si sapeva ma non si poteva dirlo; la censura aveva ordinato ai quotidiani di non diffondere la notizia, pubblicata però dai media internazionali. Il 1?aprile unpiccolo boxsul giornale israeliano Yediot Aharonot titolava: «Quello che i servizi segreti non vogliono che sappiate ». Sotto si consigliava di cliccare su un motore di ricerca le parole «giornalista, israeliana, censura» per saperne di più. Ieri la corte suprema ha accolto il ricorso di Haaretz, togliendo così la censura. E la vicenda si è arricchita di molti particolari. Uri Blau si trova a Londra da dicembre, nonostante un mandato di comparizione. Le autorità inquirenti lo vogliono sentire come testimone, ma corre voce che sia sospettato per aver mentito sulle carte in suo possesso (ne avrebbe ancora parecchie) al momento della pubblicazione dell'articolo, ai tempi autorizzato dalla censura, pur con qualche taglio. Se tornasse in Israele potrebbe essere arrestato. I legali di Haaretz stanno negoziando il suo rientro. «Il nostro obiettivo è che questi documenti segreti tornino indietro. È il sogno di tutti i nostri nemici mettere le mani su questo tipo di documenti », ha detto il direttore dei servizi segreti interni, Yuval Diskn, aggiungendo: «Questo è un affare molto serio in termini di potenziali danni che avrebbe potuto causare alla sicurezza nazionale ». Anat è «una sionista convinta » ma anche un simbolo di «libertà dell'informazione», ha ribattuto uno dei suoi avvocati.
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