Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Rapporto ebrei-cristiani L'opinione di Renzo Gattegna
Testata: Corriere della Sera Data: 04 aprile 2010 Pagina: 15 Autore: Gian Guido Vecchi Titolo: «Gattegna: La Chiesa rinunci a chiederci la conversione»
Sul CORRIERE della SERA di oggi, 04/04/2010, a pag.2, l'intervista di Gian Guido Vecchi a Renzo Gattegna, presidente dell'Unione Ebrei Italiani, con il titolo: "Gattegna: La Chiesa rinunci a chiederci la conversione": Ecco il pezzo:
ROMA— «Vede, il dialogo costruttivo e l’incontro in spirito di riconciliazione sono progressi inestimabili iniziati cinquant’anni fa, con Giovanni XXIII, che hanno trovato un’affermazione solenne con la "Nostra Aetate" del ‘65. Ma il passato di contrasti, incomprensioni e pregiudizi è così vasto, duemila anni, che non possiamo sperare in un miracolo. Sarà un lavoro lungo. Per questo è importante evitare pause, improvvisazioni ed errori». Renzo Gattegna, presidente degli ebrei italiani, parla a tarda sera, terminato lo shabbat. La festività non poteva stemperare «lo sdegno delle comunità ebraiche» per «le frasi inopportune» e «l’accostamento inappropriato» nell’omelia di Padre Cantalamessa. Ma proprio «l’ultimo episodio», sospira Gattegna, dimostra che «bisogna migliorare la comunicazione tra di noi» e «creare organismi e strumenti di agile consultazione». Dalla preghiera in latino del Venerdì Santo al caso nel vescovo negazionista Williamson al «riconoscimento delle "virtù eroiche" di Pio XII prima che si aprissero gli archivi storici» dice, «c’è stato un susseguirsi di errori a volte gravi, a volte banali, a volte non voluti, ma sempre negativi». E anche le precisazioni «non riparano il danno, il fatto stesso che padre Lombardi debba intervenire a precisare significa che la versione originale non era chiara, e le rettifiche continue perdono d’efficacia».
Avvocato Il presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, l’avvocato Renzo Gattegna davanti alla Sinagoga di Roma. Gattegna è a capo dell’Ucei dal 2006
Così, dice Gattegna, «sarebbe necessario introdurre due novità per interrompere questa serie di incomprensioni». Proposte che non mancheranno di far discutere: «La prima è di carattere teologico: la Chiesa cattolica, oltre a eliminare dalla liturgia pasquale la preghiera che auspica la conversione degli ebrei, dovrebbe emettere una dichiarazione chiara e definitiva di rinuncia alla conversione stessa». La seconda, invece, «è metodologica: l’istituzione di organismi, commissioni, gruppi di studio, che lavorino in silenzio e profondità, lontani dai clamori dei media».
La reintroduzione della preghiera in latino resta un punto dolente. La Santa Sede ha chiarito che non si lavora alla conversione, pregare perché gli ebrei «riconoscano Gesù» esprime con San Paolo «una speranza escatologica, riferita alla fine dei tempi». Ma il presidente delle comunità ebraiche scuote la testa: «Non è qualcosa di teorico, le conversioni forzate nella storia sono state ripetute e frequenti e la Chiesa dovrebbe comprendere la nostra sensibilità, tranquillizzare: quello escatologico è un discorso raffinato per intellettuali, ma l’ambiguità resta sia per la popolazione cattolica sia per quella ebraica».
Quanto ai gruppi e alle commissioni, non ci sono già? «Gli ultimi anni sono stati scanditi da una continua alternanza di fatti positivi e negativi. E’ evidente che c’è una differenza di sensibilità e di approccio culturale rispetto ai fatti della storia. Così bisogna creare commissioni nuove o almeno organizzare quelle che già esistono in forma più allargata e continuativa», considera Gattegna. Certo, «è giusto riconoscere che per alcune delle incomprensioni recenti l’impulso non è venuto dal vertice della Chiesa, tanto che il Papa è intervenuto, con determinazione ed efficacia, per svolgere un ruolo di esegesi e chiarificazione». Resta il fatto che bisogna prepararsi prima, anche i grandi eventi pubblici, come la visita di Benedetto XVI al Tempio, «non possono essere il momento di approfondire, di capire». Ecco il problema: «Si arriva agli appuntamenti importanti con poca preparazione. È ciò che sta accadendo adesso».
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