Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Una cosa è certa, la figlia del rabbino ha una faccia da cavallo. E dire che sarebbe un buon partito per uno come Amos, che sta facendo fortuna da sé, giovane leone “sconsolato nella sua solitudine, ma sempre pronto battersi”. Saluzzo non è esattamente una metropoli e la minuscola comunità ebraica offre ben poca scelta in fatto di ragazze da marito. Ecco perché, scartata Sarina, Amos, vestito da festa, si mette in viaggio verso una vera città. A Cuneo sì, che si può frequentare il bel mondo e conoscere ebrei di vedute moderne, eleganti e colti, come per esempio i Todros. Tra un invito per il tè e le chiacchiere nel giardino col gazebo, il giovane di belle speranze s’invaghisce della figlia di mezzo, Margherita. Comincia così un castissimo corteggiamento con letterine che fanno la spola, e preparano la strada per un matrimonio tutto buon senso borghese. Amos ha preso la guida della modesta banca privata, il Novecento è appena cominciato e per gli ebrei piemontesi il successo economico è a portata di mano. Il banchiere i conti li sa fare ma la contabilità del suo cuore gli gioca uno scherzo imprevisto. Quando Teresa gli offre un cesto di ciliegie, Amos è perduto. Lei ha diciotto anni, incontenibili capelli castani e non ha un difetto al mondo, se non che è figlia di contadini, naturalmente cristiani. “La sposa gentile” riesce a evocare la grande storia del secolo scorso attraverso i turbamenti dei due protagonisti. Abbastanza sconsiderati da decidere di vivere la loro passione contro le convenzioni dei benpensanti. La differenza sociale e quella religiosa valgono per tutti, tranne che per Amos e Teresa. E se al di fuori vorticano pregiudizi e incomprensioni, tanto più accogliente è l’arcana complicità che lega i due, consanguinei nell’anima. Con stile nitido e gusto sicuro per i dettagli minori, Lia Levi fa da guida nel mondo appartato del giudaismo piemontese, tra desideri di integrazione e orgoglio per le proprie tradizioni. Nulla più ma anche niente meno di una compiuta storia d’amore, arricchita da copiosa amarezza.