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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Stampa - Corriere della Sera Rassegna Stampa
22.03.2010 Netanyahu in partenza per gli Usa per rilanciare i negoziati di pace
Propone la costruzione di 150 alloggi a Gaza, la liberazione di alcuni detenuti palestinesi e la rimozione di alcuni check-point. Cronache di Aldo Baquis, Francesco Battistini

Testata:La Stampa - Corriere della Sera
Autore: Aldo Baquis - Francesco Battistini
Titolo: «L'Onu: Gaza soffre, Israele tolga il blocco - Uccisi 4 palestinesi. Domani Netanyahu incontrerà Obama»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 22/03/2010, a pag. 14, l'articolo di Aldo Baquis dal titolo " L'Onu: Gaza soffre, Israele tolga il blocco  ". Dal CORRIERE della SERA, a pag. 17, l'articolo di Francesco Battistini dal titolo " Uccisi 4 palestinesi. Domani Netanyahu incontrerà Obama ", preceduto dal nostro commento. Ecco i pezzi:

La STAMPA - Aldo Baquis : " L'Onu: Gaza soffre, Israele tolga il blocco "


Ban Ki-Moon

Dopo le aspre critiche del vicepresidente Usa Joe Biden e dell'Alta responsabile europea Catherine Ashton, ieri è stato il turno del segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ad attaccare ruvidamente, durante un sopralluogo nella Regione, la politica del governo israeliano verso i palestinesi.
Il prolungato blocco di Gaza, ha affermato Ban Ki-moon durante una visita nella Striscia, «infligge sofferenze umane inaccettabili» a un milione e mezzo di palestinesi, ed è anche «controproducente» perché esasperando la popolazione favorisce le forze estremiste a scapito dei moderati.
Proveniente da Gerusalemme, Ban era tuttavia latore di una notizia positiva: per la prima volta da anni, ha spiegato, Israele accetta adesso di introdurre una quantità limitata di materiali per la costruzione di abitazioni. Di conseguenza a Khan Yunes (Gaza) sarà possibile edificare 150 alloggi. «Una goccia nel mare» ha precisato lui stesso.
In serata Ban ha incontrato anche Benyamin Netanyahu, che è in partenza per gli Stati Uniti dove martedì sarà ricevuto da Barack Obama. Il progetto edile autorizzato a Khan Yunes rientra in una lista di misure elaborate dal premier per recuperare la fiducia dei palestinesi mentre l'emissario di Obama George Mitchell si sforza di rilanciare negoziati indiretti di pace. Netanyahu suggerisce inoltre la liberazione di detenuti palestinesi e la rimozione di posti di blocco in Cisgiordania.
Mentre la diplomazia arranca a fatica, il terreno ribolle. Nella zona di Nablus quattro giovani palestinesi sono rimasti uccisi fra sabato e domenica in due incidenti separati con l'esercito israeliano. In entrambi i casi la versione dei militari contrasta con quella degli abitanti, che trovano del tutto ingiustificate quelle morti. L'Anp ha reagito con collera e ha invocato ulteriori pressioni internazionali su Israele, mentre Hamas ha rinnovato gli appelli per un nuova intifada armata in Cisgiordania. Nel frattempo da Gaza tornano a essere sparati razzi verso il Neghev, dove gli abitanti israeliani sono di nuovo costretti a buttarsi nei loro rifugi. Un quadro dunque instabile ed allarmante, mentre Netanyahu e il suo ministro della difesa Ehud Barak partono per gli Stati Uniti per una delicata missione diplomatica in una Casa Bianca sempre più scettica verso il governo israeliano.

CORRIERE della SERA - Francesco Battistini : "Uccisi 4 palestinesi. Domani Netanyahu incontrerà Obama "


Questa è l'immagine dell'articolo. Donne palestinesi in lacrime per la morte dei quattro palestinesi. Mai che ci siano israeliani disperati per la morte delle vittime degli attentati palestinesi, però. Perchè?

Il titolo dell'articolo è scorretto, mette insieme due cose che non sono correlate. La morte dei quattro palestinesi non ha nulla a che vedere nè con Netanyahu nè con la sua visita negli Stati Uniti.
Nel primo paragrafo viene descritta la morte dei quattro palestinesi. I primi due sono morti in uno scontro con dei soldati israeliani. Si sono avvicinati con dei forconi ( non coltelli !) e i soldati hanno risposto. Cosa normale. Succede ovunque, ma in Israele fa sempre più effetto.
Gli altri due sono morti mentre partecipavano a violente manifestazioni contro Israele.
Battistini riporta le accuse dei genitori dei due ragazzi morti "
Colpiti a sangue freddo, alla testa " e la risposta dell'esercito "noi non c’entriamo abbiamo usato solo gas e proiettili di gomma ".
Nel secondo paragrafo, invece viene riportata la notizia di un altro razzo lanciato dalla Striscia su Gaza. Battistini riporta le dichiarazioni di Hamas : "
Noi non c’entriamo — dice Hamas che, dopo il bracciante ammazzato l’altro giorno, sostiene di non poter controllare le sue frange qaediste —. In questo momento, chi spara Qassam distoglie l’attenzione da questioni più urgenti. ".
Il portavoce di Hamas si esprime come quello dell'esercito, sono sullo stesso piano. Le dichiarazioni di un membro di un'associazione terroristica valgono quanto quelle di un soldato di un esercito regolare di uno Stato democratico.
In ogni caso Battistini non ha commentato le dichiarazioni del membro di Hamas. Le ha prese sul serio. Davvero è possibile credere che a Gaza ci siano gruppi indipendenti armati che si muovono contro Israele e senza il consenso di Hamas?
Battistini scrive : "
Qualche concessione sarebbe pronta, ma solo sul rilascio di detenuti del Fatah e sui check-point in Cisgiordania. Oppure sull’alleggerimento del blocco intorno a Gaza ".
Il tono ostile a Netanyahu è evidente. Le concessioni promesse dal premier israeliano non sono da poco. Il rilascio di detenuti di Fatah implica la libertà per criminali giudicati tali in regolari processi, la rimozione di alcuni check point significa una diminuzione della sicurezza per la popolazione israeliana.
Per quanto riguarda l'alleggerimento del blocco intorno a Gaza, porterà solo un aumento dei razzi. Ora che il blocco è attivo, continuano a venire lanciati da Hamas. 330 nell'ultimo anno, come scrive persino Battistini. Ma evidentemente il tentato assassinio di ebrei israeliani in quanto tali non fa notizia e non merita misure di difesa. E la controparte araba che cosa offre in cambio? A parte richieste arroganti e recriminazioni, finora, nulla. Ma Battistini si guarda bene dal dare rilievo a questo fatto.
Ecco l'articolo:

GERUSALEMME — Cronache dai Territori: i due cugini Qawarik avevano 19 anni e due coltelli, dicono gli israeliani, e quando si sono avvicinati a un gruppo di soldati dalle parti di Nablus, non era per fare conversazione. Sono stati uccisi. I due fratelli Kaddous avevano 16, 17 anni e delle pietre e quando hanno partecipato a due manifestazioni contro l’occupazione, sabato, non è ben chiaro come siano morti. «Colpiti a sangue freddo, alla testa», dicono i parenti; «noi non c’entriamo — replica l’esercito— abbiamo usato solo gas e proiettili di gomma».

Cronache da Gaza: venerdì, sono comparsi per la prima volta i moto-commando di Hamas, che arrivano su rombanti due ruote e lanciano razzi contro i soldati israeliani, per poi fuggire. Ieri è caduto su Sderot un altro Qassam, il numero 330 in 14 mesi di dopoguerra, e in preda a una crisi da panico è stato ricoverato il trentesimo israeliano della settimana. «Noi non c’entriamo — dice Hamas che, dopo il bracciante ammazzato l’altro giorno, sostiene di non poter controllare le sue frange qaediste —. In questo momento, chi spara Qassam distoglie l’attenzione da questioni più urgenti. Come Gerusalemme».

Tornano i morti, si rinfacciano i torti. Gli spari sopra sono la colonna sonora dei tentativi di dialogo di cui riferiamo qui sotto. I quattro palestinesi ammazzati in 24 ore provocano una reazione dell’Autorità di Abu Mazen: «Questa escalation di violenza d’Israele è un messaggio chiaro al Quartetto, agli arabi e agli sforzi americani. E potrebbe cancellare i nostri successi in materia di sicurezza e di stabilità». La colpa? «Di Bibi Netanyahu e delle sue dichiarazioni, che non aiutano». Più che dichiarare, stavolta il premier israeliano ha messo (quasi) tutto per iscritto: domani s’incontra a Washington con Obama, agenda delicata dopo le turbolenze di queste settimane, e in una busta fatta consegnare dal suo ambasciatore alla segretaria di Stato, Hillary Clinton, vuole essere d’una «chiarezza cristallina»: «Credo sia di grande importanza non rimanere nel vago di voci. Per questo le scrivo una lettera, di mia iniziativa...».

È la risposta al mezzo ultimatum che la Clinton aveva posto dieci giorni fa, chiedendo più «atti sostanziali» e meno chiacchiere. Per la prima volta da quando è stato rieletto, riferisce Ma’ariv, Bibi accetterebbe di discutere con gli americani (ma solo con loro) questioni cardine: le frontiere dei due Stati, il ritorno dei profughi, la sicurezza nei Territori e perfino Gerusalemme. Questo non significa un ripensamento sulle nuove case nella parte Est della capitale: Netanyahu elenca la politica di tutti i leader israeliani da Ben Gurion in giù, Rabin compreso, e ricorda che «per quanto ci riguarda, costruire a Gerusalemme è come costruire a Tel Aviv. Voglio che questo sia chiaro agli Usa». Qualche concessione sarebbe pronta, ma solo sul rilascio di detenuti del Fatah e sui check-point in Cisgiordania. Oppure sull’alleggerimento del blocco intorno a Gaza, come chiede Ban Ki-moon dopo la sua seconda visita nella Striscia: «Ho detto agli israeliani che questo blocco non è più sostenibile— dice il segretario Onu —: infligge sofferenze umane inaccettabili, indebolisce i moderati, dà potere agli estremisti». Dai valichi passano col contagocce gli aiuti umanitari, ma non il cemento e l’acciaio che possono servire a Hamas per fabbricare tunnel e Qassam: per ricostruire 1.500 alloggi finanziati dal’Onu, Israele ha concesso una deroga. Ban Ki-moon non s’emoziona: «È solo una goccia in un secchio d’acqua».

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