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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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L'Opinione Rassegna Stampa
26.02.2010 Ecco i risultati di anni di compromessi e concessioni alla Siria
Bashar al Assad preferisce allearsi con Ahmadinejad contro Israele che con l'Occidente. Cronaca di Stefano Magni

Testata: L'Opinione
Data: 26 febbraio 2010
Pagina: 9
Autore: Stefano Magni
Titolo: «L’asse Iran-Siria più unito che mai. Contro Israele»

Siria e Iran sempre più vicini e contro Israele e l'Occidente. La notizia è stata trattata su diversi quotidiani, da Carlo Panella su Libero e Alberto Negri sul Sole 24 Ore. Riportiamo dall'OPINIONE di oggi, 26/02/2010, l'articolo di Stefano Magni dal titolo " L’asse Iran-Siria più unito che mai. Contro Israele ".


Bashar al Assad con Ahmadinejad

Appena una settimana fa, il vice della Clinton, William Burns, era a Damasco in visita di cortesia in Siria. Fra i due Paesi non intercorrono relazioni diplomatiche normali da più di 40 anni. Dai tempi della Guerra dei Sei Giorni (1967) si alternano periodi di interruzione totale del dialogo fra Damasco e Washington a timidi e provvisori ritorni alla normalità. Da quando Barack Obama è l’inquilino della Casa Bianca, gli Usa stanno di nuovo cercando il dialogo e il ripristino di regolari relazioni diplomatiche con il regime nazionalista di Assad. A dire il vero il disegno americano di sdoganamento della Siria è iniziato ancor prima dell’insediamento di Obama, su iniziativa dell’ex segretario di Stato Condoleezza Rice. L’idea di Washington è quella di scendere a patti con la Siria, magari inducendo Israele a restituire il Golan (impresa non facile: le alture sono state annesse a Israele, non sono territori disputati), in cambio della fine dell’alleanza fra Damasco e Teheran, la fine dell’appoggio politico del regime di Assad ai movimenti terroristi di Hezbollah e Hamas, la piena collaborazione del regime siriano al processo di pace nel Medio Oriente. Barack Obama, per convincere la controparte araba a rientrare in questo disegno, ha già accettato numerosi compromessi. Per esempio ha accettato senza protestare il ritorno di Hezbollah al governo del Libano, pur dopo elezioni vinte dallo schieramento moderato e filo-occidentale della Coalizione 14 Marzo. William Burns, la settimana scorsa, aveva fatto accettare la nomina del primo ambasciatore degli Stati Uniti dopo 5 anni di chiusura dell’ambasciata: l’ultima rottura si era consumata nel 2005, proprio a causa del Libano, dopo l’assassinio (per cui è sospettata la mano dei servizi segreti siriani) dell’ex premier di Beirut Rafiq Hariri. Il 24 febbraio (l’altro ieri), la Clinton aveva chiesto qualcosa in cambio ad Assad: prendere le distanze dal regime di Teheran e dal suo programma nucleare.
La risposta l’abbiamo vista ieri: il presidente Ahmadinejad accolto con tutti gli onori a Damasco, il presidente Assad che gli garantisce pieno appoggio nel suo braccio di ferro contro l’Occidente per il “diritto all’energia nucleare”. Nonostante l’evidenza di centrali nascoste e i progetti di testate atomiche denunciati dall’ultimo rapporto dell’Aiea, per il dittatore di Damasco, “il nucleare iraniano ha un chiaro scopo pacifico” e il suo Paese “non intende prendere le distanze da Teheran” come richiesto dagli Usa. Quanto alla presa di posizione di Washington, Assad si mostra stupito di fronte ai giornalisti: “Sono sorpreso che (gli Usa, ndr) chiedano ad alcuni Paesi di allontanarsi da altri. Abbiamo semmai bisogno di rafforzare maggiormente le relazioni, se l’obiettivo è davvero la stabilità. Auspichiamo che gli altri non ci diano lezioni sui rapporti nella nostra regione. Proibire a un paese indipendente il diritto all’arricchimento dell’uranio solleva un nuovo processo colonialista nel Medio Oriente”. Una volta sul palcoscenico di Damasco, a due passi da Israele, Ahmadinejad ne ha ancora approfittato per ripetere i suoi soliti slogan: “Se l’entità sionista ripeterà gli errori commessi in passato, Siria e Iran saranno pronti ad affrontarla”. Poi ha accusato gli Usa di voler “creare un grande Medio Oriente con un grande Stato Sionista”.
Sono questi i bei risultati di anni di compromessi e concessioni alla Siria?

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