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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Repubblica - L'Unità Rassegna Stampa
23.02.2010 Ma questi due giornali stanno dalla parte di Erdogan
E poi si definiscono democratici !

Testata:La Repubblica - L'Unità
Autore: Marco Ansaldo - Gabriel Bertinetto
Titolo: «Ora è tutto più chiaro i militari sono contro il governo democratico - È un colpo di coda dei generali. Con le riforme stanno perdendo potere»

Riportiamo da REPUBBLICA di oggi, 23/02/2010, a pag. 5, l'intervista di Marco Ansaldo a Omer Madra, giornalista turco, dal titolo " Ora è tutto più chiaro i militari sono contro il governo democratico  ". Dall'UNITA', a pag. 15, l'intervista di Gabriel Bertinetto a Umit Cizre, professoressa universitaria turca, dal titolo " È un colpo di coda dei generali. Con le riforme stanno perdendo potere ".


Ezio Mauro, Concita De Gregorio

I due quotidiani islamisti italiani difendono il governo di Erdogan, dimostrando di non aver compreso la situazione turca.
Le gerarchie militari sono da sempre impegnate nella difesa della laicità dello Stato. Il titolo di Repubblica, poi, ha dell'assurdo. Definire democratico il governo di Erdogan è impossibile, specie dopo che ha appena 'vinto' la sua battaglia contro l'editore Dogan, 'colpevole' di essere critico con il governo. Dogan è stato ridotto sul lastrico e al silenzio. Inoltre l'intensificarsi delle relazioni della Turchia con l'Iran e il suo progressivo allontanarsi da Israele e dall' America, non sono segnali positivi. La Turchia di Erdogan non è un paese nè democratico nè laico. Il tentativo dei militari era volto a migliorare la situazione e non, come sostengono i due intervistati, ad acquistare maggior potere.
Ecco le due interviste:

La REPUBBLICA - Marco Ansaldo : " Ora è tutto più chiaro i militari sono contro il governo democratico "


Erdogan

"IL caso Ergenekon, l'operazione militare che cercava di sovvertire con un golpe il governo civile eletto regolarmente dai cittadini, è lo scandalo più importante della storia turca degli ultimi decenni, dell'intero passato kemalista.

Una vicenda che spiega tante delle situazioni avventurose vissute da questo Paese. Non tutto è ancora venuto alla luce.I militari, ora, sono con le spalle al muro. Perché credo che su questo caso vedremo ancora dei colpi di scena». Omer Madraè uno che conosce bene la Turchia più nascosta, nei dettagli e a fondo. Oggi è direttore di Acik Radyo, la "Radio aperta" più di tendenza a Istanbul. Un network impegnato che fa cultura, letteratura, arte, musica, per certi aspetti molto vicino a quella che oggi è, in Italia, Radio Tre.

Ma Madra è anche uno degli intellettuali più noti del Paese, ed è uno c o n o s c e b e n e non solo i militari ma anche le carceri turche. Uno degli ultimi libri di Zulfu Livaneli, scrittore, musicista e uomo politico ("Sevdalim Hayat", cioè "Amore mio, la vita") fa accapponare la pelle mentre si leggono le descrizioni delle torture e delle vessazioni subite da Madra all'epoca dei golpe militari. Un giovane uomo impegnato a sinistra che si batteva per una Turchia diversa da quella dei colpi di Stato degli Anni settanta e ottanta.

Madra oggi è cresciuto, ha un aspetto lieve e giocoso, ma mantiene nella sua professione e nell'approccio alla vita la coerenza del militante maoista che era un tempo.

Omer Madra, che cosa sta succedendo in Turchia con questa improvvisa ondata di arresti? «E' in atto una battaglia cruciale in questo Paese fra i militari e governo islamico. Le forze kemaliste, cioè quelle che si rifanno a Mustafa Kemal "Ataturk", il fondatore della Turchia, oggi rappresentate in una certa misura dalla burocrazia militare, cercano di resistere in tutti i modi ai cambiamenti forti in atto».

Quali cambiamenti? «La Turchia sta mutando pelle, e la classe militare non vuole perdere il potere». A favore di chi? «Della nuova borghesia anatolica, rappresentata dal partito di orientamento islamico del premier Recep Tayyip Erdogan. Sono loro, oggi, ad aver preso in buona parte le leve del potere, e nelle questioni politiche vogliono dire la loro. Intendono avvicinarsi all'Europa come membri a pieno titolo, e devono cercare di dare più diritti democratici ai cittadini».

Questa vicenda può cambiare qualcosa in Turchia? «Alla fine io credo che questo Paese emergerà più forte e democratico. Ma sono necessarie riforme radicali e il varo di una Costituzione più democratica». Ieri la magistratura ha arrestato fra i 40 e i 50 altissimi ufficiali. Un evento mai visto qui. E' possibile una reazione da parte dei generali in carica? «Non credo che, nelle attuali condizioni in cui si trova oggi il Paese, cioè ad uno stadio democratico avanzato, un golpe sia possibile. I militari non sono in una posizione forte da poterlo fare, e non hanno il sostegno necessario. Anche se, non si può mai dire mai».

Che aria si respira adesso? «Di grande attenzione a quel che accade. Ogni giorno, passando davanti ai bar, nei ristoranti, in tutti i locali, le tv sono continuamente interrotte da "breaking news", da notizie improvvise e urgenti. Ecco, viviamo in questa atmosfera».

L'UNITA' - Gabriel Bertinetto : "  È un colpo di coda dei generali. Con le riforme stanno perdendo potere"

Al telefono da Ankara Umit Cizre, docente di scienze politiche all’università Bilkent. Che sta accadendo in Turchia, signora Cizre? «L’ondata di arresti non mi sorprende. Siamo in mezzo alla tempesta, o per meglio dire investiti dalle scosse d’assestamento diun gigantesco terremoto. I fatti sono noti. I nomi delle persone coinvolte nel complotto pure. Il sisma è prodotto dal tentativo di resistere all’erosione del ruolo politico che i militari svolgono nel nostro Paese. La Costituzione prevede che il governo sia prerogativa dei civili,matutti sappiamo che l’esercito da noi non si limita al compito che deve avere in una democrazia moderna, ed è invece un elemento centrale del sistema politico. Negli ultimi decenni sono intervenuti cinque volte a ridisegnare gli assetti di potere interni secondo i loro desideri. Nel 2007 si pronunciarono apertamente contro l’elezione di Abdullah Gul alla presidenza». Le riforme per impedire le ingerenze politiche delle forze armate non hanno avuto successo allora? «Non sono sufficienti. Ad esempio non garantiscono il pieno controllo sui loro bilanci e sulle forniture di armi. I generali rispondono solo a se stessi. Non c’è trasparenza nei meccanismi decisionali che li riguardano. Anzi, potremmo dire che paradossalmente sono proprio i cambiamenti avviati dall’Akp (il partito islamico moderato al governo) ad avere scatenato reazioni aggressive tra gli uomini in divisa, spingendoli a progetti golpisti. Naturalmente loro negano. Si proclamanosemplici guardiani della laicità repubblicana, giustificati ad intervenire se viene minacciata.Mail loro scopo reale è salvaguardare i privilegi messi in discussione dalle riforme ». Quanto sono estese le simpatie eversive? Il rifiuto di essere militari e basta, riguarda solo una minoranza? «Una cosa è certa. Non sono uniti. Tutto ciò che sappiamo sui piani golpisti proviene da informazioni diffuse all’esterno da uomini in uniforme contrari ai medesimi. Ufficiali democratici. Poi c’è una fazione legata al movimento religioso Gulen. Poi c’è l’attuale capo di stato maggiore che sembra favorevole alla linea governativa, e così via. Quando scegli di politicizzare l’esercito in una certa direzione, apri le porte anche a quelli che si ispirano ad altre idoelogie». I vertici supremi delle forze armate accetteranno l’offensiva contro i loro colleghi infedeli? «Apparentemente dal terremoto istituzionale è emerso un capo di stato maggiore intelligente disposto a collaborare con l’autorità civile, consapevole che la Turchia non può restare ferma agli anni venti. Non è detto che agisca così perché ami la democrazia o gradisca il controllo dei civili. Forse è semplicemente disperato, pensa che gli estremisti in divisa stanno cacciando le forze armate in un tunnel al cui fondo non si vede alcuna luce. Ma sarà capace di resistere alle pressioni degli ambienti pro-golpisti? C’è poi un altro problema: gli arrestati saranno processati da un tribunale civile? In giugno il parlamento approvò una legge che rimuove il diritto dei membri delle forze armate ad essere giudicati unicamente da corti militari. Ma il provvedimento è stato successivamente cancellato dalla Corte costituzionale »

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