Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Catturato Baradar, braccio destro del Mullah Omar Sotto interrogatorio sta fornendo informazioni utili nella guerra contro i talebani
Testata:Il Foglio - La Stampa Autore: La redazione del Foglio - Glauco Maggi Titolo: «Colpo grosso a Karachi - Le martellate di Cia e Pentagono -Pakistan, la Cia cattura il numero 2 dei talebani»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 17/02/2010, in prima pagina due articoli titolati " Colpo grosso a Karachi " e " Le martellate di Cia e Pentagono". Dalla STAMPA, a pag. 10, l'articolo di Glauco Maggi dal titolo " Pakistan, la Cia cattura il numero 2 dei talebani ". Ecco i pezzi:
Il FOGLIO - " Colpo grosso a Karachi "
Talebani
Milano. Vista dalle colline sonnacchiose che la circondano, Karachi non sembra affatto la tana preferita di pericolosi talebani. Ma la decadenza della sua architettura coloniale, l’orgoglio tutto occidentale di una piazza d’affari ribattezzata la “Wall Street pachistana”, le luci festose del porto non devono trarre in inganno: questa metropoli è come una roccaforte nel Waziristan, soltanto enormemente più grande, più caotica, più colorata, più dispersiva. Qui è stato catturato qualche giorno fa – in un’operazione congiunta di forze americane e pachistane – Abdul Ghani Baradar, il braccio operativo del mullah Omar. Qui è stato trasportato – secondo la ricostruzione più accreditata – Hakimullah Mehsud, il leader dei talebani pachistani ferito da un drone statunitense al confine con l’Afghanistan (sarebbe morto lungo il tragitto). Qui ha trovato finanziamenti, sistemazione e copertura il commando che, nel novembre del 2008, si è imbarcato su una nave ed è andato a fare strage negli alberghi di lusso di Mumbai, in India. Qui nell’ottobre del 2007 ci fu il primo attentato – fallito – contro l’ex premier Benazir Bhutto, appena rientrata nel paese dopo otto anni di esilio (sarebbe morta due mesi dopo a Rawalpindi). Qui, alla fine del 1997, Khalid Sheikh Mohammed, l’architetto dell’11 settembre, ha spostato a vivere la sua famiglia e da qui ha ordinato la decapitazione del giornalista del Wall Street Journal, Daniel Pearl. Qui solo negli ultimi due mesi ci sono state ottanta vittime in attentati. Poiché la città più cosmopolita dell’Asia meridionale è anche il cuore economico del Pakistan, è da sempre in vigore una pace armata tra le forze governative e i terroristi: non ci interessano i vostri traffici, dice Islamabad, le vostre gite nelle zone più ricche di Karachi per raccogliere soldi, anzi potreste pure avere un ruolo in Afghanistan, un domani, basta che non minacciate il paese. La cattura di Baradar segna la rottura del patto: il governo pachistano ha sospeso la sua tolleranza ed è andato a prendere l’uomo che, consegnato vivo, più può essere utile agli americani: è l’unico, ben più del mullah Omar, che sa davvero tutto. Alla fine di gennaio, in un incontro al quartier generale della Nato, il generale Ashfaq Parvez Kayani aveva chiarito agli americani di voler avere un ruolo attivo nella soluzione del conflitto afghano: vogliamo fare da mediatori, aveva detto Kayani, tra voi e i talebani che decidono di collaborare. All’inizio di febbraio, in un lungo colloquio con giornalisti stranieri, il generale aveva portato i numeri dello sforzo pachistano contro i terroristi – 2.273 uomini persi – e aveva sottolineato: “Non possiamo augurare all’Afghanistan quello che non ci auguriamo per noi”. Gli americani, che hanno più di un motivo per non credere che il Pakistan voglia fare davvero sul serio contro i talebani, hanno chiesto una prova di affidabilità. Qualche giorno fa, nella metropoli- Waziristan del sud, è saltato fuori Baradar.
La STAMPA - Glauco Maggi : " Pakistan, la Cia cattura il numero 2 dei talebani "
Mullah Omar, Abdul Ghani Baradar era il suo braccio destro
Il mullah Abdul Ghani Baradar, braccio destro del leader talebano mullah Omar e comandante in capo delle operazioni in Afghanistan contro le truppe Nato, è stato catturato diversi giorni fa in Pakistan, a Karachi, in una operazione congiunta dei servizi segreti pachistani (Isi) e della Cia americana. La notizia, peraltro ancora smentita dal gruppo islamico ma confermata da fonti del governo Usa, è la prova che la guerra segreta di Obama in Pakistan, in pieno svolgimento e non dichiarata, sta dando frutti importanti. Mentre l'attenzione internazionale è concentrata sull'offensiva dei 15 mila tra marines e alleati per la conquista di Marjah, in Afghanistan, è nel vicino Paese non «belligerante» che i droni del Pentagono scovano e distruggono cellule di militanti taleban o di Al Qaeda alla macchia. Ed è qui che, come nel caso di Baradar, l’intelligence riesce a catturare personaggi al top della nomenclatura terrorista. Baradar, interrogato da agenti pachistani e americani, starebbe fornendo informazioni molto valide. Il «New York Times» aveva appreso giorni fa dell’operazione di Karachi, ma ha mantenuto il silenzio fino a ora su richiesta della Casa Bianca, per non pregiudicare le possibili ricadute positive legate alle informazioni ottenute a caldo dal «pesce grosso». Nella lotta al terrorismo islamico, è una vittoria su due fronti. Quello militare-politico, poiché priva gli estremisti del loro massimo riferimento attuale: Baradar è il fiduciario del mullah Omar fin dal 2001, quando si dice fosse lui alla guida della moto su cui ha portato in salvo in montagna il leader religioso dei taleban, braccato dai soldati americani arrivati sulla scia dell’attacco dell'11 settembre. Ma il mullah Omar ha avuto seri problemi di salute e la sua direzione reale del movimento è meno efficace di un tempo, anche per l’estrema cura dedicata nel nascondersi. Così aveva preso quota il suo numero due: accreditato di essere il cervello degli ordigni di strada improvvisati (Ied), che sono l'arma più letale per le forze della Nato, Baradar era anche al timone della cosiddetta Consulta di Quetta, dal nome della capitale della provincia del Baluchistan in Pakistan dove si sono nascosti per anni i dirigenti del movimento. L'aspetto strategico più rilevante della cattura sta però nel cambiamento di approccio da parte del governo di Islamabad, che era stato sempre ambiguo nei rapporti con l'America da una parte e con gli estremisti di casa dall'altra. La Cia si era lamentata in passato per la scarsa collaborazione dell'Isi, che di fatto forniva protezione ai taleban in Afghanistan, servendosene quali alleati nella eterna «guerra» con l'India. Obama e i suoi hanno lavorato ai fianchi il governo di Islamabad costringendolo a un’alleanza operativa non ufficiale, ma concretissima.
Il FOGLIO - " Le martellate di Cia e Pentagono"
Generale McChrystal
Roma. La Cia cattura il mullah Baradar a Karachi e infila una stoccata dannosissima nel corpo dei guerriglieri. Eppure le notizie e le analisi più recenti dall’Afghanistan battono tutte sullo stesso concetto, è in atto una grande mediazione per persuadere i talebani – “che tanto non possono essere sconfitti militarmente”, come dice il cliché di buon senso stantio che circola – a gettare le armi e a trovare un proprio ruolo politico per loro e anche per l’etnia pashtun che aizzano (e pure per il loro messaggio islamista) all’interno di un futuro governo afghano. In realtà, mai come adesso il Pentagono e la Cia stanno martellando duro per fare a pezzi la leadership dei guerriglieri. “Qualsiasi patto con il nemico va fatto da una posizione di superiorità militare – dice il generale Stanley McChrystal, messo al comando dal giugno 2009 – e noi dobbiamo creare questa condizione”. I suoi collaboratori dicono che il generale ha ritirato fuori il playbook, lo spartito, di quando era in Iraq e comandava un’unità speciale per le operazioni clandestine, la cui esistenza non era riconosciuta dal Pentagono, che dava la caccia ai capi più pericolosi dei terroristi. I suoi uomini inseguivano e catturavano – più spesso uccidevano – i leader di al Qaida in Iraq, senza badare troppo al resto della guerra tutt’attorno. Ora un rapporto finito nelle mani del Los Angeles Times dice che in Afghanistan ad aprile dell’anno scorso, prima dell’avvento di McChrystal, i raid delle squadre speciali erano una ventina al mese. Adesso superano il centinaio. Secondo la stampa inglese, prima dell’ultimo attacco contro la città di Marja, nel sud dell’Afghanistan, “almeno 50 capi locali sono stati eliminati in singole azioni nei loro nascondigli per ammorbidire la resistenza avversaria”. La Cia non è da meno e non si capisce quanto del suo lavoro sia ormai concepito nella stessa cabina di regia con i militari. Sembra una buona parte. Dopo la strage di sette agenti nell’avamposto afghano di Khost – un infiltrato dentro al Qaida è tornato non carico di notizie, come diceva lui, ma di esplosivo – ha scatenato una campagna aerea senza precedenti con i droni sopra le aree tribali del Pakistan. Dall’inizio dell’anno, quattordici bombardamenti. Alcuni nello stesso giorno. Questo mese è stato eliminato Hakimullah Mehsud, il capo dei talebani pachistani che aveva fatto una apparizione ieratica, ma anche parecchio strafottente, nel video testamento dell’infiltrato doppiogiochista. Il predecessore di Hakimullah, Baitullah, nemico pubblico numero uno, è stato anche lui colpito da un missile sceso giù dal cielo d’estate nel luglio 2009, poco dopo l’arrivo di McChrystal. Da quel poco che è filtrato, quest’ultima operazione a Karachi è stata condotta in modo da sconfessare le voci fresche e pessime sull’operato della Cia nell’Asia meridionale. C’è stata la collaborazione con i servizi pachistani, soggetti difficili. E anche con il New York Times, per tenere la notizia nascosta e sfruttare al meglio gli interrogatori – verosimilmente senza avvocati presenti.
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