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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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L'Opinione - Il Foglio Rassegna Stampa
11.02.2010 Saad Hariri sempre dalla parte degli assassini di suo padre contro Israele
Analisi di Michael Sfaradi, Redazione del Foglio

Testata:L'Opinione - Il Foglio
Autore: Michael Sfaradi - La redazione del Foglio
Titolo: «Teheran appalta la guerra a Hezbollah e Hariri sta al gioco - La Siria è tornata in Libano»

Riportiamo dall'OPINIONE di oggi, 11/02/2010, l'articolo di Michael Sfaradi dal titolo " Teheran appalta la guerra a Hezbollah e Hariri sta al gioco ". Dal FOGLIO, a pag. 3, l'editoriale dal titolo " La Siria è tornata in Libano ". Ecco i due pezzi:

L'OPINIONE - Michael Sfaradi : " Teheran appalta la guerra a Hezbollah e Hariri sta al gioco "


Michael Sfaradi

IL premier libanese Saad Hariri in un’intervista alla televisione inglese di Bbc ha detto: “Israele minaccia di scatenare una nuova guerra in Medio Oriente. Vediamo quello che sta avvenendo sul terreno e nel nostro spazio aereo da due mesi a questa parte, con i jet israeliani che ogni giorno violano lo spazio aereo libanese. Stiamo assistendo ad una escalation, e questo è molto pericoloso. Il Paese è unito e il suo governo sarà al fianco del gruppo sciita Hezbollah in caso di guerra. Non ci saranno divisioni in Libano, saremo con il nostro popolo contro Israele”. Per dovere di cronaca dobbiamo ricordare che Israele negli ultimi 12 mesi è stata più volte aggredita e colpita dai razzi Katyusha provenienti dal Libano, di conseguenza i voli nel suo spazio aereo sono dovuti alla necessità di monitorare il territorio e il riarmo di Hezbollah che continua disattendendo la risoluzione Onu 1701. Ciò che Saad Hariri ha dichiarato è probabilmente il frutto del suo viaggio in Siria dove ha abbracciato insieme ad Assad, probabile mandante dell’omicidio di suo padre Rafiq, anche le tesi iraniane, consegnando così il Libano nelle mani di Hassan Nasrallah capo di Hezbollah e proconsole di Ahmedinejad. Il premier libanese ha dimostrato di non essere lungimirante, perché lo schierarsi a fianco di una milizia terroristica, che in caso di guerra non si farà scrupoli di colpire le città e le popolazioni civili israeliane, può costare caro al suo popolo che diventerebbe bersaglio per l’aviazione e l’artiglieria con lastella di David. Si delinea così il quadro delle alleanze che, nel momento critico, si stringeranno intorno al regime degli Ayatollah: oltre all’onnipresente Siria, Hamas ed alla Turchia di Erdogan (new entry in questa triste lista) e in attesa di capire le scelte di Egitto e Giordania e del resto dei Paesi arabi, possiamo ora aggiungere il Libano che ha deciso da che parte sarà schierato nel momento della verità. Rimane che, al contrario di ciò che viene continuamente urlato dai vari tiranni arabi ed ai loro fan europei, non è Israele a minacciare una nuova guerra ma l’Iran con i suoi missili e le sue ricerche nucleari e coloro che, con la speranza di vedere l’Islam dominare il mondo, si stringono attorno ad un regime come quello di Teheran che sta trascinando l’umanità verso una catastrofe senza precedenti.

Il FOGLIO - "La Siria è tornata in Libano "


Saad Hariri

Domenica il Libano celebra il quinto anniversario della morte dell’ex premier Rafiq Hariri, ucciso da una bomba sul lungomare di Beirut nel 2005, ma mai come oggi il ricordo è tanto sbiadito. Tutto ciò che è accaduto in questi anni – la rivoluzione dei cedri, il ritiro della Siria, la crisi con Hezbollah, la guerra con Israele, la mezza guerra civile, i tanti morti – pare accantonato, in nome di un pericoloso realismo. Al governo oggi c’è il figlio di Hariri, Saad, uno dei leader di quel fronte del 14 marzo che portò uno sconvolgimento di libertà in medio oriente, la piazza libanese piena di ragazzi, i carriarmati siriani visti da dietro che tornavano a casa, Hezbollah potente ma isolato. E ieri Saad ha annunciato che, in caso di un conflitto con Israele, il suo governo si schiererà con Hezbollah, con la Siria, con quelli che, se non hanno ucciso suo padre (il mitico Tribunale Hariri è appeso alla tattica di molti paesi, in testa la Francia cara agli Hariri, che lo usano come inutile strumento di negoziazione con Damasco), di certo avrebbero voluto farlo. La consuetudine tra l’esecutivo di Beirut, legato mani e piedi ai capricci e ai veti del Partito di Dio, e la leadership siriana è consolidata: in quest’ultimo fine settimana il capo del Parlamento libanese Berri è stato a Damasco per ricordare che Beirut sta con Hezbollah e che le accuse di Israele – il premier Netanyahu ha detto che Hezbollah continua a far entrare armi nel sud del Libano – sono infondate e bellicose. Una telefonata poi dal ministero degli Esteri siriano ad Hariri ha confermato l’alleanza. Il presidente libanese Suleiman ha una comunicazione telefonica settimanale con il collega siriano Assad. La Siria è tornata in Libano, con l’assenso dei sauditi da sempre sponsor degli Hariri ed evidentemente meno ostili nei confronti di Damasco, e con sé porta i suoi veri alleati – il Libano è considerato una proprietà –, l’Iran, Hezbollah, Hamas, i nemici di Israele. Con buona pace di Obama che in Siria sta inviando un ambasciatore.

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