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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
02.02.2010 Piombo Fuso: ecco come funziona la democrazia israeliana
Cronaca di Francesco Battistini

Testata: Corriere della Sera
Data: 02 febbraio 2010
Pagina: 3
Autore: Francesco Battistini
Titolo: «Il governo risponde alle accuse. Prime ammissioni sulla guerra a Gaza: 'Fosforo sui civili'»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 02/02/2010, a pag. 3, l'articolo di Francesco Battistini dal titolo "Il governo risponde alle accuse. Prime ammissioni sulla guerra a Gaza: 'Fosforo sui civili' ".

I due ufficiali responsabili dell'utilizzo di fosforo bianco in una zona densamente popolata sono stati richiamati e saranno puniti.
Ora la stampa anti israeliana potrà scatenarsi contro Israele (il quotidiano comunista lo fa già questa mattina, in un articolo di Michele Giorgio che non riportiamo) e sostenere che è colpevole di aver commesso crimini di guerra.
Ciò che conta, invece è aver ammesso l'errore e perseguito i colpevoli. Israele è una democrazia e questa ne è l'ennesima dimostrazione.
Ecco l'articolo:


Eyal Eisenberg
e Ilan Malka

GERUSALEMME— Guardò i magazzini dell’Onu distrutti a Tel al-Hawa. Ascoltò le testimonianze. Si commosse. E alla fine perse la calma, l’imperturbabile Ban Ki-moon. Quando un anno fa visitò Gaza, il segretario Onu usò parole dure, insolite in uno che è accusato di non alzare mai la voce: ci sono responsabilità gravi, disse, e qualcuno deve pagare. Qualcuno ora paga: sono due alti ufficiali israeliani, un generale di brigata e un colonnello, a capo d’unità di fanteria come la Givati e la Golani che, nella gerarchia militare, brillano per l’efficienza nelle missioni delicate. Eyal Eisenberg e Ilan Malka ancora comandano i loro reparti alle porte della Striscia e in Cisgiordania: a punirli non è un’organizzazione internazionale, è lo stesso Tsahal. Che ravvisa «abuso d’autorità» nel loro comportamento. Ritiene che abbiano «messo in pericolo la vita della popolazione civile». E alla fine cita due parole che danno i brividi all’opinione pubblica mondiale: fosforo bianco.

È una mezza ammissione. Il governo israeliano dice d’aver inflitto il «richiamo ufficiale» nel controrapporto, 46 pagine, che venerdì scorso ha consegnato all’Onu per contestare le tesi dell’inchiesta Goldstone, quella che accusa lo Stato ebraico d’avere commesso crimini di guerra nell’operazione Piombo Fuso. Il dossier non nega, come già in passato, d’avere fatto uso di fosforo bianco, ma ricorda la Convenzione del 1980 che ne consente l’impiego bellico, purché lontano dalla popolazione civile. Questo è il punto: i due ufficiali, spiega un portavoce, il capitano Barak Raz, «sono stati puniti non perché le armi contenessero una certa quantità di fosforo bianco, ma perché i proiettili sono stati tirati verso le zone abitate». Gli obici colpirono il compound dell’Unrwa, l’agenzia Onu per i palestinesi dove s’erano rifugiate 700 persone, distruggendo quintali di cibo e colpendo, riconosce adesso Israele, almeno tre civili. Il fosforo, che molti eserciti usano come fumogeno per coprire le operazioni, non può essere tirato sulla gente: «spara» una miriade di pezzi di feltro che, a contatto dell’aria, prendono fuoco e s’attaccano alla pelle, bruciando per diverse ore. Qualche giorno fa, gl’israeliani hanno versato 10 milioni di dollari all’Onu a titolo di risarcimento, per i bombardamenti sui depositi Unrwa. Ora procedono contro chi sbagliò: la sanzione non porterà i due ufficiali davanti alla corte marziale, né li degraderà. Semplicemente, non potranno più essere promossi e la nota resterà nel loro stato di servizio. «La cosa più importante che vorrei sottolineare — dice il capitano Raz— è che non abbiamo nulla da nascondere: dove c’è stato un errore, lo riconosciamo». Non la pensano così gli uomini di Hamas: «È una prova chiara che sono stati commessi crimini di guerra — dice Fawzi Barhoum —. Israele mette le mani avanti, perché sa che il peggio deve arrivare. I criminali saranno puniti in modo molto più severo. E non sfuggiranno alla giustizia internazionale».

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