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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Il Giornale - L'Opinione Rassegna Stampa
28.01.2010 Memoria 1 - Commenti
Articoli di Fiamma Nirenstein, Dimitri Buffa, Luciano Tas. Con le dichiarazioni di Elie Wiesel

Testata:Il Giornale - L'Opinione
Autore: Fiamma Nirenstein - Dimitri Buffa
Titolo: «L’odio per gli ebrei c’è ancora: ora si chiama antisionismo - Giornata della Memoria: gli ebrei discutono sulla sua utilità, mentre diventa sempre più spesso una vetrina per antisemiti»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 28/01/2010, a pag. 13, l'articolo di Fiamma Nirenstein dal titolo " L’odio per gli ebrei c’è ancora: ora si chiama antisionismo ". Dall'OPINIONE, l'articolo di Dimitri Buffa dal titolo " Giornata della Memoria: gli ebrei discutono sulla sua utilità, mentre diventa sempre più spesso una vetrina per antisemiti ". Pubblichiamo l'articolo di Luciano tas dal titolo " I giorni e la Memoria "

Come riportato dai quotidiani italiani, il Papa ha condannato duramente il negazionismo con un discorso nel quale,però, non ha mai menzionato Israele e i suoi cittadini.  Condannare l'antisemitismo nei nazifascisti e soprassedere su quello dei giorni nostri contro Israele, è un atteggiamento inaccettabile. 
Seguono le dichiarazioni più significative del discorso di Elie Wiesel a Montecitorio precedute dal nostro commento.

Ecco gli articoli:

Il GIORNALE - Fiamma Nirenstein : " L’odio per gli ebrei c’è ancora: ora si chiama antisionismo "


Fiamma Nirenstein

A leggere i tanti comunicati e prese di posizione nel Giorno della memoria si assiste a una variegata dimostrazione di buona volontà, ma molte volte, mi dispiace, gli ebrei non c’entrano niente. Spesso non è una parola sul loro sterminio, sull’antisemitismo e su come combatterlo quella che viene pronunciata, gridata, sussurrata da uomini politici e fondi di giornale, ma piuttosto una presa di posizione sulla propria personale virtù, sulle virtù della memoria in sé o su temi generici come la difesa dei gruppi che soffrono pregiudizi e persecuzioni da parte di maggioranze. Si dicono due parole di circostanza, poi si parla di Hiroshima, dei pellerossa, delle minoranze etniche ospiti in Italia, del Darfur, della memoria della Resistenza offesa dalle scritte antisemite, dell’immigrazione sfruttata al Sud; tutte cose che denotano sentimenti elevati, e anche una decisa volontà di obliterare il fatto che l’antisemitismo attuale ha come obiettivo gli ebrei, lo Stato d’Israele. C’è chi si indigna che proprio nel Giorno della memoria i muri di Roma siano stati imbrattati con svastiche, ma chi dichiara la sua indignazione si dimentica di dire che le scritte dicono “Hamas vincerà” e “Usa e Israele boia”. Quello non dà noia. Qualcuno arriva a punti comici, come il Manifesto, che denunciava Israele anche ieri: «Israele attacca l’Iran mentre il mondo ricorda l’Olocausto». Che maleducato. Peccato che l’Iran nel frattempo gli prometta di nuovo lo sterminio.
Di certo a lato della Shoah degli ebrei sono stati falcidiati gruppi etnici, sessuali, politici: a loro va il nostro ricordo e il nostro rispetto. Ripensare alla loro persecuzione e alle immani stragi compiute dei loro gruppi, crea evidenti, rigorosi doveri di salvaguardia e quindi di memoria. Di certo prima e dopo la Shoah altri orridi eccidi di massa hanno avuto luogo. Ma questo non può obliterare il fatto che vi sia stata una determinazione specifica portata a termine scientificamente, menzionata da Elie Wiesel ieri al Parlamento, di far sparire dalla faccia della Terra un popolo intero, anzi l’unico popolo sopravvissuto dall’antichità. E quello che rende la faccenda più imbarazzante è che la ferita è aperta, sanguina e riguarda in gran parte lo Stato d’Israele contro cui tutto l’anno, fuorché nel giorno della Shoah, si esercitano le migliori armi dell’antisemitismo contemporaneo.
La vera domanda odierna è: come combattere un antisemitismo incancrenito e che si sente invece legittimato, poiché da anni l’Onu e le sue maggioranze automatiche, le Ong in gran numero, la sinistra, la destra estrema, la stampa e la Tv, si sono inventate la risoluzione «sionismo uguale razzismo», la Conferenza di Durban, la commissione Goldstone, la continua ripetizione di accuse infamanti allo Stato ebraico quale quella di apartheid, di blood libel, di congiura per conquistare il mondo? Come si giustificano gli odiatori di Israele quando un giornale svedese accusa l’esercito israeliano di rubare gli organi dei palestinesi per commerciarne? Che la stessa accusa sia stata fatta ai soccorritori israeliani, meravigliosi salvatori, a Haiti? Come si spiega che anche l’11 settembre sia stato definito una congiura ebraica? Congiura, sete di sangue... Non sono le stesse accuse che sono state rovesciate sul popolo ebraico nei secoli? I sepolcri imbiancati che propagano una lettura antisemita del popolo ebraico non devono venire a chiedere che si promuova la memoria della Shoah. Elie Wiesel ha detto che troppo timidamente si è affrontato il grande problema dell’odierno odio antiebraico. Ci si metta una mano sulla nostra vera coscienza, quella di italiani in gran parte giudeofobici. In Italia solo il 54 per cento dei cittadini, ha detto Frattini ieri, non ha pregiudizi sugli ebrei; il 12 per cento è apertamente antisemita. Nathan Sharansky ha riportato che nei primi tre mesi del 2009 si sono registrati nel mondo un numero di atti antisemiti pari a quelli di tutto il 2008. E che in assoluto ne contiamo oggi un numero pari a quello di prima della Shoah. Dunque il guaio è che non si tratta solo di ricordare, si tratta di combattere con sanzioni, prese di posizione, tagli dei nostri scambi economici con l’Iran; si tratta di piantarla di suggerire con tocco di ineffabile realismo di parlare con Hamas, che suggerisce nella sua carta costitutiva di uccidere tutti gli ebrei, e lo stesso con Hezbollah che ne fa il suo sport preferito, e che ora è parte del governo libanese. Mi dispiace, il nostro appuntamento con il Giorno della memoria non è con i negozianti che non amano i cinesi, non con il museo della Liberazione di Roma, offeso da scritte antisemite, non con la nostra coscienza resistenziale... È un appuntamento con un antisemitismo vivo e scalciante, che si è vestito di nuovo in tutta Europa con i parafernalia nazisti, e che si serve di terroristi suicidi e prepara la bomba atomica. E che usa i nostri piccoli uomini che fingono che antisemitismo e antisionismo non siano la stessa cosa. Onestamente devo dire che è stato bello che alla Camera Gianfranco Fini abbia invitato Wiesel a parlare in aula, che abbiano presenziato il presidente Napolitano e il premier Berlusconi, che la mattina il ministro Frattini abbia denunciato l’antisemitismo d’oggi e l’Iran... Tutti hanno detto che l’antisemitismo oggi si esercita soprattutto contro Israele. Che bisogna fermare l’Iran. Speriamo in una rivoluzione.
www.fiammanirenstein.com

L'OPINIONE - Dimitri Buffa : " Giornata della Memoria: gli ebrei discutono sulla sua utilità, mentre diventa sempre più spesso una vetrina per antisemiti"


Dimitri Buffa

Il paradosso di questa giornata delle memoria, che di per sé è un’istituzione sacrosanta, è che da quando è stata istituita è servita più da vetrina per anti semiti ed esibizionisti del negazionismo che per il ricordo dei 6 milion di ebrei uccisi nei campi di concentramento. Così la sua utilità è diventata motivo di discussione anche per la Comunità romana che ieri ha dovuto constatare l’ennesima notte di scritte anti semite sui muri della capitale e sempre in concomitanza con l’evento. Per non parlare delle esternazioni del boia degli studenti di Teheran, l’ayatollah Alì Khamenei (il vero mentore di Ahmadinejad) che ieri non si è lasciato sfuggire l’occasione per maledire Israele e giurare che prima o poi l’Iran la farà scomparire dal globo. Se a questo aggiungiamo l’episodio delle buste di zucchero in alcuni bar di Bologna con sopra stampate freddure oscene su ebrei e tedeschi e l’invito a boicottare la memoria e il libro di Anna Frank nelle scuole, giunto ancora ieri, secondo le agenzie, da “Radio Padania” (in questi termini: “Anna Frank non era una santa, crepate voi che ci date dei moralisti e dei bacchettoni, crepate assieme a Satana....”), si ha un quadro perfetto dei rischi di questa commemorazione.
Ieri in Parlamento ha parlato Elie Wiesel, uno dei grandi vecchi sopravvissuti. E mezzo mondo politico, a  cominciare dal presidente Napolitano si è commosso. Il problema, anche nel dibattito contenuto nell’ultimo numero di “Shalom”, che poi è l’organo della Comunità ebraica romana (la più antica del mondo e la più numerosa d’Italia) è che “commemorando gli ebrei morti si rischia di dare l’alibi a qualcuno per dimenticare e offendere quelli vivi”. E recentemente,  proprio a proposito di ebrei vivi, uno studio fatto  dal Centro di Ricerche sull'Antisemitismo dell'Università di Tel Aviv, dimostra che anche nel 2009 il trend degli episodi di oltraggio e intimidazione, o peggio, agli ebrei è aumentato. In particolare gli episodi di boicottaggio anti israeliano e di intolleranza a cittadini di religione ebraica come diretta conseguenza dell'operazione Piombo Fuso, la guerra di 23 giorni lanciata da Israele contro Hamas a Gaza.
Su Shalom”, Edith Stein Schreiber, anche lei reduce di Auschwitz, lamenta la troppa retorica e la spettacolarizzazione delle trasmissioni sugli ex deportati: “sono stata due volte a “Porta a Porta” e c’erano altri deportati di Roma..Vespa si è limitato a far vedere il numero tatuato sul braccio trattandoci come delle vacche..”
Naturalmente nessuno si sogna di chiederne l’abolizione, ci mancherebbe altro. Ma forse un po’ più di educazione civica sugli ebrei di oggi e sullo stato di Israele e i rischi che corre tra terrorismo islamico e minaccia iraniana non guasterebbe. Almeno gli anti semiti di oggi sarebbero costretti a calare giù la maschera.

INFORMAZIONE CORRETTA -Luciano Tas : " I giorni e la Memoria "


Luciano Tas

Nel Giorno della Memoria i muri di una strada romana recano le velenose e insane scritte antisemite di una finora sconosciuta “Militia” in cerca di un quarto d’ora di visibilità. Eccoli accontentati.
In Iran il Presidente Kamenei, che rappresenta l’ala moderata del regime dittatoriale di Ahmadinejad, sostiene che la Shoà è una invenzione sionista e ribadisce il proposito di distruggere Israele.
Un libraio milanese proclama in un cartello che non venderà i libri di un noto giornalista televisivo. Il prologo di un rogo?
Si tratta di tre notizie che apparentemente appaiono disomologhe per “qualità” e “quantità”. In nessun modo si possono paragonare i graffiti antisemiti con le minacce di genocidio, né questi due con la trovata pubblicitaria (ancora la “visibilità”) di minuto boicottaggio.
E invece si collegano. I teppisti di Roma saranno pochi, ma la tentazione di imitarli, sempre per essere in qualche modo e magari per qualche momento “visibili” è tanta, come insegnano i vari grandi fratelli e le isole dei famosi. Persino gli incauti dirigenti iraniani sono portati a “rilanciare” ogni tanto per occupare una scena cui un sempre sollecito e pavido Occidente offre una buona sponda di ultimatum a grappoli, come dire minacce a vuoto.
A riportarci ad una realtà più dura, seria e drammatica, è lo sconvolgente documento portato dallo storico della Shoà Marcello Pezzetti il 27 gennaio alla mostra del Vittoriano sulla partecipazione del Teatro alla Scala di Milano con il suo soprano Lia Origoni ad una serata (il 16 febbraio 1943), chiamata “Sud Solare” per il diletto, scrive il Corriere della Sera,  “delle guardie SS di Auschwitz-Birkenau”.
Ora si può immaginare che la rappresentante italiana dello spettacolo, a cui partecipavano altre “stelle” internazionali, non si sia limitata a vedere ad Auschwitz il suo camerino, il palcoscenico preparato per l’occasione, i suoi colleghi e gli ufficiali e soldati tedeschi, magari per l’occasione in alta tenuta. Le camere a gas erano in funzione, i forni crematori erano accesi e l’acre odore della carne bruciata giungeva alle narici dei cantanti e dei suonatori “internazionali”. Qualche detenuto si sarà pur mosso nel campo, non li avranno nascosti tutti. E probabilmente la signora Origoni (di sicuro tratta in inganno; non le avranno certo detto: “Guarda devi andare in un campo di sterminio a cantare”), di ritorno dalla tournée avrà pur detto a qualcuno che ad Auschwitz non c’erano solo teatri e palcoscenici. E’ lecito ritenere che il soprano abbia avuto in loco almeno qualche sentore – qualche odore – di quanto si stava perpetrando.
Ripetiamo la data: 16 febbraio 1943. La macchina nazista di morte stava lavorando al suo massimo. Che qualcuno sostenga ancora oggi che nessuno in Italia sapeva o sospettava, riceve oggi una ulteriore prova “a carico”. Sì, a carico di quanti avrebbero forse potuto (l’Italia il 16 febbraio del ’43 era ancora paritariamente alleata della Germania) fare o dire qualcosa e non hanno fatto o detto. E comunque nessuno dovrebbe schierarsi oggi dietro il “non sapevano”, “non potevano”. Diciamo che non volevano?

Elie Wiesel: " Senza la memoria la speranza non potrebbe esistere "

Come dichiarato a un giornalista di  Haaretz, Wiesel, chiamando in causa il più alto livello spirituale, voleva indicare «senza equivoci » proprio Pio XII.


Elie Wiesel

C’è solo una parola che definisce la mia vita, che definisce ciò di cui la nostra generazione ha più bisogno: è la memoria. Senza la memoria la speranza non potrebbe esistere (...) Come si può trattare con il presidente di una nazione, Ahmadinejad, che per primo vuole negare l'Olocausto e vuole distruggere uno stato membro delle Nazioni Unite. Comeosa?.Andrebbe arrestato, portato all'Aja e accusato di crimini contro l'umanità (...) Distruggere Israele vuol dire distruggere gli ebrei, come si voleva fare 65 anni fa (...) Ai più bassi livelli della politica e al più alto livello della spiritualità il silenzio non aiuta mai la vittima, il silenzio aiuta sempre l'aggressore

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