Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Cristiani perseguitati nei Paesi islamici Ora anche in Libano sono a rischio. Cronache di Giulio Meotti, Dimitri Buffa
Testata:Il Foglio - L'Opinione Autore: Giulio Meotti - Dimitri Buffa Titolo: «Cristianofobie - Cristiani e mondo islamico. Arrivano le minacce di Nasrallah»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 12/01/2010, a pag. 4, l'articolo di Giulio Meotti dal titolo " Cristianofobie ". Dall'OPINIONE, l'articolo di Dimitri Buffa dal titolo " Cristiani e mondo islamico. Arrivano le minacce di Nasrallah ". Ecco i due articoli:
Il FOGLIO - Giulio Meotti : " Cristianofobie "
Giulio Meotti
Roma. IlWall Street Journal l’ha chiamata eloquentemente “cristianofobia islamica”. E’ impressionante l’ultimo rapporto dell’organizzazione no profit americana Open Doors, che getta nuova luce sulle dimensioni dell’agonia cristiana in terra islamica. Dei cinquanta paesi presenti in lista, oltre a regimi comunisti e dittature, trentacinque sono islamici. Lo sono anche otto dei primi dieci. Mentre proseguono gli attacchi alle chiese in Malesia, si scopre che la cellula islamista che ha ucciso i sette cristiani in Egitto puntava al vescovo Anba Kirollos. Nel rapporto annuale World Watch List, Open Doors elenca i paesi dove maggiormente la fede cristiana è sottomessa e perseguitata. Tutti islamici, tranne la Corea del Nord al primo posto e più avanti il Laos, due distopie totalitarie comuniste. In Corea del Nord ogni manifestazione religiosa è considerata “insurrezione antisocialista” ed è permesso soltanto il culto di Kim Jong-Il. Il regime ha sempre tentato di ostacolare la presenza religiosa, in particolare di buddisti e cristiani, e impone ai fedeli la registrazione in organizzazioni controllate dal partito. Sono frequenti le persecuzioni violente nei confronti dei fedeli e di coloro che praticano l’attività missionaria. Da quando si è instaurato il regime comunista nel 1953, sono scomparsi circa trecentomila cristiani e non ci sono più sacerdoti e suore, forse uccisi durante le persecuzioni. Attualmente sono circa ottantamila quelli che nei campi di lavoro sono sottoposti a fame, torture e morte. L’Iran è il secondo carnefice dei cristiani, quando il presidente Ahmadinejad si fa beffe delle anime belle dichiarando che in Iran “le minoranze religiose godono di diritti uguali”. I cristiani in Iran sono 360 mila su una popolazione di 65 milioni di abitanti; i cattolici sono 25 mila. Nel 2009 il regime dei mullah ha arrestato 95 cristiani e l’anno precedente una coppia di missionari è stata torturata a morte. In Iran, le campagne sulla moralità nel vestire portata avanti dalle “pattuglie della modestia”, perché il vestire sia più adeguato all’ideale islamico totalitario, è uno dei mezzi principali di negazione della libertà religiosa personale, omologando tutti (musulmani e non) in un solo modello (“il vestito nazionale islamico”), confezionato dal regime per reprimere e controllare la popolazione. Il problema più spinoso sono però i cristiani convertiti dall’islam. Di fatto, sono “illegali”. Si tratta di musulmani convertiti alla fede cristiana, o cristiani “pentiti” che ritornano alla fede originaria dopo essersi formalmente convertiti all’islam (nel caso di un matrimonio misto); oppure sono figli di coppie islamo-cristiane. Nel 1994 il pastore protestante Haik Hovsepian venne ucciso e sepolto in una fossa comune con un musulmano convertito al cristianesimo che il religioso aveva difeso pubblicamente. Molto spesso i convertiti devono tenere nascosta la loro nuova fede perfino alla famiglia; oppure devono decidersi a emigrare per poterla rendere pubblica. Alle cerimonie nelle chiese cristiane è presente sempre la polizia: ufficialmente, a titolo di “protezione” dei luoghi di culto; di fatto, al fine di proibire l’ingresso a coloro che non sono “legalmente cristiani”. Per costume, l’apostasia viene infatti condannata con la morte, comminata spesso dagli stessi parenti del convertito. “Braccio d’un lavoratore italiano” In Mauritania, dove ci sono diverse migliaia di cristiani, la sola religione riconosciuta è quella islamica, è vietato il proselitismo e chi si professa cristiano in pubblico è perseguito penalmente. In Afghanistan non è meno oscurantista la situazione, nonostante la liberazione del paese dal giogo talebano. La situazione dei cristiani è definita “catacombale”. Gli unici cristiani che vivono la fede apertamente sono i membri della comunità internazionale, tanto che l’unica chiesa pubblica è la cappella all’interno dell’ambasciata italiana a Kabul. L’Arabia Saudita, custode della Mecca e Medina, è al terzo posto nella classifica e vieta ufficialmente ogni culto non islamico. La polizia religiosa (i famigerati mutawwa’in) si occupa di monitorare la pratica di altre religioni e ha poteri enormi. Così si registrano arresti sommari e torture di fedeli cristiani in carcere. Spesso la polizia religiosa detiene cristiani che vengono liberati solo dopo aver firmato un documento in cui abiurano la loro fede. I lavoratori non musulmani sono soggetti all’arresto, alla deportazione e alla prigione, se vengono sorpresi nell’esercizio di qualsiasi pratica religiosa, oppure se vengono accusati di detenere materiale religioso e di proselitismo. Nella vecchia Gedda esiste un cimitero di cinquecento non musulmani, gestito dal consolato svizzero. Non viene usato da mezzo secolo. Ci sono due tombe di ebrei dei primi del Novecento, un’antica lapide che recita “braccio d’un lavoratore italiano” e alcuni bambini filippini che riposano senza croce.
L'OPINIONE - Dimitri Buffa : " Cristiani e mondo islamico. Arrivano le minacce di Nasrallah "
Nasrallah
A Natale hanno sofferto persecuzioni e omicidi i cristiani copti d’Egitto, che secondo il loro rappresentante in Italia Ashraf Ramelah, presidente dell’associazione “Voice of the Copts”, in realtà agiscono con il “ turned blind eye” di Mubarak. Adesso però è la volta dei cristiano maroniti del Libano a dovere tremare viste le recenti minacce di Hassan Nasrallah, il capo della milizia terroristica degli hezbollah, diretta propaggine dell’Iran in Libano. Anche lui ha esternato l’odio anti cristiano nei giorni intorno a Natale. Più precisamente lo scorso 27 dicembre. Quattro giorni prima l’ex-primo ministro libanese e presidente del partito Kataeb (i “Falangisti”) Amin Gemayel aveva annunciato che la sua fazione in parlamento intendeva appellarsi al Consiglio Costituzionale a proposito dell’articolo 6 del decreto ministeriale del governo di Sa’d Al-Hariri che legittima le armi di Hezbollah. In risposta, il segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, in un discorso del 27 Dicembre 2009, in occasione della festa dell’Ashura, ha invitato i cristiani ad imparare dalla situazione dei cristiani in Iraq, che “neppure il potente esercito americano può proteggere.” Ecco l’estratto del discorso di Nasrallah, che è veramente minaccioso rispetto alla stessa presenza dei cristiani in Libano, così come riportato da “Memri Europe”: “Voglio rivolgermi ai cristiani in Libano... invito tutti i cristiani in Libano ad avere una discussione calma, lontana da discorsi infiammatori, da dichiarazioni di istigazione ed altro. Li invito ad avere una discussione calma fra di loro riguardante le opzioni che hanno riguardo al presente ed al futuro. Li invito a beneficiare dalle esperienze passate e di considerare le esperienze delle decadi passate e di esaminare i risultati della loro scommessa... su Israele. Dove hanno condotto il Libano queste scommesse ed in particolare i cristiani libanesi? Devono anche esaminare il risultato della scommessa che alcuni di loro avevano fatto sull’amministrazione americana e dove queste scommesse hanno condotto il Libano, ed in particolare i cristiani libanesi.” Poi la minaccia vera e propria: “.. ricordatevi che neanche tutta la potenza militare americana riesce a proteggere i cristiani dell’Iraq.” Ovviamente in Libano non ci sono da temere assalti tanto gli squadristici quanto piuttosto, proprio come in Iraq, gli attentati al tritolo. E la cosa rende la situazione se possibile ancora più drammatica. Gli hezbollah in passato sono riusciti a compiere attentati, anche suicidi, a botte di 200 e passa morti ammazzati per volta. Ne sanno qualcosa i 200 e passa marines americani che erano nel 1983 di stanza a Beirut ma anche quelli francesi caduti anche loro pochi mesi dopo in analoga imboscata. Dice Nasrallah: “Oggi, abbiamo dinanzi a noi l’esempio dell’Iraq. Centocinquantamila soldati americani, tutte le loro basi militari e l’intera potenza militare americana in Iraq non possono proteggere i cristiani iracheni. Si é arrivati al punto che non possono neppure riunirsi nelle loro chiese per festeggiare la nascita del Messia, che possa riposare in pace. Possono gli USA assicurargli la desiderata protezione? Non stiamo parlando della situazione di un secolo fa. Stiamo parlando dei tempi nostri.”. Insomma l’antifona è semplice, e la spiega sempre Nasarallah in altra parte del suo comizio d’odio: “Dico loro, come concittadino libanese, che gli interessi dei cristiani in Libano sono in Libano e in nessun altro posto. È nel loro interesse mostrare apertura, cooperare ed integrarsi con il resto dei libanesi. È nel loro interesse che nessuno li spinga alla rivalità, all’inimicizia ed a guerre contro gli altri libanesi.” Fossimo in un remake del film di Francis Ford Coppola, “The Godfather”, si potrebbe parlare di “un’offerta che non si può rifiutare”.
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