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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Libero-Il Giornale Rassegna Stampa
06.01.2010 Una vittoria sul campo da tennis e gli effetti benefici della barriera di sicurezza
Le cronache di Andrea Morigi e Rolla Scolari

Testata:Libero-Il Giornale
Autore: Andrea Morigi-Rolla Scolari
Titolo: «La tennista ebrea che prende a pallate l'antisemitismo-Il record di Israele, zero kamikaze nel 2009»

Da LIBERO e dal GIORNALE, due servizi di Andrea Morigi e Rolla Scolari, oggi, 06/01/2010. Il primo, sulla vittoria di Shahar Peer, non solo in senso agonistico. Il secondo, sui benefici effetti della barriera di sicurezza.

Libero-Andrea Morigi: " La tennista ebrea che prende a pallate l'antisemitismo "


Andrea Morigi  Shahar Peer

Shahar Peer, campionessa di tennis israeliana riesce a giocare ben due partite alla volta. Quella più facile è contro un’avversaria in campo, la slovena Polona Hercog, battuta per 7-5, 6-3 al torneo Asb classic del circuito femminile Wta che si sta svolgendo in questi giorni a Auckland, in Nuova Zelanda. Intanto, la ventiduenne di Gerusalemme sconfigge anche un gruppo di contestatori che intonano cori e slogan anti-Israele, espongono striscioni e bandiere della Palestina e le chiedono di ritirarsi per «dimostrare il suo impegno per la pace». La Peer risponde colpo su colpo in conferenza stampa: «Come vedete, sono di nuovo qui. Questo torneo mi piace molto,comunque è una vergogna che ci sia qualcuno che ancora mi ritiene responsabile dei problemi che ha il mondo. Per me la cosa più importante è stata aver vinto, nonostante io abbia dovuto ascoltare cori non certo piacevoli». Ha trionfato anche contro la decina scarsa di attivisti del Global Peace and Justice Auckland. Sempreloro, quellichel’avevano già contestata l’anno scorso, nella stessa città neozelandese, nel corso del match contro la russa Elena Dementieva. Nessuno li ha fermati. Del resto si mascherano dietro la causa della pace e della solidarietà con la popolazione araba di Gaza. Pare non si rischi nulla né a prendersela con gli ebrei, né appoggiando le campagne per il boicottaggio internazionale dei prodotti israeliani. Anzi, così si allarga l’area dell’immunità giuridica dell’antisemitismo. E comunque i nemici d’Israele sono disposti ad accollarsi anche qualche minimo risarcimento, pur di godere del privilegio di rinchiuderegli ebrei nelghettodello sport. Nel febbraio 2009 alla Peer era stato rifiutato il visto d’entrata negli Emirati Arabi Uniti, dove avrebbe dovuto disputare un torneo a Dubai. Come pretesto, allora, gli organizzatori avevano avanzato il timore che la presenza della tennista israeliana potesse provocare problemi di ordine pubblico e il boicottaggio da parte degli spettatori. La ragazza aveva replicato chiedendo sanzioni da parte della Wta e aveva sottolineato di sentirsi «umiliata e offesa, perché non dovrebbero esserci discriminazioni nel tennis professionistico e in ogni altro sport». Alla fine gli organizzatori del torneo di Dubai erano stati multati per trecentomila dollari, tariffa - chissà perché - giudicata congrua per acquistarsi la licenza di compiere atti di razzismo. Del resto, se nessuno sanziona i Paesi della Lega araba che impongono alle aziende occidentali una clausola contrattuale che impedisce rapporti con imprese israeliane, si consente che la propaganda antisemita dilaghi anche a danno delle economie del mondo libero. Il boicottaggio contro i prodotti ebraici - che Libero ha denunciato più volte - è soltanto una parte della campagna d’odio. Su forumpalestina. org compare una lista di centinaia di industrie italiane messe all’indice perché colpevoli di commerciare con Israele. Si va dalla Barilla alla Lavazza, dalla Fiat alla Ducati, dai mobilifici alle griffe di moda, dai produttori di ceramica a quelli di rubinetti che distribuiscono i loro prodotti nel territorio dello Stato ebraico. C’è tutto il made in Italy, in pratica. Evoca la stella gialla a sei punte utilizzata dai nazisti per marchiare gli ebrei. LA RACCHETTA DI DAVID Maalla fine, il boicottaggio otterrà l’effetto contrario. Shahar Peer, che fino a poco tempo fa, numero 48 della classifica mondiale, era conosciuta solo dai suoi connazionali e dagli appassionati di tennis, si è trasformata in un’eroina. Al posto della fionda di David, fa roteare una racchetta. I suoi antipatizzanti, invece, usano l’arma del ricatto economico E non solo, a giudicare anche dall’allarme scattato ieri dopo il ritrovamento di quello che si sospettava potesse essere un ordigno esplosivo. Una borsa abbandonata da una spettatrice nell’impianto sportivo della città neozelandese è stata notata dai responsabili della sicurezza, che hanno fatto evacuare i campi e le tribune per i necessari controlli. Non accadeva da un decennio. Benché scongiurata l’emergenza legata alla falsa bomba, la polizia non haallentato le misure di protezione. Nel caso si rendesse proprio necessario, comunque, la Peer da tre anni si è arruolata nell’eserci - to israeliano. E l’hanno addestrata all’uso di strumenti ben più risoluti della racchetta.

Il Giornale-Rolla Scolari: " Il record di Israele, zero kamikaze nel 2009"


Rolla Scolari      un tratto della barriera di sicurezza

Per Israele, il 2009 è stato il primo anno in decenni senza attentati suicidi. Mentre aumenta il panico per nuove azioni terroristiche contro obiettivi internazionali in seguito al fallito attacco di Natale sul volo Amsterdam-Detroit, l’intelligence locale annuncia un calo delle azioni terroristiche contro israeliani rispetto agli anni precedenti. Nel 2009, secondo un rapporto di pochi giorni fa dallo Shin Bet segnalato dal sito Missionline.org, i servizi segreti interni, sono morti 15 israeliani, contro i 36 del 2008; cinque sono stati uccisi in attacchi originati in Cisgiordania; gli altri dieci erano soldati morti nell’operazione Piombo fuso, condotta dall’esercito nella Striscia di Gaza nel 2009 in risposta al lancio di razzi Kassam su Israele da parte dei miliziani palestinesi. I numeri delle vittime palestinesi in Cisgiordania nel 2009, forniti dalle Nazioni Unite, concordano con la tendenza positiva: 27 morti, meno della metà dell’anno prima. C’è un grande contrasto però con i numeri dei morti nell’operazione Piombo Fuso durata tre settimane: 1.166 vittime palestinesi secondo Israele; 1.355 per l’Onu.
I vertici dell’intelligence israeliana sono d’accordo con molti analisti locali: la contestata operazione Piombo Fuso, che ha attirato le forti critiche della comunità internazionale per il numero di vittime civili, avrebbe indebolito Hamas, il gruppo palestinese che dal 2007 controlla la Striscia: nel 2009, i lanci di razzi Kassam sul territorio israeliano sono scesi da 2.048 a 566 (160 dopo l’operazione). Come spiega al Giornale Shlomo Brom, ricercatore all’università di Tel Aviv ed ex capo della pianificazione strategica nell’esercito israeliano, la minaccia terroristica nel Paese è locale, legata alle relazioni con i palestinesi e non alle attività di una rete globale come Al Qaida: dalla Striscia, controllata da Hamas e sotto embargo, il problema sono i razzi Kassam. «Abbiamo pagato un alto prezzo politico - dice Ephraim Kam, vice direttore dell’Institute for National Security Studies di Tel Aviv - ma l’operazione Piombo Fuso è servita a ricreare la deterrenza israeliana e a diminuire i lanci». In Cisgiordania, la situazione è diversa: «C’è calma da quasi otto anni - spiega Brom - grazie al lavoro delle unità di controterrorismo israeliane, alla costruzione della barriera, ma anche alla collaborazione delle forze di sicurezza palestinesi sostenute dagli americani e dall’Unione europea».
Negli ultimi anni, l’esercito israeliano presente nei Territori palestinesi ha ceduto in parte il controllo di alcune città della Cisgiordania alla polizia dell’Autorità nazionale e il presidente Abu Mazen appoggia la collaborazione tra la sua Anp e Israele contro il terrorismo. Ma il raìs ha da poco annunciato che non si ricandiderà al prossimo voto presidenziale, rischiando così di creare un vuoto di potere politico capace di innescare nuove violenze. L’intelligence israeliana, nonostante i numeri postivi, non è dunque rilassata. E a Gaza, secondo i suoi vertici, Hamas si starebbe riarmando utilizzando nuovi tunnel sotterranei al confine tra la Striscia e l’Egitto.

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