Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
La fine degli ebrei Adam Mansbach Traduzione di F. Pacifico Minimum fax Euro 16,50
Ha le note dell’hip hop, giravolte da strada, ritmo, irriverenza. E il colore: nero, come i ragazzi che piroettano sui marciapiedi di New York. Anche se a scrivere è un ebreo che parla di ebrei, di una saga familiare che va dall’inizio del secolo all’ultimo rampollo, un graffitista appassionato di afro-america e scrittura. Strano connubio. All’inizio il libro sembra un romanzo di classica tradizione americana con Tristan Brodsky, figlio di immigrati del Bronx negli anni Trenta, tra ebrei, jazz, neri e bar, che si fa strada epicamente: è uno scrittore, e il successo arriverà solo quando ruberà qualcosa di importante a suo nipote, l’amante dell’hip hop e del black. Tristan si chiama, come il nonno, e anche lui vuol scrivere. Troppi artisti in famiglia. E poi c’è la fotografa Nina, forse creola, fuggita dalla Cecoslovacchia comunista con una band di neri americani: a New York l’incontro con Tris è fatale. Mansbach viaggia nel tempo e fra i continenti con maestria. Qualche salto è troppo pirotecnico, ma il bizzarro incrocio tra negritudine, identità ebraica, musica “ribelle” e arte, messo sul tappeto ha colori davvero originali.