Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Pio XII beato, chi è d'accordo e chi no Rassegna di cronache e commenti
Testata:Corriere della Sera - Il Foglio - La Repubblica Autore: Alberto Melloni - Gian Guido Vecchi - Giorgio Israel - Orazio La Rocca Titolo: «Pio XII beato? Inopportuno - Chi usa Pacelli per far litigare ebrei e B-XVI - L´Olocausto, crimine senza giustificazioni - L´ultimatum delle comunità: accetti le riserve su Pacelli»
I commenti oggi sui giornali rispecchiano tesi diverse. Si va dalla comprensione verso il comportamento di papa Pacelli al rilievo che finora è stato dato al suo silenzio. Ci limitiamo a riportare i più significativi, con qualche se. E' pur vero che la storia non si fa con i se, ma il se, almeno nelle domande, è lecito. Poiche nessuno ha mai accusato Pio XII apertamente di essersi schierato a fianco dei nazisti, noi continuaimo a chiederci che cosa sarebbe accaduto, per esempio, se avesse pubblicatio l'enciclica del predecessore, invece di farla sparire. Se si fosse presentato al momemto della partenza dei treni per Auschwitz, qualcosa sarebbe successo, ma se ne prese ben guardia. E l'operazione Odessa ? tutti quei caporioni nazisti che ripararono in Sud America, Egitto e paesi arabi vari, con passaporti rilasciati dal Vaticano ? Cancelliamo tutto ?
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 22/12/2009, a pag. 22,l'articolo di Gian Guido Vecchi dal titolo " Pio XII beato? Inopportuno ". Dal FOGLIO, a pag. I, l'articolo di Giorgio Israel dal titolo " Chi usa Pacelli per far litigare ebrei e B-XVI ". Dalla REPUBBLICA, a pag. 19, l'articolo di Orazio La Rocca dal titolo " L´Olocausto, crimine senza giustificazioni " . IlFOGLIO, a pag. I, pubblica anche un lungo articolo di Anna Foa (che non riportiamo perchè abbiamo già pubblicato articoli, in passato) sulla conversione degli ebrei pugliesi di S. Nicandro. Ecco gli articoli:
CORRIERE della SERA - Gian Guido Vecchi : " Pio XII beato? Inopportuno "
CITTÀ DEL VATICANO— Ieri i restauratori erano regolarmente al lavoro nel Tempio, «la macchina organizzativa deve andare avanti, non è stato fermato nulla» si fa sapere nella comunità ebraica romana: alla fine la visita del Papa alla Sinagoga di Roma, il 17 gennaio, si farà, «ci stiamo lavorando», il problema è il clima: il rischio che cada nel gelo e nella tensione. Pressioni e malumori sono interni alla comunità — domani è previsto un consiglio allargato a personalità esterne, e la discussione sarà vivace — e internazionali, dopo la decisione di Benedetto XVI di proclamare le «virtù eroiche» di Pio XII, un passo importante verso la beatificazione del pontefice contestato per il suo «silenzio» sul nazismo e la Shoah.
Per il Congresso mondiale ebraico «una beatificazione è inopportuna e prematura», dice il presidente Ronald S. Lauder, «finché non si sarà raggiunto un parere sulla sua azione o inazione sulla persecuzione di milioni di ebrei». Parla di decisione «prematura» e «negligenza» del Vaticano pure Richard Prasquier, presidente degli ebrei francesi, «se oggi dovessi recarmi a Roma, sospenderei la mia partecipazione».
A neanche un mese dall’appuntamento al Tempio, insomma, lo sconcerto nel mondo ebraico è diffuso. «È una decisione che spetta a loro » , allarga le braccia il cardinale Walter Kasper. Mentre l’ambasciatore israeliano presso la Santa Sede, Mordechay Lewy, ripete che «la beatificazione è un fatto interno alla Chiesa» e si dice «ottimista» per la visita «storica». Benedetto XVI, nel discorso di ieri alla curia Romana, ha ricordato la sua visita allo Yad Vaschem, il memoriale della Shoah a Gerusalemme: «Ha significato un incontro sconvolgente con la crudeltà della colpa umana, con l’odio di un’ideologia accecata che, senza alcuna giustificazione, ha consegnato milioni di persone umane alla morte e che con ciò, in ultima analisi, ha voluto cacciare dal mondo anche Dio, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe e il Dio di Gesù Cristo». Così «questo è in primo luogo un monumento contro l’odio, un richiamo accorato alla purificazione e al perdono, all’amore».
Parole importanti, ma la situazione resta delicata, «nessuno ha detto stop, ma lo spirito è cambiato: prima c’era grande entusiasmo, ora prevale il malumore», spiegano nella comunità romana. Subito dopo l’annuncio, il rabbino capo Riccardo Di Segni, il presidente della comunità romana Riccardo Pacifici e di quelle italiane Renzo Gattegna avevano firmato un comunicato calibratissimo: premetteva di non voler «interferire su posizioni interne della Chiesa»; e chiariva: «Se la decisione di oggi dovesse implicare un giudizio definitivo e unilaterale sull’operato storico di Pio XII, la nostra valutazione rimane critica». Tra l’altro scrivevano: «Non dimentichiamo, in particolare, il treno dei 1021 deportati del 16 ottobre 1943, che partì verso Auschwitz dalla stazione Tiburtina di Roma nel silenzio di Pio XII».
Così bisogna fare i conti con il clima, gli innumerevoli messaggi e telefonate di queste ore, una situazione «difficile da gestire». Le diplomazie sotterranee sono al lavoro, si aspetta anche un «segnale distensivo» dalla Santa Sede: a peggiorare la situazione, osservano nella comunità ebraica romana, «atterriscono» alcuni commenti diffusi in Internet da siti cattolici ultraconservatori «un certo trionfalismo del tipo: "il Papa gliel’ha fatta vedere! Non si piega ai ricatti degli ebrei!". Chiaro che la comunità si chiuda a riccio...».
Il FOGLIO - Giorgio Israel : " Chi usa Pacelli per far litigare ebrei e B-XVI "
Giorgio Israel
Ho più volte sostenuto che la questione del comportamento del Papa Pio XII di fronte alla Shoah non si presta a sentenze trancianti sullo stile inaugurato dal “Vicario” di Rolf Hochhuth. Al contrario, gli approfondimenti storiografici acquisiti in questi ultimi anni hanno reso incredibile la tesi radicale di un Papa quasi complice dello sterminio degli ebrei, o comunque del tutto indifferente ad esso. La prudenza imporrebbe di consegnare questa vicenda interamente alla ricerca storica rigorosa, condotta sui documenti disponibili e sugli archivi che verranno messi a disposizione, e non a polemiche contingenti, affrettate o contrassegnate dall’emotività. Inoltre, la questione della beatificazione di Pio XII, così come di ogni altro Papa o personalità cristiana, appartiene alla sfera delle decisioni della chiesa su cui nessuno può interferire o dettare comportamenti. Da questo punto di vista la dichiarazione congiunta del Rabbino capo di Roma, del presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e del presidente della Comunità Ebraica Romana, appare equilibrata. Si dichiara difatti di non “poter interferire su decisioni interne della chiesa che riguardano le sue libere espressioni religiose” e si esprime la riconoscenza per i “singoli e le istituzioni della chiesa che si adoperarono per salvare gli ebrei perseguitati”. Tale riconoscenza andrebbe estesa anche a Pio XII, poiché non è credibile che un numero così elevato di ebrei potesse essere accolto a S. Giovanni in Laterano senza una volontà precisa del Papa. E’ tuttavia comprensibile che, dopo vari decenni in cui la figura di Pio XII è stata identificata con quella addirittura di un complice dello sterminio o, quantomeno, di un indifferente, una parte del mondo ebraico – e anche del mondo cristiano – non riesca ad accettare un’immagine diversa senza un percorso all’interno della ricerca storiografica che aiuti ad abbandonare un approccio emotivo. Va detto che interviene in questa vicenda qualcosa che assomiglia a quella che, in altri contesti, viene chiamata la “giustizia a orologeria”. In altri termini, in tutti i passaggi cruciali per i rapporti ebraico-cristiani, accade qualcosa o interviene qualche iniziativa che provoca emozioni, sconcerto, riapre ferite chiuse a fatica. E’ indubbio che la questione di Pio XII si riapre con un singolare sincronismo nei momenti in cui sono in agenda passaggi importanti per i rapporti ebraicocristiani. Oppure salta fuori un vescovo Williamson mentre si affronta la preparazione di un viaggio del Papa in Israele. Se a ciò si aggiunge che parte della stampa è pronta a cercare esclusivamente il parere dell’incendiario di turno, il quadro è completo. Non è mia intenzione fare dietrologia. Stiamo ai fatti. Qualsiasi cosa si tenti di dire contro l’evidenza, Ratzinger, come cardinale e “teorico” del pontificato di Giovanni Paolo II e poi come Papa, è un protagonista del progresso dei rapporti ebraico-cristiani – e sottolineo la parola “rapporto” anziché “dialogo”. Chiunque voglia procedere in questa direzione non deve dare spazio a chi lavora per un drammatico arretramento. Si mettano in opera tutti i confronti utili a creare un contesto in cui la questione di Pio XII non diventi il tema della visita del Papa in Sinagoga. Ma tutto deve essere fatto per non far saltare questa visita: sarebbe il regalo più gradito a chi preferisce coltivare il seme della discordia. Ebrei e cristiani hanno troppe cose in comune e iniziative da condurre: a partire da quella per la libertà religiosa in ogni parte del mondo
La REPUBBLICA - Orazio La Rocca : " L´Olocausto, crimine senza giustificazioni "
Benedetto XVI
CITTÀ DEL VATICANO - «Una visita sconvolgente». É la visita al museo dell´Olocausto di Gerusalemme visitato quest´anno da Benedetto XVI. É lo stesso pontefice che la ricorda nel tradizionale discorso di fine anno - ieri in Vaticano - alla Curia Romana descrivendola come uno dei «momenti» che lo hanno maggiormente «segnato» negli ultimi mesi. Un ricordo certamente non casuale, con cui papa Ratzinger ha voluto indirettamente attenuare le critiche che gli sono piovute addosso da gran parte del mondo ebraico dopo la proclamazione ufficiale delle virtù eroiche di Pio XII. «Quella visita - ha ricordato tra l´altro alla Curia - ha significato per me un incontro sconvolgente con la crudeltà della colpa umana, con l´odio di un´ideologia accecata che, senza alcuna giustificazione, ha consegnato milioni di persone umane alla morte e che con ciò, in ultima analisi, ha voluto cacciare dal mondo anche Dio, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe e il Dio di Gesù Cristo». Yad Vashem, ha aggiunto il pontefice, «è in primo luogo un monumento commemorativo contro l´odio, un richiamo accorato alla purificazione e al perdono, all´amore». «Proprio questo monumento alla colpa umana ha reso poi - ha concluso - tanto più importante la visita ai luoghi della memoria della fede e ha fatto percepire la loro inalterata attualità». Ma sulla scelta filo pacelliana operata da Ratzinger le polemiche provenienti dal mondo ebraico non accennano a diminuire. Il presidente del Consiglio delle istituzioni ebraiche di Francia, Richard Prasquier, parla a proposito di Pio XII di decisione «prematura» che mostra la «negligenza» del Vaticano a pochi giorni dalla visita del Papa alla sinagoga di Roma. Per il presidente del Congresso mondiale ebraico Ronald S. Lauder beatificare Pio XII sarà sempre «inopportuno e prematuro» fino a quando non ci sarà un definitivo chiarimento «sulla sua azione o inazione sulla persecuzione di milioni di ebrei». Preoccupazioni per la visita anche dall´ambasciatore israeliano presso la Santa Sede Mordechay Lewy: «Sarà un evento storico, ma spero proprio che avrà luogo». Quanto a Pio XII, l´ambasciatore precisa che «la sua beatificazione è un fatto interno alla Chiesa». «É vero, è una cosa interna alla chiesa cattolica, per la quale non è possibile tollerare nessuna ingerenza», risponde il cardinale tedesco Walter Kasper, presidente del Pontificio consiglio per la Promozione dell´Unità dei cristiani. Il porporato aggiunge: come Chiesa cattolica «siamo un po´ dispiaciuti nei confronti degli ebrei perchè loro non si mostrano molto interessati agli archivi di Eugenio Pacelli fino al ‘39, che sono consultabili e molto interessanti». Per il cardinale «a questo punto il problema non riguarda il Vaticano ma la comunità ebraica».
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