Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Hamas festeggia i suoi 22 anni di odio contro Israele Il conto ammonta a 1,4 milioni di €. Ma a Gaza la gente non moriva di fame? Cronaca di Francesco Battistini
Testata: Corriere della Sera Data: 21 dicembre 2009 Pagina: 15 Autore: Francesco Battistini Titolo: «La festa di Hamas lascia un conto da 1,4 milioni»
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 21/12/2009, a pag. 15, l'articolo di Francesco Battistini dal titolo " La festa di Hamas lascia un conto da 1,4 milioni ".
GERUSALEMME — Mettete dei fiori nei vostri cannoni: dieci centesimi a stelo. Fate un cielo verde di palloncini: non ha prezzo. Niente alcol, ma bevete quel che vi va: tanto paga Hamas. Il Gaza party è stato senza risparmio. Cinque giorni di feste in piazza, marcette militari, folla precettata e plaudente, truci slogan.
Passerà alla piccola storia della Striscia, il ventiduesimo anniversario della fondazione del movimento islamico, celebrato la prima decade di dicembre. E non perché il capo storico, Khaled Meshaal, avesse annunciato fiero dalla Siria: «Ci sarà una dichiarazione importante» (e tutti a chiedere: la liberazione del soldato Gilad Shalit? L’accordo coi rivali del Fatah? «No — aveva alla fine spiegato un suo fido —, vogliamo soltanto dichiarare che la lotta continua»). La storia è tutta in un piedilista che una manina ha passato giovedì alla stampa israeliana: i conti delle celebrazioni dell’anniversario. Un milione e 400 mila euro. Per pagare pullman, striscioni, coreografie, costumi, bandiere.
«Una cifra — s’indigna il capomissione di un’ong — che da sola basterebbe a mantenere centomila persone di Gaza per un mese». «Una spesa folle — s’arrabbia un funzionario dell’Unrwa, l’organizzazione Onu per i profughi —: molta gente qui non ha una casa, né il cibo. Dipende in tutto dal soccorso internazionale».
Il costo della festa l’ha sostenuto la Banca Islamica, che è stata aperta qualche mese fa e pratica la finanza religiosamente corretta. Soldi che arrivano dall’economia dei tunnel, in gran parte controllati da Hamas. In piazza, dicono fonti diplomatiche, c’erano soprattutto rifugiati dei campi. In gran maggioranza obbligati a partecipare, pena il ritiro del coupon che dà diritto alla distribuzione degli aiuti umanitari: «C’è da sperare che una parte del denaro sia servito, almeno, a pagare la claque».
Sarebbe il minimo. Perché il malcontento cresce, nella Striscia, e pure i racconti su un certo andazzo. Tutti per esempio conoscono Ziad Harara, il ministro dei Trasporti, un fedelissimo del gran capo Ismail Hanyieh. Un mese fa, Ziad è uscito per il tunnel dei Vip ed è partito per gli Emirati arabi, in missione politica. Il problema è che ancora non è tornato: e qualcuno s’è accorto che, con lui, sono spariti dalle casse pubbliche pure duecentomila dollari. Potessero acciuffarlo, finirebbe in prigione. Com’è accaduto al suo collega di governo che, in primavera, quasi veniva linciato per strada: piccolo Madoff, aveva inventato un sistema piramidale di facile guadagno, raccogliendo dollari e promettendo formidabili «futures» sulle merci che passano per i tunnel. Piccolo particolare: non aveva calcolato fra gl’imprevisti le bombe israeliane che a lungo hanno fatto collassare il sistema (e adesso pure il muro, che l’Egitto vuole costruire per bloccare il contrabbando sotterraneo).
Scandali e scandaletti non intaccano il consenso di Hamas. La sua migliore assicurazione resta il blocco israeliano, col regime di ferro instaurato. Secondo il Centro palestinese per la politica, che ha fatto un sondaggio sul gradimento dei leader, il movimento islamico nella Striscia ha ancora il 60 per cento dell’appoggio popolare. Ma nei Territori, dov’era considerato in ascesa, ora non supererebbe il 38. Un problema lontano, visto che le elezioni di gennaio non si faranno e che comunque, a Gaza, senza Hamas non si muove foglia. E nemmeno macchina: l’ultima denuncia di malcostume riguarda le patenti di guida, costo medio 7-800 dollari, che nell’Hamastan ormai si possono avere per un centone. E senza fare l’esame. Basta pagare l’uomo giusto.
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