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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Informazione Corretta - Corriere della Sera - La Stampa - La Repubblica Rassegna Stampa
21.12.2009 Pio XII, il silente, sarà beatificato nel tripudio (quasi) generale
Commenti e interviste di Piera Prister, Gian Guido Vecchi, Giacomo Galeazzi, Orazio La Rocca

Testata:Informazione Corretta - Corriere della Sera - La Stampa - La Repubblica
Autore: Piera Prister - Gian Guido Vecchi - Giacomo Galeazzi - Orazio La Rocca
Titolo: «E dopo l’ingiuria arriva anche la beffa: Pio XII e Pio XI due papi a confronto - Pio XII, a rischio la visita del Papa in Sinagoga»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 21/12/2009, a pag. 21, la doppia intervista di Gian Guido Vecchi a Giovanni Reale e Amos Luzzatto dal titolo " Dalle crociate al concilio secoli di fratture e dialoghi ". Dalla STAMPA, a pag. 15, l'intervista di Giacomo Galeazzi al cardinal Kasper dal titolo " Sono polemiche emotive, ma penso che alla fine prevarrà il buon senso " preceduto dal nostro commento. Dalla REPUBBLICA, a pag. 15, l'articolo di Orazio La Rocca dal titolo " Pio XII, a rischio la visita del Papa in Sinagoga  " preceduto dal nostro commento. Pubblichiamo l'articolo di Piera Prister dal titolo " E dopo l’ingiuria arriva anche la beffa:  Pio XII e Pio XI due papi a confronto ". Sul GIORNALE, a pag. 14, due articoli di Andrea Tornielli, che non riportiamo, il quale resta fedele alla sua linea plaudente nei confronti della Santa Sede. Ecco i pezzi:

INFORMAZIONE CORRETTA - Piera Prister : " E dopo l’ingiuria arriva anche la beffa:  Pio XII e Pio XI due papi a confronto "

  
Pio XI e Pio XII 

Si legge il 19 novembre sulla stampa nazionale ed internazionale che papa Benedetto XVI ha avviato il processo di beatificazione di Giovanni Paolo II e di Pio XII firmando “il decreto sulle eroiche virtu’ di entrambi”. Questo e’ il giorno del rimbombo del Dies Irae. Il giorno in cui l’indignazione divina ed umana si scatena La Chiesa e’ recidiva e, volendo elevare agli onori degli altari Pio XII, “il papa del silenzio”mostra una sorda insensibilita’ nel far torto ancora una volta agli ebrei, le vittime, che ora a distanza di anni subiscono oltre all’ingiuria anche la beffa. Dove fossero le “eroiche virtu”di papa Pacelli quella notte maledetta del 16 ottobre 1943 quando le SS si sguinzagliavano come belve nel Ghetto di Roma e nei quartieri di Trastevere, Testaccio e Monteverde a caccia dell’ebreo, tanto che i lamenti e le loro grida di terrore rimbombavano al di la’ del Tevere, e poterono raggiungere le sue auguste orecchie... dove fossero quelle virtu’ eroiche davvero non sappiamo, malgrado l’affanno del cercare. La verita’ e’ che il papa rimase chiuso nelle sue stanze vaticane in silenzio mentre non molto distanti, 1024 suoi concittadini ebrei romani fra i quali 207 bambini braccati, venivano a forza prelevati dalle case, caricati sui treni e mandati a morire ad Auschwitz. E li’, verso l’inferno dei campi di sterminio con i nostri cari e parenti parti’ anche una parte di noi stessi che non eravamo ancora nati per un viaggio senza ritorno. E’ scritto ed inciso nella nostra memoria collettiva, sulle lapidi dei cimiteri, nei files degli archivi . Ma quel papa era rimasto in silenzio anche prima del 1943, anche quando a Roma non erano ancora calati i barbari. Anzi ne aveva avuto del tempo, dal 1939 al 1943 per far sentire alta la sua voce di condanna nei confronti di Mussolini con cui non ci fu mai uno scontro, ne’ una critica, ne’ tanto meno la minaccia di una sacrosanta scomunica. Eppure Papa Ratti il suo predecessore gli aveva lasciato una strada aperta da percorrere, un’enciclica contro l'antisemitismo da promulgare come testamento morale della Chiesa, ma lui ne scelse un’altra. Per questo la sua santificazione ci indigna ancora di piu’.

 Pio XI e non Pio XII merita la considerazione che la Storia, in mezzo a tanti falsari di verita,’ gli ha estorto. Tutto congiura: il mistero della sua morte che arriva ad hoc, in piena bufera con Mussolini; l’enciclica contro l’antisemitismo che sparisce e poi dopo sei decenni riappare; il fatto che e’ proprio il Prof. Francesco Saverio Petacci padre di Claretta, l’archiatra pontificio che all’indomani certifichera’ la sua morte. Quel giorno dell’11 febbraio 1939 Pio XI avrebbe dovuto pronunciare in S.Pietro un discorso gia’ pronto per il decennale dei Patti Lateranensi e sicuramente di condanna di Mussolini di cui disapprovava le Leggi Razziali tanto che dichiaro’ subito dopo, pubblicamente “Mi vergogno di essere italiano”.Si preparava per Mussolini l’umiliazione di Enrico IV a Canossa che poi non ebbe luogo perche' il papa mori' nella notte. Che dietro ci fosse una regia? Di lui, di Papa Ratti se ne parla poco, non interessa proprio a nessuno se non ai suoi compaesani in terra di Brianza. Eppure c’e una ragione di piu’ per far luce e per parlarne. Egli sapeva, ben informato dai suoi vescovi di quello che stava succedendo in Germania e di quel crescendo infernale di turpitudini compiute nell’eliminazione dei disabili a seguito del piano eugenenetico voluto da Hitler –emerso anche dai verbali del processo di Norimberga- e scrive l’enciclica in tedesco ”Mit Brenneder Sorge” –Con Cocente Preoccupazione- contro il nazismo, che in Germania in una follia di massa aveva gia’assunto forme di fanatico nazionalismo e di paganesimo; aveva occupato le strade e le piazze ormai inneggianti alla superiorita’ della razza germanica come in quel video, tratto dagli Archivi Americani di guerra e trasmessi recentemente su PBS dove si vedono avanzare fra due ali di folla esaltata e in deliquio, carri allegorici con sopra walkirie in carne ed ossa, del tutto nude e interamente ricoperte di vernice d’oro.

Non si possono modificare gli eventi e non si puo’ riscrivere la storia gia’ scritta. Da ogni luogo si leva un grido di condanna verso chi non ha voluto vedere e non ha voluto ascoltare. E quelle encicliche di Pio XI perche’ ignorarle, parlano alla nostra coscienza, se non fosse altro che per quel piacere dell’onesta’ che dovrebbe essere la bussola che sempre ci guida e ci orienta verso il bene anche quando siamo sprofondati negli abissi del male.

CORRIERE della SERA - Gian Guido Vecchi : " Dalle crociate al concilio secoli di fratture e dialoghi "

 
Giovanni Reale, Amos Luzzatto

ROMA — Pesano, duemila anni di incomprensioni e perse­cuzioni. Gli stessi sospetti reci­proci e il dibattito storiografico intorno a Pio XII e ai suoi «silen­zi », è inevitabile, richiamano un passato pesante, nel rappor­to tra cristiani ed ebrei. «Ah, su questo non c’è dubbio: duemila anni non passano come una goccia nel mare. Per questo bi­sognerebbe guardare avanti, senza più indulgere su ciò che può creare amarezze», riflette Amos Luzzatto, saggista, già presidente delle comunità ebraiche italiane. E il filosofo cattolico Giovanni Reale, cura­tore dell’opera omnia e amico di Karol Wojtyla: «Io temo che peseranno ancora a lungo. L’uo­mo è fatto così. L’importante è affrontare il problema sapendo che è difficile e come tale va af­frontato ». Certo che non è facile. Par­tendo dalla (prossima) beatifi­cazione di Pio XII, non è forse bene che resti una questione tra storici? Senza che per que­sto debba dividere cattolici e mondo ebraico? Luzzatto sorri­de: «Su un punto siamo tutti d’accordo: lungi da me interve­nire sul processo di beatificazio­ne, non so cosa voglia dire, non mi riguarda. Il problema è: ci si rende conto che il silenzio rima­ne silenzio? Che questo pontefi­ce ha taciuto a lungo anche do­po il ’45, quando non avrebbe messo in pericolo nessuno, né ebrei né cattolici? Se uno rima­ne dispiaciuto o ferito non si può dire che non sia giusto. Re­sta il fatto che è ferito». Reale allarga le braccia: «Gli elementi storici che vengono portati 'contro' sono interpretabili in maniera opposta. Ed è giusto che gli storici ragionino con le loro categorie. Ma secondo me l’errore di fondo sta nel ridurre tutto al piano storiografico e po­litico. Specie quando la Chiesa prende una posizione spiritua­le. Si ignora il senso del religio­so ».

La storia, però, è scandita da ferite che è impossibile riassu­mere, riflette Amos Luzzatto: «La cacciata dalla Spagna, le Crociate che cominciano con lo sterminio delle comunità ebrai­che sul Reno, ce n’è quante ne vuole. Pensi solo, nel dopoguer­ra, al rifiuto di restituire i bam­bini ebrei che erano sta­ti salvati nei monaste­ri: i genitori erano mor­ti, ma le famiglie c’era­no ». Giovanni Reale, da buon studioso del pensiero greco, guarda al fondamento: «Il pro­blema dei cristiani, nel­la storia, è che spesso abbiamo dimenticato e dimentichiamo ciò che ha detto Cristo: il mio regno non è di questo mondo. Anche oggi la Chiesa non si è del tutto spogliata dalla dimen­sione del potere temporale, an­che se i passi avanti sono stati enormi. Ogni volta che questo accade, che si cala la religione nel temporale, si commettono errori gravi, anche spaventosi: il senso profondo dei mea cul­pa di Giovanni Paolo II sta in questo».

Solo che a volte, dice Luzzat­to, si continua a «indulgere» in «ciò che crea amarezza». Tipo? «La preghiera in latino del Ve­nerdì Santo. Quel Williamson, un negazionista! E ora Pio XII, alla vigilia della visita in sinago­ga a Roma: ma era proprio indi­spensabile?

Io non temo per noi ebrei, ne abbiamo viste tan­te: io sono preoccupato per i cattolici che lavorano al dialo­go. Ho decine di amici cattolici e queste cose mettono in diffi­coltà anzitutto loro: c’è un po­polo cristiano che va in tutt’al­tra direzione». Giovanni Reale, a questo proposito, dice una co­sa importante: «La Chiesa ha sempre custodito prudenza e saggezza. Ma a volte, purtrop­po, è stata imprudente. Non è questione di tolleranza, una pa­rola ambigua, ma di empatia. Di comprensione dell’altro e in­sieme di identità senti­ta e vissuta. Salvo il nu­cleo centrale della mia identità devo sempre cercare la mediazio­ne ».

La svolta nel dialo­go è stata segnata dal Concilio Vaticano II. Un punto di non ritor­no? «Bisognerebbe do­mandarlo alla Chiesa», sospira Luzzatto. «Per me lo è. O meglio: è il punto dal quale ripartire per andare avanti, approfondire e cancella­re i motivi di ostilità reciproca. Quando a Camaldoli hanno ri­cordato i trent’anni dei colloqui ebraico-cristiani, i frati hanno invitato me, un ebreo, a fare la relazione introduttiva. Questo è dialogo». E Reale: «Il Concilio è la strada. Dipende da noi. Pla­tone diceva: la città ideale la puoi trovare nella tua anima. Benedetto XVI e Wojtyla posso­no sembrare per certi versi op­posti, ma coincidono nel nu­cleo centrale della trascenden­za
».

La STAMPA - Giacomo Galeazzi : " Sono polemiche emotive, ma penso che alla fine prevarrà il buon senso "

 
Walter Kasper

Il cardinal Kasper bolla come " emotive " le proteste suscitate dalla decisione di proseguire con la beatificazione di Pio XII che, a suo avviso, avrebbe fatto il possibile per salvare gli ebrei dalla Shoà.
Pio XII non prese mai una posizione netta e ufficiale contro lo sterminio degli ebrei per mano nazi fascista. Per questo motivo la sua beatificazione è un ostacolo al dialogo con gli ebrei.

«Sarebbe un’assurdità se saltasse la visita di Benedetto XVI alla sinagoga di Roma. Prevedevo reazioni negative, ma prevarrà il buon senso». Il cardinale Walter Kasper, presidente della Pontificia commissione per i rapporti con l’ebraismo, difende il sì di Ratzinger .
Non era meglio aprire prima gli archivi?
«La beatificazione è distinta dalla ricerca storica e solo il Papa può decidere su questo. Poteva andare avanti, rallentare, rinviare. Ha scelto di chiudere la partita perché tutti gli elementi vanno a favore di Pio XII che ha fatto il possibile per salvare gli ebrei durante l’Olocausto. Durante le persecuzioni naziste, la condanna dell’Osservatore Romano era quotidiana. Un pubblico attacco di Pio XII al Terzo Reich avrebbe danneggiato gli ebrei, come gli appelli dei vescovi olandesi. Le ricerche storiche serie stanno isolando chi vuole alimentare contrapposizioni. Pacelli spalancò conventi e canoniche ai perseguitati».
Perché gli ebrei protestano?
«Sono polemiche emotive, ma da tempo trovo minori opposizioni a Pacelli beato. In un’Europa asservita ai totalitarismi, guidò la Chiesa con prudenza ed equilibrio riconosciuti da tutti. Golda Meir lodò Pio XII, definito durante la Shoah dal “New York Times” l’unica voce a favore degli ebri. Benedetto XVI ha valutato ogni aspetto e alla fine ha preso una buona decisione con il coraggio di ripristinare la verità dei fatti e di liberare il campo dalle mezzo secolo di falsità».
Teme porte sbarrate al ghetto?
«No, saranno apprezzate onestà, scrupolo, limpidezza. La visita in sinagoga si farà e produrrà frutti di mutua conoscenza, come quella di Wojtyla nel 1986. Incontrasi e guardarsi in faccia servirà a fugare le incomprensioni. La beatificazione ha seguito le regole ed è una questione interna alla Chiesa. Prima del viaggio di Benedetto XVI in Terra Santa si temevano contraccolpi che non ci sono stati. Anche stavolta sarà un successo. Il dialogo non è un’opzione, ma un obbligo interiore».

La REPUBBLICA - Orazio La Rocca : " Pio XII, a rischio la visita del Papa in Sinagoga "


Benedetto XVI

Orazio La Rocca scrive che gli ebrei sono delusi dalla decisione di B-XVI di beatificare  " Pio XII su cui ancora nutrono dubbi circa i suoi presunti «silenzi» sulla Shoah. ". I silenzi di Papa Pacelli non furono, come scrive La Rocca, presunti, ma reali. Non esistono dichiarazioni ufficiali che denotino una sua presa di posizione contro lo sterminio degli ebrei.

Orazio La Rocca scrive : "una preghiera fatta da Pio XII nell´ottobre del 1939, (...)Nel testo - diffuso in 35 milioni di copie in tutte le chiese italiane - Pacelli invitò i cattolici a pregare contro i comunisti dell´Urss e i nazisti della Germania. «Preghiamo - vi si legge tra l´altro - per quelle nazioni dove l´ateismo e il neopaganesimo hanno fatto maggiori stragi. Tutti sappiamo chi sono queste nazioni: sono quelle dove l´ateismo è vergognosamente eretto a bandiera e quelle dove, disconosciuti i valori spirituali e morali, si considera nell´uomo solo la parte bestiale, subordinando alla razza e al sangue anche gli eterni principii regolatori della vita. È il vero trionfo di Barabba!». ". Nelle righe citate non leggiamo da nessuna parte che sia sbagliato deportare gli ebrei in quanto tali e massacrarli senza pietà dopo averli rinchiusi nei campi di sterminio.
Un documento diffuso solo nelle Chiese italiane e solo in 35 mila copie che non dimostra nient'altro se non la prudenza e il sussegurnte silenzio di Papa Pacelli davanti al genocidio degli ebrei. Ecco l'articolo:

CITTÀ DEL VATICANO - Nubi sulla visita di Benedetto XVI alla Sinagoga di Roma in programma per il 17 gennaio prossimo. L´accelerazione al processo di beatificazione di Pio XII impressa da Ratzinger potrebbe mettere a rischio l´atteso incontro tra il Papa e la comunità ebraica romana, dove nessuno si aspettava che - praticamente alla vigilia della visita - Benedetto XVI avrebbe dichiarato venerabile papa Pacelli proclamandone l´eroicità delle virtù insieme a Wojtyla. Un papa, quest´ultimo, tanto amato dagli ebrei di tutto il mondo, a partire dagli italiani, che però non hanno gradito - confessano delusi alla comunità ebraica romana - vederlo «affiancato» nel processo di beatificazione ad una figura come Pio XII su cui non pochi ebrei ancora nutrono dubbi circa i suoi presunti «silenzi» sulla Shoah.
«Mi auguro di no, ma non mi meraviglierei se dopo quanto è stato deciso su Pacelli la visita potesse saltare», commenta preoccupato il rabbino Giuseppe Laras, presidente dell´Assemblea rabbinica italiana. «A questo punto - aggiunge il rabbino - tutto può succedere. Non capisco perché il Papa abbia preso una decisione tanto intempestiva, pur rispettando l´autonomia della Chiesa in materia di beatificazioni». Su Pio XII, però, il giudizio storico - avverte Laras - «non è ancora chiaro, per cui sarebbe stato meglio rinviare ogni cosa alla apertura degli archivi del suo pontificato. Comprensibile, quindi, la delusione della comunità ebraica, dove il clima in vista del 17 gennaio non è dei migliori». Il sindaco di Roma Gianni Alemanno, invece, non ha dubbi e dice sicuro che «la visita del Papa alla Sinagoga sarà una grande occasione per chiarire ogni malinteso, per cui è importantissimo farla».
In realtà, col passare delle ore tra gli ebrei romani l´indignazione cresce. E proprio per scongiurare «evoluzioni traumatiche», da sabato tra il Vaticano ed i vertici della Comunità ebraica capitolina ci sono stati una serie di incontri ai massimi livelli «per cercare di trovare una soluzione dignitosa per entrambe le parti», si apprende in Sinagoga, dove comunque hanno apprezzato quanto precisato ieri, sul quotidiano cattolico Avvenire, dal vescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le cause dei Santi, secondo il quale «l´annuncio fatto dal Papa non significa che i processi di beatificazione di Giovanni Paolo II e di Pio XII procederanno in parallelo. Si è trattato di una felice coincidenza, ma ogni causa seguirà il suo corso». «È un buon segnale, che speriamo possa contribuire a far calare le tensioni», si augurano in Sinagoga.
Ma dal quotidiano Avvenire, ieri, è arrivato un altro segnale di natura storica dalla popolare rubrica "Rosso Malpelo" firmata dal teologo Gianni Gennari che ha riportato alla luce una preghiera fatta da Pio XII nell´ottobre del 1939, pochi mesi dopo l´elezione papale. Nel testo - diffuso in 35 milioni di copie in tutte le chiese italiane - Pacelli invitò i cattolici a pregare contro i comunisti dell´Urss e i nazisti della Germania. «Preghiamo - vi si legge tra l´altro - per quelle nazioni dove l´ateismo e il neopaganesimo hanno fatto maggiori stragi. Tutti sappiamo chi sono queste nazioni: sono quelle dove l´ateismo è vergognosamente eretto a bandiera e quelle dove, disconosciuti i valori spirituali e morali, si considera nell´uomo solo la parte bestiale, subordinando alla razza e al sangue anche gli eterni principii regolatori della vita. È il vero trionfo di Barabba!». Dopo quella preghiera, «nel 1942 Pacelli autorizzò i vescovi olandesi a scrivere una lettera contro il nazismo, ma - ricorda Gennari - la ritorsione fu tremenda. Furono deportati nei campi di concentramento migliaia di ebrei olandesi, tra cui anche Edith Stein. E il Papa ne fu scosso e turbato». Iniziative, notano alla comunità ebraica romana, che sembrano fatte, però, non tanto in difesa degli ebrei, quanto per salvare la Chiesa dal paganesimo nazista: ecco perché è importante la verifica storica degli archivi del pontificato pacelliano.

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