lunedi` 12 maggio 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
14.12.2009 L’Eu­ropa, che per le vittime cri­stiane in Medio Oriente tace, è corsa al soc­corso dei mina­reti svizzeri virtuali
Analisi di Guido Ceronetti

Testata: Corriere della Sera
Data: 14 dicembre 2009
Pagina: 31
Autore: Guido Ceronetti
Titolo: «Minareti svizzeri, stupidario europeo»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 14/12/2009, a pag. 31, l'articolo di Guido Ceronetti dal titolo " Minareti svizzeri, stupidario europeo ".

 Guido Ceronetti

Lo stupidario che si sfrena a ondate, con l’aggressività antironica della pe­nuria mentale, registra un paio di nuove opinioni. Os­servandole entomologica­mente non vedi che un po­co di vento che ha fame.

Deplorazioni strappave­sti per il risultato del refe­rendum svizzero sui mina­reti. Raramente un referen­dum svizzero viene notato, la partecipazione è bassa, le voci in campo fanno po­co rumore. Stavolta, eco mondiale. Ora, la confede­razione ospita già alcuni minareti (quattro, se non sbaglio) e la domanda agli elettori era se costruirne ancora. La risposta è stata un no al cinquantasette per cento. Tutto elvetica­mente ben poco traumati­co. Invece, è saltata la san­tabarbara opinionale. L’Eu­ropa, che per le vittime cri­stiane in vari Orienti non ha mai emesso gemiti, è corsa subito al soc­corso dei mina­reti virtuali, dei minareti fu­turi, affogati nei laghi sviz­zeri. Idem, e qui sfioriamo gli abissi di un oscuro sado­masochismo autopunitivo — il Vaticano.

Quanto ai no­stri intellettua­li, abituali for­nicatori col Be­ne, e bravi, co­me sempre, a sparare prediche contro l’intolleranza, il razzismo, la mentalità ossessiva dello scontro di civiltà. E Nazio­ni Unite... e cani randagi abbaianti... e associazioni agguerrite... e qua e là grin­te di minaccia... Tutto per quel fragile cinquantasette che escluderebbe da un pa­esaggio senza pianure, tut­to alpestre, con qualche palma soltanto dalle parti del lago Maggiore, l’assur­dità edilizia del minareto.

Vento che ha fame e per­dita crescente (lì vedo peri­colo al di là del caso in que­stione) della misura. E un Occidente, una Italia par­lante, una Italia predican­te, totalmente privi di quel minimo grano di saggezza che per lo più basta a spera­re di netto la ragione dal delirio dogmatizzante.

Un giro tra alcuni amici su come — cittadini svizze­ri loro stessi — avrebbero votato: le risposte che ho avuto sono state dei pacati, spontanei, per nulla xeno­fobici No ai minareti. Nes­sun leghismo tra loro! Nes­sun razzismo! Soltanto con­sapevolezza che un cittadi­no di libera repubblica, in­terpellato dal suo governo, vota come crede e non co­me vorrebbero i savonaro­leschi talebaneggianti eu­ro- italici ai quali sfugge del tutto il senso delle pro­porzioni. Se vogliamo la­sciare islamizzare l’Europa (Claude Lévy-Strauss la ve­deva sopraggiungere e la temeva fin da quando scris­se «Tristes Tropiques»), il voto svizzero è un modesto ostacolo. Ma è ugualmente un segnale di cristiana e na­zionale refrattarietà.

L’altra grossa crepitazio­ne dell’idiozia è quella di collocare, nel candore del tricolore patrio, una croce. Qui l’idiozia si colora di adulazione triviale (irricevi­bile per la Chiesa, cui si vuole ostentare il proprio maxizelo) e di ulteriore spre­gio, perché la geniale propo­sta viene dalla Lega Nord che nelle sue feste celtiche e radu­ni insubri non manca di cal­pestare e bru­ciare bandiere tricolori.

Dio mio, già per quasi cen­to anni il sim­bolo nazionale (di origine, va­le ricordarlo, giacobina, illu­ministica e re­pubblicano- rivoluzionaria, con addendi carbona­ri- massonici) è stato grava­to dalla croce di Savoia, in­congrua là come una scopa usata su un altare — ma di radici cristiane, nel tricolo­re, neppure l’ombra! La cro­ce che propone la Lega è soltanto un pretesto, abba­stanza cinico, di bestem­miare e di avvilire insieme, negli stadi come nelle mis­sioni militari, unità nazio­nale e croce, che l’aureola di
spes unica , in una Euro­pa che è un guazzabuglio di speranze, non circonda più.

Nelle aule scolastiche, in­vece, vedrei bene una cro­ce antropomorfa assunta dai reperti archeologici del­la Francia di sud-ovest, sim­bolo sovraconfessionale di perduti catari e bogomili. L’uomo-croce vola più alto di un Dio crocifisso mate­rialmente, libera e non co­stringe.

Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, cliccare sull'e-mail sottostante


lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT