Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
L’Europa, che per le vittime cristiane in Medio Oriente tace, è corsa al soccorso dei minareti svizzeri virtuali Analisi di Guido Ceronetti
Testata: Corriere della Sera Data: 14 dicembre 2009 Pagina: 31 Autore: Guido Ceronetti Titolo: «Minareti svizzeri, stupidario europeo»
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 14/12/2009, a pag. 31, l'articolo di Guido Ceronetti dal titolo " Minareti svizzeri, stupidario europeo ".
Guido Ceronetti
Lo stupidario che si sfrena a ondate, con l’aggressività antironica della penuria mentale, registra un paio di nuove opinioni. Osservandole entomologicamente non vedi che un poco di vento che ha fame.
Deplorazioni strappavesti per il risultato del referendum svizzero sui minareti. Raramente un referendum svizzero viene notato, la partecipazione è bassa, le voci in campo fanno poco rumore. Stavolta, eco mondiale. Ora, la confederazione ospita già alcuni minareti (quattro, se non sbaglio) e la domanda agli elettori era se costruirne ancora. La risposta è stata un no al cinquantasette per cento. Tutto elveticamente ben poco traumatico. Invece, è saltata la santabarbara opinionale. L’Europa, che per le vittime cristiane in vari Orienti non ha mai emesso gemiti, è corsa subito al soccorso dei minareti virtuali, dei minareti futuri, affogati nei laghi svizzeri. Idem, e qui sfioriamo gli abissi di un oscuro sadomasochismo autopunitivo — il Vaticano.
Quanto ai nostri intellettuali, abituali fornicatori col Bene, e bravi, come sempre, a sparare prediche contro l’intolleranza, il razzismo, la mentalità ossessiva dello scontro di civiltà. E Nazioni Unite... e cani randagi abbaianti... e associazioni agguerrite... e qua e là grinte di minaccia... Tutto per quel fragile cinquantasette che escluderebbe da un paesaggio senza pianure, tutto alpestre, con qualche palma soltanto dalle parti del lago Maggiore, l’assurdità edilizia del minareto.
Vento che ha fame e perdita crescente (lì vedo pericolo al di là del caso in questione) della misura. E un Occidente, una Italia parlante, una Italia predicante, totalmente privi di quel minimo grano di saggezza che per lo più basta a sperare di netto la ragione dal delirio dogmatizzante.
Un giro tra alcuni amici su come — cittadini svizzeri loro stessi — avrebbero votato: le risposte che ho avuto sono state dei pacati, spontanei, per nulla xenofobici No ai minareti. Nessun leghismo tra loro! Nessun razzismo! Soltanto consapevolezza che un cittadino di libera repubblica, interpellato dal suo governo, vota come crede e non come vorrebbero i savonaroleschi talebaneggianti euro- italici ai quali sfugge del tutto il senso delle proporzioni. Se vogliamo lasciare islamizzare l’Europa (Claude Lévy-Strauss la vedeva sopraggiungere e la temeva fin da quando scrisse «Tristes Tropiques»), il voto svizzero è un modesto ostacolo. Ma è ugualmente un segnale di cristiana e nazionale refrattarietà.
L’altra grossa crepitazione dell’idiozia è quella di collocare, nel candore del tricolore patrio, una croce. Qui l’idiozia si colora di adulazione triviale (irricevibile per la Chiesa, cui si vuole ostentare il proprio maxizelo) e di ulteriore spregio, perché la geniale proposta viene dalla Lega Nord che nelle sue feste celtiche e raduni insubri non manca di calpestare e bruciare bandiere tricolori.
Dio mio, già per quasi cento anni il simbolo nazionale (di origine, vale ricordarlo, giacobina, illuministica e repubblicano- rivoluzionaria, con addendi carbonari- massonici) è stato gravato dalla croce di Savoia, incongrua là come una scopa usata su un altare — ma di radici cristiane, nel tricolore, neppure l’ombra! La croce che propone la Lega è soltanto un pretesto, abbastanza cinico, di bestemmiare e di avvilire insieme, negli stadi come nelle missioni militari, unità nazionale e croce, che l’aureola dispes unica , in una Europa che è un guazzabuglio di speranze, non circonda più.
Nelle aule scolastiche, invece, vedrei bene una croce antropomorfa assunta dai reperti archeologici della Francia di sud-ovest, simbolo sovraconfessionale di perduti catari e bogomili. L’uomo-croce vola più alto di un Dio crocifisso materialmente, libera e non costringe.
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