Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Turchia contraria a mandare rinforzi a Kabul e alle sanzioni contro l'Iran I due schiaffi di Erdogan a Obama. Cronaca di Maurizio Molinari
Testata: La Stampa Data: 09 dicembre 2009 Pagina: 17 Autore: Maurizio Molinari Titolo: «Il doppio no di Erdogan all'America»
Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 09/12/2009, a pag. 17, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo " Il doppio no di Erdogan all'America ".
Erdogan
Seduto davanti al caminetto dello Studio Ovale il premier turco Recep Tayyip Erdogan ha respinto la richiesta di Barack Obama di sostenere rigide sanzioni contro il nucleare iraniano, a meno di 24 ore di distanza dall’annuncio fatto da Ankara sulla contrarietà a mandare rinforzi in Afghanistan. Si tratta di un doppio rifiuto che impensierisce Washington perché da un lato la Turchia è membro non permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e dunque il suo voto servirà per varare eventuali nuove sanzioni a Teheran, e dall’altro guida il comando delle forze della Nato a Kabul e dunque dovrebbe essere in prima fila nel sostenere l’invio di maggiori truppe. Obama ha tentato di creare una «relazione speciale» con Erdogan andando ad Ankara per rivolgere il primo messaggio all’Islam, favorendo una mediazione turca fra Siria e Israele, e facendo marcia indietro sul riconoscimento del genocidio armeno ma questi passi non stanno dando i frutti sperati perché, come osserva il politologo Soner Cagaptay del «Washington Institute», la Turchia ha scelto di «riorientare la politica estera a favore di Mosca e di interlocutori islamici come Iran, Sudan e Hamas». La Russia nel 2008 ha sostituito la Germania come primo partner commerciale di Ankara, i cui scambi con l’Occidente sono diminuiti del 50% parallelamente alla scelta di Erdogan di difendere il Sudan di Omar Bashir dall’imputazione di genocidio in Darfur e Hamas dall’accusa di lanciare razzi contro i civili nel Sud di Israele. Se a ciò aggiungiamo che è stata la Turchia ad opporsi alla nomina del danese Rasmussen alla guida della Nato - a causa della pubblicazione di vignette su Maometto su un giornale di Copenhagen - e che il sindaco di Ankara, dello stesso partito di Erdogan, ha autorizzato una mostra di vignette anti-occidentali e anti-israeliane non è difficile mettere assieme il mosaico di un progressivo indebolimento del legame della Turchia con il «mondo libero» di cui Obama è leader. Dietro questa svolta del premier c’è, secondo fonti diplomatiche a Ankara, il braccio di ferro che ha intrapreso con i vertici delle forze armate, accusandoli di ripetuti tentativi di colpi di Stato al fine di ridurne l’influenza sulla vita pubblica ovvero il tradizionale ruolo di garanzia dell’identità laica della nazione che venne forgiata da Ataturk.
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