Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 02/12/2009, a pag. 45, la risposta di Sergio Romano ad un lettore dal titolo " Radici giudaico - cristiane. Origini di una espressione ".
Romano, come al solito, dice mezze verità politicamente motivate. Il suo lettore gli chiede se l'Eurapa ha origini giudaico-cristiane e lui parla invece dell'origine dell'espressione "giudaico-cristiana", cioè di quando si è iniziato a usare queste parole. Ma il punto non è lì, naturalmente. Al lettore è stato detto probabilmente che l'Europa non deve nulla al Cristianesimo perché l'uscita dal Medioevo e la sua nascita è dovuta all'apporto culturale islamico. E' un falso ovvio ma politicamente corretto, come mostra anche un libro recente che consigliamo di leggere, "Averroè contro Aristotele" di Gouguenheim Sylvain (Rizzoli editore). L'Europa contemporanea, compreso l'Illuminismo e il lacismo, hanno origini da un lato nella cultura greco-romana, dall'altro in quella cristiana, la quale però costruisce i suoi valori, la sua etica e i suoi contenuti a partire dall'ebraismo (non solo l'"Antico Testamento" ma anche le sette ebraiche dei tempi di Gesù, come gli esseni furono determinanti nella formazione del Vangelo). A noi l'espressione "giudaico-cristiana" sembra inadeguata, perché mette sullo stesso piano due realtà molto diverse. Comunque alla base vi è un fatto chiarissimo: l'Europa non sarebbe quel che è senza l'insegnamento della Bibbia. Gesù stesso era un ebreo osservante e niente affatto desideroso di cambiare la Legge ebraica, semmai di realizzarla, come si legge nei Vangeli. A Romano, come a tanti afflitti oggi dal "politically correct", questo fatto dà fastidio, e preferirebbe forse sostenere un debito nei confronto dell'islam che non esiste. Di conseguenza parla d'altro.
Ecco lettera e risposta:

Sergio Romano
Qualche giorno fa lei ha sostenuto che le radici giudaiche dell’Europa sono un falso storico e ne ha anche spiegato il perché. Se si tratta di un falso storico, la domanda è perché molti politici italiani continuano a ritenere che le radici dell’Europa siano giudaico-cristiane. Lo fanno solo per ingraziarsi Israele e le sue potentissime lobby o perché hanno una scarsa conoscenza della storia dell’Europa?
Tafla Kamil
tomao@libero.it
Caro Kamil,
L’espressione «tradizioni giudaico- cristiane » non è un falso storico, ma è certamente una costruzione storica, nata in America per rappresentare la particolare importanza che il Vecchio Testamento ha avuto nella formazione dei pellegrini che cominciarono a popolare la Nuova Inghilterra nel Seicento. Erano quaccheri e puritani. Erano stati costretti a fuggire da una patria, l’Inghilterra, dove la Chiesa Anglicana trattava i protestanti «non conformisti » come altrettanti eretici. Avevano trovato un generoso asilo nell’Olanda calvinista. E cercavano un luogo in cui costruire, al riparo dalle persecuzioni, la nuova Gerusalemme. Il loro atteggiamento verso gli ebrei non era fondamentalmente diverso da quello di Martin Lutero ed Enrico VIII (autori di due famosi trattati «contro i giudei »), ma non potevano dimenticare che l’Antico Testamento era la Bibbia ebraica e che il popolo del libro meritava quindi una particolare considerazione. Incidentalmente fu questa la ragione per cui l’Olanda calvinista accolse gli ebrei sefarditi cacciati dalla Spagna e dal Portogallo tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento.
Fu questa la ragione per cui Oliver Cromwell, nel 1656, revocò le leggi che avevano cacciato gli ebrei dall’Inghilterra nel 1290, durante il regno di Edoardo I. E fu questa infine la ragione per cui un gruppo di uomini politici britannici, soprattutto battisti e metodisti, videro con grande favore la nascita di un focolare ebraico in Palestina alla fine della Grande guerra. Come gli evangelici americani, molti di essi attendevano la seconda venuta di Cristo e credevano che avrebbe avuto luogo, secondo le profezie, soltanto dopo il ritorno degli ebrei nella Terra promessa.
Più recentemente l’espressione «tradizioni giudaico- cristiane» è stata spesso impiegata, politicamente, come una sorta di riparazione per il genocidio dagli ebrei europei nella Seconda guerra mondiale o come una linea di demarcazione tracciata sul terreno contro l’«invasione islamica». In Italia, dove la conoscenza dell’Antico Testamento è molto più limitata di quanto sia nei Paesi protestanti, queste parole mi sembrano un «americanismo », simile a quello di coloro che ascoltano l’inno nazionale mettendosi un mano sul petto, come si fa negli Stati Uniti, e dicono «convention » anziché congresso.
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