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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
29.11.2009 88 anni, nazista ancora fiero di esserlo, per tutta la vita libero e tranquillo
Almeno adesso paghi. La cronaca di Francesco Battistini

Testata: Corriere della Sera
Data: 29 novembre 2009
Pagina: 17
Autore: Francesco Battistini
Titolo: «Un ex SS ai giudici: Fiero del nazismo»

Dal CORRIERE della SERA di oggi, 29/11/2009, la pag. 17, a cronaca di Francesco Battistini sul processo a Heinrich Boere, un criminale nazista oggi novantenne che ha vissuto sino ad oggi impuntito, come migliaia di altri responsabili di atti mostruosi commessi durante la Shoà. Viene definito
" ex " nazista. Una ex di troppo.


Heinrich Boere, nazista non ex

GERUSALEMME — Nazi, ne ha studiati d'ogni tipo. Piagnu­colosi. Negazionisti. Vili. Rim­bambiti. Il boia di Treblinka, John Demjanjuk, che non con­fessa neppure il suo nome. Il dottore di Mauthausen, Aribert Heim, forse morto forse no, im­prendibile dal 1962. Il macella­io della Serbia, Sandor Kepiro, che massacrò mille civili e vive tranquillo in Ungheria, negan­do tutto. La belva della Croazia, Milivoj Asner, che fa il pensio­nato in Austria e s'oppone all'in­terrogatorio per motivi di salu­te... Ma un Ss così, dice il caccia­tore di nazisti Efraim Zuroff, nel suo ufficio del Centro Wie­senthal di Gerusalemme, non si vedeva da un pezzo: uno co­me Heinrich Boere, 88 anni, che è finito sotto processo in Germania e giovedì, in aula, s'è alzato per dichiararsi «orgoglio­so d'avere servito il Terzo Rei­ch ».

Questo Boere rischia l'erga­stolo, per avere ammesso l'ucci­sione nel 1944 d'un farmacista, d'un venditore di biciclette e d'un altro poveraccio in Olan­da. Rischia, ma se ne frega. Nel ’49 era stato condannato a mor­te, ma riuscì incredibilmente a darsi alla macchia. Due anni fa ha rilasciato spavaldo un'inter­vista a un giornalista che l'ave­va scovato sotto falso nome, esprimendo «dispiacere, ma era un'altra epoca, c'erano altre regole». Ora che è finito alla sbarra, fa i proclami: «Quando i tedeschi invasero l'Olanda, mia mamma disse a mio papà che era di Maastricht: vedrai, le co­se andranno meglio. Aveva ra­gione. Fu meraviglioso. Io ave­vo 18 anni, m'arruolai nelle Ss, quindici prescelti su cento, e ne ero molto fiero. Ne sono fiero ancora oggi».

Simili parole non potevano finire lì. Boere ha eccitato le frange naziskin tedesche, che si sono presentate in aula a soste­nerlo. E provoca la reazione dei parenti delle vittime che chiedo­no ai giudici d'essere particolar­mente duri, nonostante l'età dell'imputato. «Non ci trovia­mo di fronte a un caso di de­menza senile — dicono dal Cen­tro Wiesenthal —. Qui non si può dimenticare, né perdona­re. E anche un novantenne, quando dimostra di non avere capito, deve pagare tutto».

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lettere@corriere.it

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