Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Donne italiane nell'harem di Gheddafi per pochi €. Perchè nessuno protesta? In Marocco, invece, la donna è sempre più libera, anche di apparire nuda e incinta su una copertina
Testata:Corriere della Sera - Libero Autore: Pierluigi Battista - Maria Giovanna Maglie Titolo: «Tutti zitti sulle 'lezioni' di Gheddafi - Nudo islamico»
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 18/11/2009, a pag. 1-12, l'articolo di Pierluigi Battista dal titolo " Tutti zitti sulle «lezioni» di Gheddafi ". Da LIBERO, a pag. 23, l'articolo di Maria Giovanna Maglie dal titolo " Nudo islamico ". Ecco gli articoli:
CORRIERE della SERA - Pierluigi Battista : " Tutti zitti sulle «lezioni» di Gheddafi "
Un paio di domande su donne e potere. La prima: perché una ragazza non avvenente o di statura inferiore al metro e 70 deve essere esclusa, e solo a causa di queste presunte «manchevolezze » fisiche, dagli insegnamenti religiosi impartiti dal colonnello Gheddafi nel suo tour romano?
La seconda: si ha per caso notizia di qualche petizione, di qualche protesta, di qualche indignata considerazione che voglia stigmatizzare questa palese offesa alla dignità delle donne, ragazze come gingilli da esibire al cospetto del satrapo in visita ufficiale? Le prescrizioni di Gheddafi sono state molto precise. I suoi collaboratori dovevano contattare circa duecento ragazze attraverso un sito specializzato per il reperimento di hostess da retribuire con una sessantina di euro (tra l’altro: non esiste un sindacato delle hostess?). Il canone fissato prevedeva che le ragazze fossero di bell’aspetto, possibilmente bionde. Che dal metro e sessantanove centimetri in giù di statura sarebbe scattato implacabile l’ostracismo. Che fossero vestite di nero, vietate minigonne e scollature, il tacco di almeno sette centimetri, e la taglia, inderogabilmente, 42. Solo a queste condizioni le ragazze sarebbero state meritevoli delle lezioni di Gheddafi sul Corano e sensibili alle istruzioni del Libretto Verde, distribuito come cadeaux dopo un paio di notti di infervorate diatribe religiose innaffiate, raccontano le cronache, da dosi massicce di cappuccino.
Dicono inoltre le cronache che una ragazza è stata allontanata, perché giudicata troppo bassa e un’altra esortata a lasciare la compagnia (sarebbe meglio dire l’improvvisato simulacro di un harem?) perché non del tutto compatibile con i canoni ideali della bellezza secondo il colonnello Gheddafi: in altre parole, perché bruttina. Ma c’è qualcosa di più feroce di un’esclusione dovuta esclusivamente per cause, per così dire, fisiche? Mica quelle ragazze erano state selezionate per un concorso di bellezza, o per il casting di una trasmissione televisiva, o per allietare un evento mondano. No, erano state scelte per ascoltare la parola di Gheddafi sull’Islam, sul crocifisso, sulle profezie, sulla virtù, sulla conversione. E allora che c’entrano la taglia 42 e il tacco di almeno sette centimetri?
Ma se non c’entrano, come mai si è improvvisamente inaridito il fiume di discorsi e petizioni che in questi mesi si è imposto sulla degradazione del corpo delle donne, sulle ragazze ridotte e umiliate a strumento per allietare le serate dei sultani, all’imposizione di un canone convenzionale di bellezza che mortifica l’intelligenza delle donne, che trasforma le ragazze in oche e veline sottomesse ai capricci dei potenti? E invece adesso c’è il silenzio. Il silenzio assoluto.
L’imbarazzo ufficiale per le stravaganze di un sultano con cui è obbligatorio (e conveniente) conservare eccellenti rapporti bilaterali. L’imbarazzo civile di chi centellina con un po’ di cinismo (o di malafede?) la propria indignazione, azionandola solo in qualche occasione, imbavagliandola quando il bersaglio non è il solito Nemico di cui è persino superfluo fare il nome. Una festa dell’ipocrisia in cui a farne le spese sono un gruppo di ragazze ammassate su un torpedone. Taglia 42, tacco di sette centimetri, abitino nero per regalare al colonnello la soddisfazione di una bella lezione di religione.
LIBERO - Maria Giovanna Maglie : " Nudo islamico "
La copertina di Femmes, rivista marocchina
Te lo diamo noi l’Islam, colonnello Gheddafi, quello che ci piace che osserviamo con rispetto e attenzione, quello davvero moderato, che proprio perché è tale non si sogna neanche di venire in Italia a tenere lezioni di Corano alle ragazzotte affittate un tanto, un poco, al chilo. Due fotografie non fanno una teoria, ma a guardare l’immagine che viene dal Marocco e l’altra desolante scattata a Roma almeno un paragone si può ragionevolmente provare a fare: meglio là che qua, meglio il tentativo di emancipazione della donna che il re Mohammad VI, discendente diretto del Profeta, dunque difensore della fede e comandante dei credenti, invia da un Paese islamico, del teatrino volgare che a Roma è stato consentito di inscenare al dittatore della Libia. Gheddafi è partito per fortuna, la terza seratina con le signorine da convertire all’Islam finché sono giovani carine e disponibili non c’è stata, probabilmente si era già stufato del nuovo gioco; le ragazze, accorse per sessanta euro, restano, speriamo che qualcuna si sia pentita e si vergogni. Speriamo. In Marocco le notizie sono migliori. Non era mai accaduto che una donna completamente svestita posasse per la copertina di una rivista di un Paese islamico. Ora anche questo tabù è stato infranto. La presentatrice tv, Nadia Larguet, si è fatta riprendere infatti nuda e incinta . La donna, conduttrice di un programma per bambini, appare con il pancione in bella vista sull’ultimo numero della rivista Femmes du Maroc. La foto è di profilo, come potete vedere, lei addosso ha solo un anello. Non è una immagine nuova né originale: la posa ricorda il celebre scatto dell’agosto 1991 all’attrice americana Demi Moore per la copertina di Vanity Fair, negli anni l’hanno imitata e ripresa molti personaggi e molti fotografi famosi. Ma è una rivista marocchina, e il rischio era grande, le reazioni dei tradizionalisti sono state numerose e chiassose, la Larguet e la stessa redazione del mensile sono stati accusati di esaltazione della pornografia, di sfruttamento sessista della donna. La protagonista ha reagito compostamente: Nadia Larguet, in un’intervista ha ribadito di voler introdurre con questa sua scelta «un’aria di libertà e modernità» nel Paese. Il servizio, ha spiegato, è stato realizzato con discrezione, solo la fotografa e la sua stilista e giornalista, Myriam Jebbor, erano presenti. I responsabili di Femmes du Maroc e della casa editrice, Caracteres, hanno sostenuto di aver voluto porre al centro la donna e la sua forza, ma anche di voler ricordare il numero alto di figli illegittimi e di aborti nel Paese. In Marocco le donne crescono e si sposano secondo un nuovo ed evoluto diritto di famiglia, la poligamia è proibita, il divorzio consentito. Dai libri di scuola sono state tolte le immagini di donne velate, le impiegate degli uffici pubblici e le assistenti di volo della compagnia di bandiera vestono all’occidentale, perfino le interruzioni per la preghiera sono state rigorosamente regolate, la religione non è un pretesto per non lavorare. Le donne sono in Parlamento e nel governo grazie a una legge di “quote rosa”, è donna il sindaco di Marrakech. Naturalmente è una politica rischiosa, l’Iran è un nemico capitale dei moderati musulmani, e qualunque debolezza di troppo dell’Occidente verso gli ayatollah è un colpo per i moderati dell’Islam. In qualche grottesco modo lo è anche consentire ai Gheddafi di passaggio in città di inscenare spettacoli come quello appena per fortuna finito a Roma. Non dimentichiamo però che senza alcune centinaia di sciocchine italiane disponibili e scodinzolanti a un prezzo da ricarica di cellulare metterlo in scena sarebbe stato impossibile.
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