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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera - Libero Rassegna Stampa
18.11.2009 Donne italiane nell'harem di Gheddafi per pochi €. Perchè nessuno protesta?
In Marocco, invece, la donna è sempre più libera, anche di apparire nuda e incinta su una copertina

Testata:Corriere della Sera - Libero
Autore: Pierluigi Battista - Maria Giovanna Maglie
Titolo: «Tutti zitti sulle 'lezioni' di Gheddafi - Nudo islamico»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 18/11/2009, a pag. 1-12, l'articolo di Pierluigi Battista dal titolo " Tutti zitti sulle «lezioni» di Gheddafi ". Da LIBERO, a pag. 23, l'articolo di Maria Giovanna Maglie dal titolo " Nudo islamico ". Ecco gli articoli:

CORRIERE della SERA - Pierluigi Battista : " Tutti zitti sulle «lezioni» di Gheddafi "

Un paio di domande su donne e potere. La prima: perché una ragazza non av­venente o di statura infe­riore al metro e 70 deve es­sere esclusa, e solo a causa di queste presunte «man­chevolezze » fisiche, dagli insegnamenti religiosi im­partiti dal colonnello Ghed­dafi nel suo tour romano?

La seconda: si ha per ca­so notizia di qualche peti­zione, di qualche protesta, di qualche indignata consi­derazione che voglia stig­matizzare questa palese of­fesa alla dignità delle don­ne, ragazze come gingilli da esibire al cospetto del satrapo in visita ufficiale? Le prescrizioni di Gheddafi sono state molto precise. I suoi collaboratori doveva­no contattare circa duecento ragazze attra­verso un sito specializzato per il reperi­mento di hostess da retribuire con una ses­santina di euro (tra l’altro: non esiste un sindacato delle hostess?). Il canone fissato prevedeva che le ragazze fossero di bel­l’aspetto, possibilmente bionde. Che dal metro e sessantanove centimetri in giù di statura sarebbe scattato implacabile l’ostra­cismo. Che fossero vestite di nero, vietate minigonne e scollature, il tacco di almeno sette centimetri, e la taglia, inderogabil­mente, 42. Solo a queste condizioni le ra­gazze sarebbero state meritevoli delle le­zioni di Gheddafi sul Corano e sensibili al­le istruzioni del Libretto Verde, distribuito come cadeaux dopo un paio di notti di in­fervorate diatribe religiose innaffiate, rac­contano le cronache, da dosi massicce di cappuccino.

Dicono inoltre le cronache che una ra­gazza è stata allontanata, perché giudicata troppo bassa e un’altra esortata a lasciare la compagnia (sarebbe meglio dire l’im­provvisato simulacro di un harem?) per­ché non del tutto compatibile con i canoni ideali della bellezza secondo il colonnello Gheddafi: in altre parole, perché bruttina. Ma c’è qualcosa di più feroce di un’esclu­sione dovuta esclusivamente per cause, per così dire, fisiche? Mica quelle ragazze erano state selezionate per un concorso di bellezza, o per il casting di una trasmissio­ne televisiva, o per allietare un evento mondano. No, erano state scelte per ascol­tare la parola di Gheddafi sull’Islam, sul crocifisso, sulle profezie, sulla virtù, sulla conversione. E allora che c’entrano la ta­glia 42 e il tacco di almeno sette centime­tri?

Ma se non c’entrano, come mai si è im­provvisamente inaridito il fiume di discor­si e petizioni che in questi mesi si è impo­sto sulla degradazione del corpo delle don­ne,
sulle ragazze ridotte e umiliate a stru­mento per allietare le serate dei sultani, al­l’imposizione di un canone convenzionale di bellezza che mortifica l’intelligenza del­le donne, che trasforma le ragazze in oche e veline sottomesse ai capricci dei potenti? E invece adesso c’è il silenzio. Il silenzio as­soluto.

L’imbarazzo ufficiale per le stravaganze di un sultano con cui è obbligatorio (e con­veniente) conservare eccellenti rapporti bi­laterali. L’imbarazzo civile di chi centellina con un po’ di cinismo (o di malafede?) la propria indignazione, azionandola solo in qualche occasione, imbavagliandola quan­do il bersaglio non è il solito Nemico di cui è persino superfluo fare il nome. Una festa dell’ipocrisia in cui a farne le spese sono un gruppo di ragazze ammassate su un tor­pedone. Taglia 42, tacco di sette centime­tri, abitino nero per regalare al colonnello la soddisfazione di una bella lezione di reli­gione.

LIBERO - Maria Giovanna Maglie : " Nudo islamico "

 
La copertina di Femmes, rivista marocchina

Te lo diamo noi l’Islam, colonnello Gheddafi, quello che ci piace che osserviamo con rispetto e attenzione, quello davvero moderato, che proprio perché è tale non si sogna neanche di venire in Italia a tenere lezioni di Corano alle ragazzotte affittate un tanto, un poco, al chilo. Due fotografie non fanno una teoria, ma a guardare l’immagine che viene dal Marocco e l’altra desolante scattata a Roma almeno un paragone si può ragionevolmente provare a fare: meglio là che qua, meglio il tentativo di emancipazione della donna che il re Mohammad VI, discendente diretto del Profeta, dunque difensore della fede e comandante dei credenti, invia da un Paese islamico, del teatrino volgare che a Roma è stato consentito di inscenare al dittatore della Libia. Gheddafi è partito per fortuna, la terza seratina con le signorine da convertire all’Islam finché sono giovani carine e disponibili non c’è stata, probabilmente si era già stufato del nuovo gioco; le ragazze, accorse per sessanta euro, restano, speriamo che qualcuna si sia pentita e si vergogni. Speriamo. In Marocco le notizie sono migliori. Non era mai accaduto che una donna completamente svestita posasse per la copertina di una rivista di un Paese islamico. Ora anche questo tabù è stato infranto. La presentatrice tv, Nadia Larguet, si è fatta riprendere infatti nuda e incinta . La donna, conduttrice di un programma per bambini, appare con il pancione in bella vista sull’ultimo numero della rivista Femmes du Maroc. La foto è di profilo, come potete vedere, lei addosso ha solo un anello. Non è una immagine nuova né originale: la posa ricorda il celebre scatto dell’agosto 1991 all’attrice americana Demi Moore per la copertina di Vanity Fair, negli anni l’hanno imitata e ripresa molti personaggi e molti fotografi famosi. Ma è una rivista marocchina, e il rischio era grande, le reazioni dei tradizionalisti sono state numerose e chiassose, la Larguet e la stessa redazione del mensile sono stati accusati di esaltazione della pornografia, di sfruttamento sessista della donna. La protagonista ha reagito compostamente: Nadia Larguet, in un’intervista ha ribadito di voler introdurre con questa sua scelta «un’aria di libertà e modernità» nel Paese. Il servizio, ha spiegato, è stato realizzato con discrezione, solo la fotografa e la sua stilista e giornalista, Myriam Jebbor, erano presenti. I responsabili di Femmes du Maroc e della casa editrice, Caracteres, hanno sostenuto di aver voluto porre al centro la donna e la sua forza, ma anche di voler ricordare il numero alto di figli illegittimi e di aborti nel Paese. In Marocco le donne crescono e si sposano secondo un nuovo ed evoluto diritto di famiglia, la poligamia è proibita, il divorzio consentito. Dai libri di scuola sono state tolte le immagini di donne velate, le impiegate degli uffici pubblici e le assistenti di volo della compagnia di bandiera vestono all’occidentale, perfino le interruzioni per la preghiera sono state rigorosamente regolate, la religione non è un pretesto per non lavorare. Le donne sono in Parlamento e nel governo grazie a una legge di “quote rosa”, è donna il sindaco di Marrakech. Naturalmente è una politica rischiosa, l’Iran è un nemico capitale dei moderati musulmani, e qualunque debolezza di troppo dell’Occidente verso gli ayatollah è un colpo per i moderati dell’Islam. In qualche grottesco modo lo è anche consentire ai Gheddafi di passaggio in città di inscenare spettacoli come quello appena per fortuna finito a Roma. Non dimentichiamo però che senza alcune centinaia di sciocchine italiane disponibili e scodinzolanti a un prezzo da ricarica di cellulare metterlo in scena sarebbe stato impossibile.

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