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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Libero - La Stampa Rassegna Stampa
13.11.2009 Perchè i terroristi islamici fai da te sono pericolosi quanto quelli organizzati
Analisi di Carlo Panella, cronaca di Paolo Colonnello

Testata:Libero - La Stampa
Autore: Carlo Panella - Paolo Colonnello
Titolo: «Gli aspiranti qaedisti sono pericolosi proprio come Osama - Soldi all'estero per la Jihad. Diciassette algerini in carcere»

Riportiamo da LIBERO di oggi, 13/11/2009, a pag. 17, l'articolo di Carlo Panella dal titolo " Gli aspiranti qaedisti sono pericolosi proprio come Osama ". Dalla STAMPA, a pag. 25, l'articolo di Paolo Colonnello dal titolo " Soldi all'estero per la Jihad. Diciassette algerini in carcere ". Ecco gli articoli:

LIBERO - Carlo Panella : " Gli aspiranti qaedisti sono pericolosi proprio come Osama "

 
Osama Bin Laden

Mohammed Game, il “terrorista fai da te” che un mese fa saltò in aria mentre tentava di fare un attentato nell’androne della caserma dell’esercito Santa Barbara in piazzale Perrucchetti a Milano aveva messo a punto una serie di obbiettivi da colpire da far tremare i polsi. Nel suo computer, aveva infatti messo a punto un vero e proprio dossier su una quindicina di obiettivi da colpire: Silvio Berlusconi, innanzitutto, poi Roberto Maroni, Ignazio La Russa e naturalmente Daniela Santanchè. Secondo le indagini della Digos, coordinate dal pm Maurizio Romanelli, Game aveva attinto solo a informazioni disponibili su Internet, non aveva fatto pedinamenti o raccolto altri tipi di informazioni. Ma tanto basta. Game, non è riuscito a fare una strage, solo per una circostanza fortuita: il detonatore è infatti esploso quando l’ha azionato, ma non ha innescato la carica di esplosivo. Se questo fosse successo, avrebbe sicuramente ucciso le sentinelle della caserma e probabilmente anche altri militari. Sarebbe stata una strage. Il problema che pone alle forze di sicurezza il “caso Game” è dunque gravissimo, per una sua peculiarità: Game non agiva da solo, aveva almeno due complici (nelle cui abitazioni sono stati trovati ben cento chili di esplosivo), era stato fotografato in prima fila tra gli islamici scalmanati che avevano aggredito DanielaSantanché cheprotestavacontroil burqa in viale Jenner. Ma non era sotto controllo. La sua cellula terroristica era passata indenne attraverso la rete di sorveglianza a cui è sottoposta la moschea di viale Jenner, a cui nel passato hanno fatto riferimento altri nuclei di terroristi islamici (incluso un kamikaze che si era fatto poi esplodere in Iraq).Maquella cellula aveva obiettivi ambiziosi, da Berlusconi in giù. L’attentato alla Perrucchetti, alla luce di quanto si è ora scoperto, doveva essere –come spesso avviene- solo un “rodaggio”. Il nucleo intendeva colpire un obiettivo “facile” per poi passare alla escalation tentando di colpire uno degli obiettivi indicati nei dossier ritrovati. Il tutto, senza che i responsabili islamici della moschea di viale Jenner, dall’Imam in giù, abbiano fatto nulla per controllare , o per indicare agli inquirenti, quello che pure era chiaramente come uno dei più “caldi” tra i loro fedeli, come dimostrano le fotografie dell’assalto alla Santanchè. Questo, in una città in cui ieri sono stati arrestati 17 algerini sospettati di terrorismo, in un contesto caldissimo che aveva spinto il ministro Maroni a annunciare che erano in incubazione gravi attentati islamici. Gli inquirenti ci dicono che il nucleo di Game non aveva legami con al Qaida. Ma questo è ancora più preoccupante. Anche durante gli anni di piombo, nuclei periferici di aspiranti brigatisti facevano attentati per “accreditarsi”nei confronti della dirigenza brigatista e ottenere quindi, superata la terribile “pro - va dell’arte”, l’ingresso organico nell’organizza - zione terrorista. Questo era probabilmente il percorso che Game e i suoi complici intendevano percorrere. Contrastare il terrorismo islamico richiede dunque una condizione che fu indispensabile per sconfiggere le Brigate Rosse: che chi vivenel loro contesto vigili e –nel caso- denunci attività sospette. Questo non è accaduto nellamoschea di viale Jennere nonaccade nellemoschee italiane. Fino a quando non accadrà, fino a quando i musulmani italiani non si daranno come obbiettivo prioritario di sconfiggere e isolare i profeti di morte saremo tutti in pericolo. Grave.

La STAMPA - Paolo Colonnello : "Soldi all'estero per la Jihad. Diciassette algerini in carcere"

La loro specialità erano la preparazione di documenti falsi, le rapine, i furti, le truffe. Reati finalizzati, secondo la Procura, a trasferire soldi in Algeria e nel resto d’Europa per finanziare organizzazioni terroristiche. E’ questo il senso degli ordini di cattura eseguiti ieri nei confronti di 17 islamici, alcuni già detenuti, altri all’estero, dalla Guardia di Finanza di Milano in collaborazione con unità antiterrorismo francesi, austriache, svizzere, spagnole, inglesi e algerine. Un gruppo formato, secondo le accuse, in parte da delinquenti comuni in parte estremisti islamici, cui però non è stato contestato il reato di associazione per terrorismo internazionale.
Le indagini rivelano che negli ultimi tre anni, il gruppo avrebbe trasferito un milione di euro. Inoltre disponeva di contatti con personaggi rilevanti del terrorismo jihaedista coinvolti in attentati in Spagna e in Svizzera. A finire in manette il capo dell’organizzazione Smail Benantar, 33enne residente a Bergamo, risultato in contatto con Adberrahmane Tapire, alias Mohamed Achraf, capo della cellula estremista islamica inquadrata nel Gruppo Salafita per la predicazione e il combattimento, che nell’ottobre 2004 pianificò un attentato alla Audiencia National di Madrid. Tra le particolarità del gruppo quella di creare e utilizzare documenti d’identità - talvolta falsi, talvolta rilasciati inconsapevolmente dalle autorità francesi - intestati a famosi calciatori algerini in forza, per esempio, a squadre come l’Olympique Marsiglia o i Glasgow Rangers.

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