Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Chi legge male, peggio risponde: come la FNSI La risposta di Pierluigi Battista
Testata: Corriere della Sera Data: 10 novembre 2009 Pagina: 41 Autore: Roberto Natale - Franco Siddi - Pierluigi Battista Titolo: «Fnsi: la blogger cubana»
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 10/11/2009, a pag. 41, la risposta di Pierluigi Battista alla lettera di Roberto Natale e Franco Siddi dal titolo " Fnsi: la blogger cubana ".
Pierluigi Battista
Ci riferiamo all’articolo «Occhiuti con Israele, ciechi su Cuba» pubblicato sul Corriere di ieri. Occhiuto con il sindacato, cieco sulle notizie. Pierluigi Battista, con la sua faziosità, fa a pugni con le regole minime di correttezza dell’informazione. Nella sua rubrica, «Particelle elementari», l'editorialista si ingegna ancora una volta ad accreditare l’idea che il sindacato dei giornalisti sia obnubilato dall’ideologia e perciò non voglia vedere le violazioni che alla libertà di espressione vengono inflitte in Paesi come l’Iran o Cuba. E, pur di sostenere questa tesi infamante, Battista non esita a chiudere gli occhi— lui sì, afflitto da quella cecità ideologica che ci attribuisce — su inoppugnabili dati di fatto. Sulla homepage del sito della Ifj (la Federazione internazionale dei Giornalisti), www.ifj.org, accessibile a chiunque voglia giudicarne l’operato, campeggia da tempo il logo della campagna «Spezzare le catene liberare i giornalisti iraniani»: c’è un elenco continuamente aggiornato dei colleghi in carcere e delle iniziative che la Federazione sta attuando per sostenerli, col pieno coinvolgimento del sindacato italiano. Egualmente strumentale e disinformato il riferimento a Cuba. Già domenica 8 novembre, quando i giornali riportavano la notizia delle violenze a Yoani Sanchez, la Fnsi (Federazione nazionale della Stampa italiana) è intervenuta nelle agenzie per testimoniare solidarietà alla giovane blogger dissidente, per dar conto dell’intervento della Federazione Internazionale sulle autorità cubane e per preannunciare la lettera di protesta del sindacato italiano all’ambasciatore cubano a Roma, che è stata inviata all’indomani. Nessuno di questi dati di fatto entra nell’«analisi» che la rubrica fa delle posizioni del sindacato. A un grande editorialista è evidentemente consentito infischiarsene tanto delle agenzie quanto dei siti. Libero il collega Battista di avere opinioni molto diverse dalle nostre, ma è deontologicamente inaccettabile che per sostenere le sue tesi nasconda le notizie o le deformi.
Roberto Natale , presidente Fnsi Franco Siddi , segretario generale Fnsi
I colleghi della Fnsi, che si impancano (non si capisce a che titolo) a giudici della deontologia altrui, dovrebbero avere l'accortezza almeno di leggere gli articoli criticati con tanta veemenza. Se avessero letto quello che li fa tanto inalberare, avrebbero compreso che la denuncia del silenzio sulla blogger cubana Yoani Sanchez riguardava la Federazione internazionale dei giornalisti, già responsabile di una grave discriminazione anti-israeliana ora sconfessata (anche per merito, sia pur tardivo, della Fnsi). E infatti, nel momento in cui scrivo, sulla homepage del sito della suddetta organizzazione non compare una riga, nemmeno una riga sul caso della dissidente malmenata dagli sgherri del regime castrista. E solo una notizia, tra le altre, sulle decine di giornalisti rinchiusi nelle galere di Teheran. Giudichi il lettore da che parte stanno i ciechi. (p. bat.)
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