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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
09.11.2009 Libertà di stampa: occhiuti con Israele, ciechi su Cuba
Analisi di Pierluigi Battista

Testata: Corriere della Sera
Data: 09 novembre 2009
Pagina: 29
Autore: Pierluigi Battista
Titolo: «Occhiuti con Israele, ciechi su Cuba»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 09/11/2009, a pag. 29, l'articolo di Pierluigi Battista dal titolo " Occhiuti con Israele, ciechi su Cuba ".

Alla fine, tardivamente, obtorto collo , la Federazio­ne internazionale dei giornalisti ha riammesso gli oltre 600 colleghi israeliani discriminati nel giugno scorso con il futile pretesto di una storia di quote non pagate. C’è voluto un po’ di tempo perché la nostra Federazione nazionale della stampa scon­fessasse un atto di prepotenza purtroppo condiviso dal rap­presentante italiano Paolo Serventi Longhi, ma dopo qual­che mese, finalmente, è stata sanata una ferita. La scelta ide­ologica di unirsi alla campagna contro Israele da parte del­l’organismo che riunisce i giornalisti di tutto il mondo è sta­ta sconfitta. Finalmente una notizia buona sul fronte della libertà di stampa nel mondo. Finalmente l’abitudine di met­tere al bando la democrazia israeliana, di boicottarla, di iso­larla in un fronte comune che paradossalmente include na­zioni in cui non esiste la minima libertà d’espressione, ha conosciuto uno smacco. Finalmente La storia, però, non finisce qui. Resta l’amara constatazio­ne che l’ipersensibilità per ogni minima manchevolezza di Israele (che non ne immune, come tutte le democrazie im­perfette che conosciamo) è complementare a una totale as­senza di sensibilità per le ripetute e sistematiche violazioni dei diritti fondamentali di Pae­si, a cominciare dall’Iran, che imbavagliano la stampa, metto­no in galera i giornalisti, eserci­tano un controllo assoluto sul­le notizie che potrebbero scuo­tere l’opinione pubblica. Resta la certezza di un doppio stan­dard, frammisto di ipocrisia e di puro e semplice servilismo, che accende la protesta nei si­stemi in cui chi protesta per for­tuna non rischia la libertà e la vita, e spegne ogni flebile mor­morio quando si ha a che fare con dittature che sanno come trattare brutalmente il dissenso e la critica più elementare.

Ipocrisia, o anche cecità ideologica.

È di questi giorni la notizia che una coraggiosa blogger anticastrista, Yoani Sanchez, è stata sequestrata assieme ad alcuni suoi amici all’Avana e malmenata da una squadra di agenti in borghese con la missione di terrorizzare le attività «controrivoluzionarie». Nel maggio scorso, invitata dalla Fiera del libro di Torino, la Sanchez non ha potuto lasciare Cuba e ha parlato con gli interlocutori torinesi solo attraver­so il suo oramai celebre blog. Anche in quel caso, non risul­ta che ci siano stati proteste, appelli, petizioni, mobilitazio­ni. Forse perché impegnata a perfezionare le pratiche buro­cratiche per espellere i giornalisti israeliani, anche la Federa­zione internazionale non attuò clamorosi gesti di protesta. La sorte della Sanchez non è considerata meritevole di gran­de attenzione, evidentemente. Che un gruppo di energume­ni la porti in galera per picchiare chi ha osato contraddire la politica di Fidel Castro non sembra motivo sufficiente per allarmarsi sui destini della libertà di stampa nel mondo. Del resto, Cuba non è Israele. Perché mai doversene occupare?

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