Alla fine anche il Libano ha un governo. Da LIBERO di oggi, 08/11/2009, a pag.22, il commento di Andrea Morigi, accurato nell'analisi delle conseguenze derivanti dalla presenza di Hezbollah, e dal sostanziale pareggio delle forze tra maggioranza e opposizione, calcolando l'improbabile imparzialità dei 5 nominati dal presidente Suleiman. Dalla STAMPA, la cronaca di Lorenzo Trombetta, che rimane, come sempre, attento a non entrare in merito, soprattutto sul peso che Hezbollah avrà nella nuova compagine. Invitiamo i lettori a confrontare il pezzo di Trombetta con quello di Morigi. Eccoli:
Libero- Andrea Morigi: " Hezbollah ha perso ma va al governo lo stesso "
Hariri, come si perde pur avendo vinto
In Libano va al governo anche chi perde le elezioni. Così Hezbollah, movimento islamico sciita responsabile di attacchi terroristici contro Israele, si appresta a ricoprire almeno due incarichi nel nuovo esecutivo che va formandosi a Beirut, sebbene fosse stato sconfitto il 7 giugno scorso dalla coalizione filo-occidentale “14 marzo” che fa capo a Saad Hariri. La formula spartitoria, escogitata nel tentativo di evitare che il Paese dei Cedri precipiti in una nuova guerra civile, si riassume nella sequenza 15-10-5, cioè quindici ministeri alla maggioranza relativa, dieci all’opposizione e cinque posti di nomina presidenziale, scelti cioè dal capo dello Stato, Michel Sleiman.
IL NO DEL PATRIARCA
Al più tardi domani, l’esecutivo di unità nazionale dovrebbe vedere la luce, dopo le ultime limature. Mancherà però la benedizione del patriarca cattolico maronita Nasrallah Boutros Sfeir che venerdì aveva ammonito i partiti politici che «la democrazia e le armi non possono coesistere mentre la maggioranza e la minoranza non possono coesistere in un governo». A preoccupare la Chiesa cattolica sono le milizie sciite di Hezbollah, armate dalla Siria e dall’Iran, come ha dimostrato il sequestro di 500 tonnellate di armi a bordo della nave mercantile Francop, bloccata il 5 novembre nel porto israeliano di Ashdod. Attraccato a Beirut, il cargo è stato nuovamente ispezionato e il suo equipaggio al completo è stato interrogato da marinai dell’Unifil, la missione Onu schierata nel sud del Paese e che dall’autunno 2006 pattuglia le acque territoriali del Libano per evitare, di fatto, che arrivino carichi proibiti destinati alla milizia sciita anti-israeliana. Secondo la stampa di Beirut, tuttavia, fonti di Unifil affermerebbero che, durante le ispezioni, non sarebbe stata riscontrata nessuna anomalia nella tipologia del carico, «destinato a clienti privati libanesi». Di che razza di acquirenti potesse trattarsi, lo si può facilmente constatare sul sito informazionecorretta.com, visionando il filmato dell’apertura dei container dell’imbarcazione, zeppi di missili katyusha, granate, mine antiuomo ed esplosivo occultati da sacchi di polietilene. Hezbollah e l’Iran avevano smentito ogni legame con il carico, anche se il presidente del Parlamento libanese Nabih Berri, alleato sciita del Partito di Dio, aveva rivendicato «il diritto di procurarsi armi da chi ritiene più opportuno». Con tali figure istituzionali, la governabilità del Paese appare già in bilico, anche perché alcuni ministeri chiave paiono destinati all’opposizione. All’ex generale maronita Michel Aoun, ex anti-siriano ma ora fedele alleato di Hezbollah, andrebbero le telecomunicazioni (da affidare all’attuale titolare, Gebran Bassil, genero di Aoun), l’energia, l’industria, il turismo e un altro a scelta tra gli incarichi senza portafoglio. Berri otterrebbe invece gli esteri (che dovrebbero essere assegnati ad Ali al-Shami), la sanità e lo sport, mentre Hezbollah sarebbe soddisfatto dell’agricoltura e delle riforme amministrative. Mentre pare quasi certa la conferma dei due attuali ministri della difesa e degli interni: Elias al Murr e Ziad Baroud, in quota Sleiman, la maggioranza otterrebbe soltanto la giustizia e le finanze, oltre a numerosi ministri senza portafoglio e dicasteri apparentemente meno strategici come gli affari sociali, il lavoro, l’educazione, l’economia, l’informazione e la cultura.
Antisemitismo sciita
Se nelle mani di Hezbollah, tuttavia, finisse la pubblica istruzione il rischio per la libertà d’espressione non sarebbe trascurabile. Pochi giorni fa, una scuola anglofona privata di Beirut aveva censurato alcuni estratti del “Diario di Anna Frank” da un testo scolastico, per cassarli poi defintivamente, cedendo alle pressioni degli sciiti antisemiti, ispirati dalle teorie negazioniste della Shoah coltivate a Teheran.
La Stampa- Lorenzo Trombetta: " Libano, varato il governo con Hezbollah "
Hezbollah, di lotta e di governo
Dopo una gestazione di più di quattro mesi e dopo venti settimane dalle elezioni del giugno scorso, il nuovo governo libanese guidato da Saad Hariri sta per nascere: i suoi primi vagiti sono annunciati «entro 48 ore», si chiamerà - questo è certo - «di unità nazionale» e sarà l’ennesimo espediente dei leader rivali libanesi, appoggiati da Iran e Siria da una parte e da Usa e Arabia Saudita dall’altra, per tenere vivo, ma sotto la brace, il lacerante scontro fratricida in corso da anni.
L’annuncio dell’imminente formazione è arrivato ieri all’alba, al termine di una riunione dei leader dell’opposizione, guidata dal movimento sciita anti-israeliano Hezbollah e composta, tra gli altri, dal leader cristiano Michel Aoun, ex anti-siriano ormai fedele alfiere della coalizione appoggiata anche da Damasco.
Un annuncio giunto, non a caso, pochi giorni dopo l’incontro a Teheran dei ministri degli esteri iraniano Manushehr Mottaki e siriano Walid al-Muallim, durante il quale i responsabili delle due cancellerie alleate avrebbero trovato un accordo sui tempi della nascita dell’esecutivo libanese; e qualche giorno invece dal vertice franco-siriano di venerdì prossimo a Parigi, dove il raìs Bashar al-Assad spera di presentare a Nicolas Sarkozy l’eventuale successo politico dell’intramontabile influenza di Damasco sugli affari di Beirut.
La proposta del trentanovenne premier incaricato Hariri, su cui l’opposizione s’è detta finalmente favorevole, è nella forma quella conosciuta da tempo: 15 ministri alla maggioranza vicina a Riad e Washington, dieci all’opposizione e cinque «imparziali» nominati dal presidente della Repubblica Michel Suleiman. Tra questi dovrebbero esser confermati gli attuali Ziad Barud, ministro degli Interni, ed Elias Murr, responsabile della Difesa. Due posti chiave che non possono essere affidati a uno dei due schieramenti rivali. Almeno secondo il principio formalizzato agli accordi di Doha del 2008, dove si è messa ufficialmente fine alla crisi iniziata nel 2004 e che nel maggio dell’anno scorso aveva spinto il Paese a un passo da una nuova guerra civile.
Ancora incerto, in queste ore, l’elenco di nomi, ma con quasi certezza si delinea un’opposizione padrona di molti incarichi strategici e una maggioranza che, pur di mantenersi tale, si accontenta di dicasteri di secondo piano. Oltre alla Giustizia e alle Finanze, alla coalizione di Hariri andrebbero gli affari Sociali, il Lavoro, l’Educazione, l’Informazione e la Cultura oltre a una sfilza di ministri di Stato senza portafoglio.
Hezbollah avrebbe invece preferito mostrarsi generosa con i suoi alleati, assumendo il controllo solo del dicastero dell’Agricoltura e delle Riforme. Il maronita Aoun otterrebbe così ben cinque poltrone (Telecomunicazioni, Energia, Industria, Turismo e un altro a scelta tra quelli di Stato) mentre il sempre-verde filo siriano Nabih Berri, presidente sciita del Parlamento, manterrebbe il suo feudo (Esteri) assieme ai due ministeri di Sanità e Sport.
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