Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Cristiani crocifissi. L’Occidente reagisca o sarà sopraffatto L'analisi di Carlo Panella
Testata: Libero Data: 17 ottobre 2009 Pagina: 21 Autore: Carlo Panella Titolo: «Cristiani crocifissi. L’Occidente reagisca o sarà sopraffatto»
Riportiamo da LIBERO di oggi, 17/10/2009, a pag. 21, l'analisi di Carlo Panella dal titolo " Cristiani crocifissi. L’Occidente reagisca o sarà sopraffatto ".
Carlo Panella
Ha dell’incredibile l’indifferenza generale in cui è caduta ieri in Italia la denuncia del vescovo della diocesi sudanese di Tombura Yambio, Hiiboro Kussala: in Sudan sette cristiani sono stati crocifissi. Ha ancora più dell’incredibile che lo stillicidio di notizie di massacri di cristiani in Sudan, Nigeria (centinaia), Iran, Pakistan, Bangladesh, Indonesia e Malesia, non si componga nella presa d’atto in Occidente dell’operare di un Islam fondamentalista e assassino che non è affatto limitato ad Al Qaeda, che non è composto da gruppuscoli terroristi, ma che coinvolge larghissime masse di musulmani. Il martirio di decine di migliaia di cristiani è il segno terribile e tangibile di uno scontro di civiltà in atto, per nulla voluto dall’Occidente, ma voluto e perpetuato da una larga parte dell’Islam. Uno scontro di civiltà che ha le mani insanguinate di tanti paesi musulmani, ma che è in atto anche nelle “laica” Algeria, dove i tribunali condannano a due anni di prigione musulmani che hanno commesso la “colpa” di convertirsi al cristianesimo. In Egitto, dove i convertiti al cristianesimo vengono colpiti da fatwà di morte, emesse da sheikh autorevoli di quella università coranica di al Azhar del Cairo da cui irresponsabilmente il presidente Obama ha voluto dare una patente di tolleranza all’Islam. In Yemen, dove partiti presenti in parlamento chiedono al governo azioni repressive contro i duemila musulmani che si sono convertiti al cristianesimo. In Arabia Saudita in cui continui sono gli arresti di cristiani (spesso filippini), arrestati solo perché hanno celebrato messa in uno scantinato. In Pakistan, dove la “Legge sulla Blasfemia” prevede la condanna a morte per chi dichiari “Cristo è figlio di Dio”, creando una legittimità agli attentati continui contro chiese cristiane che hanno fatto decine di vittime. O in Indonesia, dove cristiani sono stati condannati a morte o ragazzine sgozzate solo perché andavano a messa. È un errore gravissimo, pensare che l’onda di violenza, vuoi omicida, vuoi ferocemente repressiva, contro i cristiani, sia opera solo di Al Qaeda, o di gruppuscoli estremisti. Trionfa invece da anni nell’intero mondo musulmano una cultura violenta e aggressiva - sino all’omicidio di Stato o il linciaggio di massa - che colpisce i cristiani, con la stessa, identica, logica di sopraffazione nei confronti degli ebrei (costretti ovunque all’esilio), ben al di là dai problemi posti dal rapporto tra Israele e i palestinesi. Una logica di sopraffazione che ha una radice nella teologia musulmana - anche in quella “moderata” - che sostiene che l’uomo nasce musulmano e che poi abbraccia altre fedi solo a causa delle influenze famigliari. Una logica che “tollera”, quando li tollera, i cristiani, a patto che non facciano proselitismo (proibito in tutti, tutti i paesi islamici). Una logica perversa, negatrice della libertà di pensiero, di cui l’Occidente non vuole prendere atto, anche quando sfocia nel sangue. Ma l’Occidente non vuole vedere, e allontana gli occhi dalle croci del Sudan.
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