Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Attentato a Milano: non è stato il gesto di un pazzo Il commento di Vittorio Emanuele Parsi
Testata: La Stampa Data: 14 ottobre 2009 Pagina: 1 Autore: Vittorio Emanuele Parsi Titolo: «Non è stato il gesto di un pazzo»
Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 14/10/2009, a pag. 1-3, l'articolo di Vittorio Emanuele Parsi dal titolo " Non è stato il gesto di un pazzo ".
Vittorio Emanuele Parsi
Può darsi che Mohamed Game sia uno scapestrato senza legami organici con l’internazionale jihadista. Ma intanto due suoi complici sono stati arrestati. In casa sua sono stati trovati 40 chili di materiale idoneo a ricavare esplosivo. Non solo. Quello che sembrava essere un piccolo ordigno, si è rivelato essere una bomba grande dieci volte tanto. Game - come altri inquisiti, arrestati e incarcerati prima di lui - frequentava il centro islamico di viale Jenner, finito nel mirino degli inquirenti fin da quando delle investigazioni sul terrorismo islamista (prima dell’11 settembre) si occupava in maniera quasi solitaria un magistrato proveniente dall’antimafia siciliana, Stefano D’Ambruoso. In questi ultimi anni tante cose sono cambiate a Milano e in Italia, anche nella direzione di una ricerca di maggior dialogo tra le comunità di migranti di fede islamica e gli apparati di sicurezza. Ancora pochi giorni orsono, un importante imam della capitale ricordava come la collaborazione tra le comunità dei credenti e le autorità repubblicane, sulla falsariga di quanto da tempo avviene in Francia e sulla scorta di quanto il ministro Maroni ha sostenuto più volte, fosse determinante innanzitutto per difendere i nostri concittadini di fede islamica e i tanti stranieri musulmani dall’azione culturalmente violenta di improvvisati e improbabili cantori di una presunta «purezza» originaria della fede, dalla loro arrogante fitna contro tutti coloro che essi ritengono «apostati». Tra queste voci, informate e accorate, quella del centro culturale islamico di viale Jenner a Milano è sempre stata la più flebile e ambigua, continuamente attenta a elevare capziosi distinguo, quasi che avesse più a cuore la tutela degli elementi meno integrati nel tessuto sociale cittadino piuttosto che la sorte di migliaia e migliaia di fedeli di Allah, che ogni giorno offrono il loro sincero contributo alla convivenza, svellendo quei muri di diffidenza reciproca che non saranno certo abbattuti da quel provincialissimo snobismo culturale e civile da cui è afflitto il nostro Paese, che con stanco autocompiacimento si manifesta nei talk show televisivi e nella retorica del politicamente corretto. La strada l’ha indicata con chiarezza il presidente Fini: tempi rapidi e certi per l’acquisizione della cittadinanza che accompagnino tempi rapidi e certi per l’applicazione rigorosa delle leggi della Repubblica.
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