Sull' UNITA' di oggi, 04/10/2009, pag.27, con il titolo " Per Barack Obama non è che una piccola umiliazione olimpica ", Luigi Bonanate scrive una accorata difesa del presidente americano. Per fortuna un pezzo breve, nel quale è però riuscito a farci entrare, elogiandoli, tutti quei comportamenti che secondo noi ne fanno un personaggio di bassissimo livello. Come la domanda iniziale, fintamente ingenua. Povero Bonanate, plaude Obama per una complicità che se solo l'avesse commessa un altro presidente...
Luigi Bonanate
Ecco l'articolo:
Proprio non si capisce chi gliel'abbia fatta fare, a Obama, di impegolarsi in una questione così poco decisiva per l'immagine statunitense nel mondo e invece immensamente significativa per il Brasile di Lula: vincere la corsa alla sede olimpica contro gli Usa era la vittoria di Davide contro Golia, e tutto il mondo l'avrebbe applaudita; perdere la corsa contro il Brasile è invece una piccola umiliazione di cui tutto il mondo finisce per sorridere maliziosamente. E siccomeObamaè tutt' altro che stupido, è difficile raffrenare un piccolo dubbio: che il neo-Presidente sia stato tirato controvoglia in un'iniziativa voluta da chi, avendol'anno scorso investito nella vittoria di Obama, ora voleva portarsene a casa un dividendo. Non ci sarebbe nulla di scandaloso nel constatare che il blocco di potere di Obama sia costruito su accordi o condizioni che in qualsiasi governo si realizzano: in politica i compromessi non sono sempre (e forse mai) indecenti. Il problema è piuttostounaltro, e cioé se la serie di vincoli o di resistenze che Obama sta incontrando siano il puro e semplice frutto dell'affastellarsi dei problemi di un mondo che per un decennio era stato abbandonato a se stesso, cosicché rimetterlo in sesto è tutt'altro che semplice o immediato, o se invece sia Obama stesso ad aver perso la bussola (o a essersela lasciata sottrarre). In altri termini, Obama sta commettendo qualche errore o qualcuno lo sta abbandonando? Sui due grandiosi tavoli della politica internazionale e di quella interna Obama ha lanciato capitali ideali di immenso valore. Sul primo tavolo: ribaltamento dall'unilateralismo egoista e altezzoso di Bush verso unmultilateralismo fatto di comprensione reciproca e di intese globali; ridimensionamento dell'intervento in Afghanistan e progressivo sganciamento sia di lì sia dall'Iraq; abbandono di una politica criminale fondata su abusi polizieschi e violenze private (Guantanamo, i reati della Cia). Sul secondo tavolo: rimessa sotto controllo di una finanza sbrigliata e globalizzata; salvataggio dell'industria automobilistica; riforma sanitaria. E tutto ciò, per quanto riguarda le intenzioni americane; ma poi ci sono le sfide esterne: c'è la ripetuta sfida di Ahmadinejad, c'è la questione energetica allargata (che coinvolge tutto il mondo), c'è il rapporto non sempre facilissimo con la Russia. Insomma: nulla di drammatico e di irreparabile, ma un bel po' di problemi. L'agenda diObamaè più complessa che quella schematica e rozza del suo predecessore. La posta in gioco è molto più alta perché le idee di Obamasono migliori di quelle di Bush, e dal mondo che egli immagina discenderebbe una società migliore: perché non dargli ancora credito ?
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