Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Ecco i Chamberlain - ottimisti sul nucleare iraniano Qualcuno ha preso sul serio le proposte del regime
Testata:La Repubblica - L'Unità - Il Manifesto Autore: Vincenzo Nigro - Gabriel Bertinetto - Marina Forti Titolo: «L´Iran apre agli ispettori nucleari. Obama: È la strada giusta»
Riportiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 02/10/2009, a pag. 13, la cronaca di Vincenzo Nigro dal titolo " L´Iran apre agli ispettori nucleari. Obama: È la strada giusta ". Dall'UNITA', a pag. 32, l'articolo di Gabriel Bertinetto dal titolo " Nucleare. Svolta a Ginevra, l'Iran offre garanzie " e dal MANIFESTO, a pag. 8, l'articolo di Marina Forti dal titolo " Svolta a Ginevra, primo incontro tra Usa e Iran " preceduti dal nostro commento.
Neville Chamberlain mentre dialoga con Hitler
Ecco gli articoli:
La REPUBBLICA - Vincenzo Nigro : " L´Iran apre agli ispettori nucleari. Obama: È la strada giusta "
GINEVRA - L´Iran e il mondo tornano a parlarsi, si riapre il grande bazar in cui gli iraniani negozieranno fino allo sfinimento su quello che per l´Occidente è un incubo: la bomba atomica degli ayatollah. Per la prima volta dopo 14 mesi la Repubblica islamica ha mandato ieri un suo dirigente a incontrare gli inviati del "5+1", il gruppo di potenze mondiali che da anni provano a capire cosa voglia fare per davvero Teheran del suo programma nucleare. A dispetto di tutto, nonostante le paure e le cautele di una trattativa in cui per anni Teheran ha impantanato il mondo, qualche risultato c´è stato. Entro pochi giorni gli ispettori dell´Aiea visiteranno l´impianto nucleare segreto di Qom, quello rivelato da Barack Obama a Pittsburgh giovedì scorso. Secondo punto: dopo questo di ieri a Ginevra seguiranno altri incontri per continuare a trattare di nucleare, ma anche per negoziare i temi che interessano all´Iran, ovvero le rassicurazioni politiche e gli incentivi economici che il regime degli ayatollah vorrebbe vedersi riconosciuti. Terzo elemento, la proposta di Ahmadinejad di far arricchire all´estero (forse in Russia) l´uranio che serve per un piccolo reattore che l´Iran tiene in piedi a Teheran è una proposta che verrà discussa. Attenzione, non è ancora la proposta di far gestire all´estero tutto l´uranio che l´Iran vorrebbe. Ma è un test, una prova per inventare un meccanismo che salvi il diritto dell´Iran all´energia nucleare e garantisca il mondo che quell´uranio non finirà nelle bombe atomiche. La giornata di Ginevra, iniziata fra mille dubbi e paure, si chiude con i televisori sintonizzati sulla Casa Bianca a Washington. Quando sugli schermi compare Barack Obama, tutti capiscono che qualcosa di speciale è davvero accaduto: «Se l´Iran mantiene gli impegni presi oggi a Ginevra, questo sarà un sentiero per migliorare le relazioni con gli Usa», dice il giovane presidente. «Ma le parole non bastano e la nostra pazienza non è illimitata: non discuteremo tanto per discutere, e le parole non sostituiscono le azioni. Gli impegni presi devono essere portati a termine». Barack Obama si era esposto al limite dello spericolato quando aveva detto all´inizio del suo mandato che era pronto a tendere la mano all´Iran per negoziare, su tutto e di tutto, a patto che il progetto nucleare (illegale per le leggi dell´Onu) venisse fermato. Ieri a Ginevra, in una villa blindata sul lago Lemano, ha iniziato a giocare per vincere quella scommessa: è ripartita la trattativa fra una nuova amministrazione Usa e un Iran guidato da un governo che è stato troppo violento col suo popolo dopo le elezioni, e che forse proprio per questo oggi è più debole. Il vero segnale che le cose stavano prendendo una buona piega è arrivato quando alle 4 del pomeriggio, nella sala stampa dell´Hotel Intercontinental, un uomo del Dipartimento di Stato si è presentato per fare un annuncio. Ha atteso che tutti i giornalisti americani sparpagliati nei saloni accorressero come mosche attorno al suo Blackberry e poi ha iniziato a leggere quello che i suoi colleghi gli comunicavano dalla villa sul lago: «Vi posso confermare che l´ambasciatore Burns e la sua delegazione hanno incontrato il negoziatore iraniano Jalili e la delegazione iraniana. Ci saranno altri incontri». Solana e la sua portavoce Cristina Gallach lo hanno ripetuto fino allo sfinimento, «non correte troppo, oggi è solo l´inizio di un processo, abbiamo concordato di intensificare il dialogo». Grazie alla presenza attiva di Burns, grazie a questo colloquio bilaterale Usa-Iran, la delegazione iraniana ha concordato che ci sarà un nuovo summit entro la fine di ottobre e che soprattutto in pochi giorni gli ispettori dell´Aiea potranno visitare il nuovo sito nucleare segreto di Qom. In verità la riunione di Ginevra già dal mattino era partita sotto un segno positivo, quello che arrivava da Washington, dove il ministro degli Esteri iraniano Manoucher Mottaki era stato invitato con una scusa qualsiasi (incontrare i diplomatici che nell´ambasciata del Pakistan tutelano gli interessi dell´Iran). In verità Mottaki ha avuto un summit con un paio di deputati del Congresso Usa, un segnale chiarissimo del fatto che ormai i contatti fra America e Iran ci sono, sono ad alto livello e continueranno. Un confronto diretto: quello che per anni sia Washington che Teheran avevano sempre provato a mettere in piedi. Come andrà a finire è un´altra storia, ma da ieri è partito un processo che da 30 anni attendeva di poter essere lanciato.
L'UNITA' - Gabriel Bertinetto : " Nucleare. Svolta a Ginevra, l'Iran offre garanzie"
Ecco come Bertinetto liquida il pericolo provocato dal nucleare iraniano per Israele : " Se l’Onu aveva intimato a Teheran di cessare quel tipo di lavorazione del combustibile nucleare era perché si presta ad un doppio sbocco. Può servire a generare energia per usi civili, ma anche per produrre ordigni. ". Non una parola di più. Il resto dell'articolo è una celebrazione delle minuscole concessioni fatte ieri dall'Iran. Non comprendiamo il motivo di tanto enutisiasmo per la proposta di arricchire l'uranio all'estero (magari in Russia?). Il problema non è il luogo che l'Iran sceglie per arricchire l'uranio, ma il fatto che lo arricchisca. Sui controlli dell'AIEA sappiamo che cosa sono, fasulli . L'Iran ha già imbrogliato gli ispettori in passato e non vediamo per quale motivo non dovrebbe riuscirci di nuovo. Ecco l'articolo:
La svolta è arrivata imprevista, quasi insperata.QuandoStati Uniti, Europa, e forse anche Russia e Cina sembravano orientarsi inevitablmente verso nuove e più severe sanzioni economiche contro l’Iran, Teheran compie una mossa che riapre i giochi. Se alla disponibilità offerta ieri non seguiranno successive retromarce, nei colloqui a Ginevra con il gruppo dei 5+1, i dirigenti iraniani hanno rimosso il principale ostacolo alla loro credibilità in materia nucleare. Sostanzialmente hanno rimosso il tabù dietro cui si erano trincerati sinora: il no alla richiesta internazionale di rinunciare ad arricchire l’uranio nei propri impianti. INTENZIONI PACIFICHE Ammesso che le intese raggiunte nei colloqui con i rappresentanti di Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna, Germania, abbianounseguito, l’uranio arriverà in Iran già arricchito nelle centrali di Paesi terzi (probabilmente la Russia, oppure la Francia o gli Usa) autorizzati dall’Aiea (Agenzia atomica internazionale). Se l’Onu aveva intimato a Teheran di cessare quel tipo di lavorazione del combustibile nucleare era perché si presta ad un doppio sbocco. Può servire a generare energia per usi civili, ma anche per produrre ordigni. I dirigenti della Repubblica islamica da anni non fanno che ripetere di avere intenzioni pacifiche, magli altri Paesi nonsi fidano. E per quello avevano avanzato controproposte, il cui rigetto sino a ieri da parte iraniana, è sembrato altamente sospetto. Sostanzialmente si offrivano all’Iran consistenti incentivi economici se avesse riformulato i propri piani nucleari secondo le modalità suggerite dagli altri Stati. Ad esempio, trasferendo all’estero l’arricchimento dell’uranio. Teheran ha sempre detto no, finché ieri ha improvvisamente detto sì. INCONTRI TECNICI Il rappresentante Ue per la politica estera Javier Solana, riferendo a nome dei 5+1 l’esito del negoziato, ha annunciato che presto si terranno incontri tecnici per «definire i dettagli» del progetto di collaborazione, affinché «l’applicazione possa iniziare il più presto possibile». Una riunione è già fissata il 18 ottobre a Vienna. Ma l’accordo sull’arricchimento dell’uranio non è il solo raggiunto ieri a Ginevra. Secondo Solana i 5+1 si aspettano che la Repubblica islamica apra il sito di Qom alle ispezioni dell’Aiea entro le prossime due settimane. L’esistenza di un impianto atomico segreto aQomera emersa pochi giorni fa durante i lavori del G-20 a Pittsburgh. «L’Iran -ha affermato Solana- ci ha detto che ha in programma di conformarsi pienamente e immediatamente» alle richieste internazionali rispetto al nuovo stabilimento e che «inviterà presto gli esperti dell’Agenzia a visitarlo». Il cambiamento di linea rispetto all’arricchimento dell’uranio e la prossima annunciata apertura di Qom all’Aiea disinnescano la crisi nelmomento in cui stava per esplodere. Naturalmente peròognuno ricorda i precedenti voltafaccia di Teheran. Per questo la soddisfazione per i progressi ottenuti a Ginevra si accompagna alla prudenza. Hillary Clinton parla di «giornata produttiva, ma non abbiamo ancora avuto prove concrete. Saràun segnale positivo quando si passerà dai gesti e dall'impegno alle azioni e ai risultati». Per Parigi «il tempo stringe e devono esserci prove di una profonda evoluzione nel modo in cui l’Iran gestisce il suo programma nucleare». Così dichiara Jacques Audibert, un rappresentante della delegazione francese a Ginevra. Quanto ad Israele, mentre il vertice era ancora in corso il vicepremier Silvan Shalom l’aveva definito una «perdita di tempo» perché «gli iraniani non abbandoneranno mai il loro piano di diventare una potenza nucleare». FACCIA A FACCIA C’è un altro evento importante avvenuto in margine ai colloqui, ed è l’incontro bilaterale fra il numero uno della delegazione di Washington, William Burns, e Said Jalili, capo del programma nucleare iraniano. Burns è sottosegretario di Stato per gli affari politici, ed è il personaggio di più alto rango che abbia mai incontrato un dirigente iraniano dalla cacciata dello scià ad oggi. Il faccia a faccia è stato confermato da parte americana, mentre gli iraniani non hanno commentato. Washington e Teheran ruppero i rapporti diplomatici nel1980 quando l’ambasciata statunitense fu occupata e i dipendenti presi in ostaggio.
Il MANIFESTO - Marina Forti : " Svolta a Ginevra, primo incontro tra Usa e Iran"
Marina Forti desrive l'incontro di ieri come : " il contatto a livello più alto (e pubblico) mai avvenuto negli ultimi trent’anni, da quando Usa e Iran ruppero le relazioni diplomatiche nel 1980 durante la «crisi degli ostaggi» nell’ambasciata americana a Tehran.". Perchè la crisi degli ostaggi è riportata tra virgolette? Secondo il Manifesto non fu una crisi vera e propria, evidentemente. 52 membri dell'ambasciata americana nelle mani dell'appena nato regime iraniano e l'allora presidente Jimmy Carter che li abbandonò al loro destino come vanno definiti? Marina Forti scrive : "se le potenze mondiali riusciranno ad accettare che l’Iran abbia un suo limitato programma di produzione di combustibile nucleare sotto forte controllo dell’Aiea, chiudendo così il dossier iraniano aperto dal Consiglio di sicurezza dell’Onu, e archiviando le sanzioni - o se continuerà la politica delle sanzioni e la minaccia di azioni di forza. ". La sua visione è rovesciata e a favore dell'Iran. Forti dà per scontato che le dichiarazioni del dittatore iraniano e del suo governo siano sincere e che il programma nucleare sia sul serio esclusivamente pacifico. Sembra che sia l'occidente a minacciare l'Iran, quando è l'esatto opposto. Il nucleare iraniano non ha scopi pacifici, ma militari e i suoi obiettivi sono ben specificati. Ecco l'articolo:
Clima «costruttivo», incontro «significativo», nuova «opportunità», perfino «porte aperte». Sono parole caute ma positive quelle usate ieri sera a Ginevra, a conclusione di una giornata di colloqui ad alto livello tra l’Iran e il gruppo noto come «5 più 1», i membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu e la Germania. Incontro di grande importanza non solo perché segna la ripresa dei colloqui sul programma nucleare iraniano, bloccati da ormai un anno - e qui c’è una prima svolta concreta, a giudicare dall’annuncio arrivato ieri sera: il capo dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Mohammed el Baradei, volerà a Tehran questo fine settimana su invito delle autorità iraniane, per discutere «varie questioni». Giornata importante però anche, forse soprattutto, perché è stata l’occasione di un incontro bilaterale tra l’Iran e gli Stati uniti che segna una svolta in sé: il contatto a livello più alto (e pubblico) mai avvenuto negli ultimi trent’anni, da quando Usa e Iran ruppero le relazioni diplomatiche nel 1980 durante la «crisi degli ostaggi» nell’ambasciata americana a Tehran. Ospitati in una villa settecentesca poco fuori Ginevra (a villa Le Saugy la Svizzera ha spesso ospitato negoziati «difficili»), i colloqui di ieri sono stati preceduti da una escalation di accuse. Così, nessuno si attendeva risultati clamorosi. Le parti hanno concordato di vedersi di nuovo entro il mese di ottobre, è stato annunciato ieri sera. Il capo della diplomazia dell’Unione europea, Javier Solana, ha detto che l’Iran ha ribadito di voler cooperare con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) e permetterà «entro poche settimane» l’accesso degli ispettori al suo nuovo impianto per l’arricchimento dell’uranio, quello in costruzione vicino alla città diQom- quello che ha causato la tempesta di accuse e sospetti (e manipolazionimediatiche) nell’ultima settimana. I dettagli di quelle ispezioni saranno probabilmente definiti dalla missione di el Baradei. «Abbiamo cominciato colloqui positivi», ha detto il capo negoziatore di Tehran, Saeed Jalili: «L’incontro ha creato una buona opportunità per cooperare a rimuovere motivi di preoccupazione internazionale ». Per il capo della delegazione Usa, il sotto-segretario di stato William Burns, «è stata una giornata produttiva», anche se gli Stati uniti attendono ancora dall’Iran «prove concrete» che non punta a armi atomiche. I due si sono parlati ieri per la prima volta: alle precedenti edizioni dei colloqui tra l’Iran e i «5 più 1», nel 2008, quando la delegazione usa era presente ma con il mandato di stare a guardare, Burns era uscito dalla sala per non dovergli neppure stringere la mano. A sottolineare l’importanza dell’incontro di ieri, il presidente degli Stati uniti ha commentato di persona, in serata. L’incontro di Ginevra, ha detto, è un «inizio costruttivo », ma bisogna che sia seguito da «azioni concrete». Sta all’Iran dimostrare che rispetta i propri obblighi, ha insistito Barack Obama, gli Usa non accetteranno «colloqui per i colloqui», o altrimenti «prenderemomisire aggiuntive per far capire che facciamo sul serio» - forse le nuove sanzioni di cui si parla da giorni. La posta in gioco è alta. Gli incontri di ieri sono il primo risultato diretto della politica inaugurata da Barack Obama, che ha lasciato cadere la richiesta che Tehran prima di tutto sospenda il suo programma di arricchimento dell’uranio. Washington riconosce la necessità di mettere sul tavolo uno spettro più ampio di questioni, dalle relazioni commerciali alla sicurezza in Medio oriente. Nel frattempo però è «scoppiata » la questione del «secondo impianto » atomico iraniano, rivelato il 21 settembre dall’Iran in una lettera all’Aiea: un impianto in costruzione, destinato all’arricchimento dell’uranio, dove non è ancora stato introdotto materiale nucleare. Dal punto di vista iraniano, un secondo impianto di arricchimento serve a vanificare laminaccia che il primo, in funzione a Natanz, sia distrutto da un attacco militare. Dal punto di vista delle potenze occidentali invece quell’impianto dimostra la falsità iraniana. Starà all’Aiea dire se l’Iran ha violato le norme di sicurezza (safeguard agreements) sottoscritte nell’ambito del Trattato di non proliferazione, il Tnp. Ma quel nuovo impianto, che non cambia nulla circa la eventuale capacità iraniana di costruire armi atomiche, ha certo aggiunto un elemento di sfiducia. Cosa Iran e Stati uniti abbiano effettivamente messo sul tavolo ieri non è stato detto. L’Iran aveva presentato giorni fa una proposta di negoziato che sarà stata presente. In gioco è se le potenze mondiali riusciranno ad accettare che l’Iran abbia un suo limitato programma di produzione di combustibile nucleare sotto forte controllo dell’Aiea, chiudendo così il dossier iraniano aperto dal Consiglio di sicurezza dell’Onu, e archiviando le sanzioni - o se continuerà la politica delle sanzioni e la minaccia di azioni di forza.
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