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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera - Il Giornale Rassegna Stampa
28.09.2009 L'Iran è sempre più vicino a colpire Israele con i suoi missili nucleari
Cronache di Guido Olimpio, Luciano Gulli

Testata:Corriere della Sera - Il Giornale
Autore: Guido Olimpio - Luciano Gulli
Titolo: «L’Iran sfida il mondo con i missili dei Pasdaran - Teheran testa missili a lunga gittata: ora può colpire Israele»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 28/09/2009, a pag. 17, l'articolo di Guido Olimpio dal titolo " L’Iran sfida il mondo con i missili dei Pasdaran  ". Dal GIORNALE, a pag. 17, l'articolo di Luciano Gulli dal titolo " Teheran testa missili a lunga gittata: ora può colpire Israele ". Ecco gli articoli:

CORRIERE della SERA - Guido Olimpio : " L’Iran sfida il mondo con i missili dei Pasdaran "

  Guido Olimpio

WASHINGTON — Messi nell’angolo, gli iraniani assicu­rano che il loro programma nucleare è «pacifico» ma poi fanno i duri. I Pasdaran hanno condotto ieri esercitazioni con lancio di missili terra-ter­ra. Un modo per ammonire Israele e chiunque si opponga ai mullah. «Risponderemo a qualsiasi azione militare in modo risoluto e non importa che Stato o regime l’abbia lan­ciata », è stato il commento del comandante delle forze ae­ree dei Guardiani, generale Hussein Salami. Lo show è un chiaro tentativo di ostentare sicurezza davanti alle pressio­ni internazionali. Gli Usa han­no precisato che Teheran do­vrà «entro poche settimane» autorizzare ispezioni nel nuo­vo sito nucleare di Qom, pre­sentare documenti sui proget­ti atomici e permettere il con­trollo dei computer. Un diktat severo che avrebbe suscitato dubbi tra gli europei, disposti a concedere più tempo.
In ogni caso è chiaro che l’Iran, come ha detto il segreta­rio
alla Difesa Usa Gates, è «in una brutta posizione». E per non perdere la faccia ha gioca­to al rilancio. Ecco dunque le esercitazioni, accompagnate da riprese tv, annunci roboan­ti e invocazioni alla grandezza di Allah. Il generale Salami ha precisato che i suoi uomini hanno usato Shahab 1 e 2, Fa­teh (193 km), Tondar (150 km) e Zelzal (fino a 210 km), arma quest’ultima fornita an­che all’Hezbollah libanese. Nella seconda fase, oggi, vi sa­rà il test di uno Shahab 3 in grado di centrare un bersaglio a quasi 2 mila chilometri. Per il comando dei Pasdaran gli or­digni potranno essere lanciati da posizioni difficili da indivi­duare. E le scorte sono così ab­bondanti che «non sanno do­ve metterli (i missili, ndr)».
I programmi iraniani sono seguiti con attenzione dall’in­telligence Usa. Gli esperti so­stengono che se una parte dei sistemi è uno sviluppo di vec­chi progetti russi (anni ’60) i nuovi vettori possono rappre­sentare una minaccia. I Pasda­ran hanno, infatti, collegato la ricerca sui missili a quella con il nucleare. L’obiettivo è quel­lo di mettere a punto un ordi­gno che trasporti una testata atomica. Un piano sviluppato con l’assistenza russa, cinese e nord coreana. Ma per miglio­rare
i «pezzi», i Pasdaran sono andati a caccia di tecnologia in Occidente. E ne avranno bi­sogno di molta per costruire il loro primo missile strategico (4 mila km): per gli americani non vi arriveranno prima del 2015-2020.
In attesa di quella scadenza ostacolata da obiettive difficol­tà tecniche, Teheran ha dato la priorità al medio raggio. Ed ha investito molto sulla versio­ne «allungata» dello Shahab 3, sulla costruzione di lancia­tori mobili e sull’adozione — ovviamente — di propellente solido. Rispetto a quello liqui­do, ha un grande vantaggio: il missile può essere lanciato
senza una lunga preparazio­ne. La scelta dello Shahab 3 non è casuale. Gli iraniani han­no bisogno di armi in grado di «battere» bersagli in Israele e nei Paesi del Golfo, dove sor­gono molte basi statunitensi. Strumenti che non alterano il quadro strategico ma hanno un impatto politico non secon­dario e permettono al più de­bole di continuare a creare problemi coinvolgendo la po­polazione civile. Una ripetizio­ne, con testate più potenti e precise, di quanto fatto da Hezbollah e Hamas contro lo stato ebraico.

Il GIORNALE - Luciano Gulli : " Teheran testa missili a lunga gittata: ora può colpire Israele "

Teheran - Non si ferma la sfida di Teheran all’Occidente. L’Iran ha compiuto test su missili a lungo raggio. Lo ha riferito la televisione locale, spiegando che l’esperimento segue quelli compiuti su due missili Shahab 1 e Shahab 2 a breve gittata. Teheran ha lanciato prima uno Shahab 3 e subito dopo un missile Sajjil a lungo raggio. Sia lo Shahab 3 che il Sajjil hanno una gittata di circa 1.200 miglia, pari a 2mila chilometri. I due missili, dunque, sono in grado di colpire Israele, le basi americane in Medio Oriente e una parte dell’Europa. I missili Shahab 1 e Shahab 2 hanno una gittata, rispettivamente, di 300 e 435 chilometri.
Tensione L’annuncio arriva il giorno dopo quello in cui i Pasdaran hanno lanciato missili a corto raggio. Le esercitazioni delle Guardie Rivoluzionarie, che dovrebbero continuare per l’intera giornata, coincidono con il crescere della tensione con l’Occidente, dopo la scoperta che Teheran sta costruendo un secondo impianto per l’arricchimento dell’uranio.
Lancio in diretta tv La televisione ha mostrato le immagini del lancio, da un luogo imprecisato nel deserto. Quando il missile si è alzato nel cielo, lasciando dietro di sè una lunga scia di fumo bianco, grida di "Allah Akbar" si sono alzate dai militari presenti. Ieri, nell’ambito delle stesse manovre, erano stati testati missili a corto e a medio raggio. Lo scorso maggio l’Iran aveva detto di avere sperimentato con successo un altro vettore con una gittata di 2mila chilometri, il Sejil 2. Il portavoce del ministero degli Esteri, Hassan Qashqavi, ha detto che le manovre in corso "sono di routine e non hanno nulla a che vedere" con le tensioni sul programma nucleare della Repubblica islamica. Il potenziale militare testato nell’esercitazione, ha aggiunto il portavoce, ha solo un fine "deterrente".

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