Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 23/09/2009, a pag. 15, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo " Medio Oriente, via al dialogo. E' ora di prendersi dei rischi". Dal CORRIERE della SERA, a pag. 5, l'intervista di Alessandra Farkas a Ekmeleddin Ihsanoglu, segretario generale dell’Organizzazione della conferenza islamica (Oic) dal titolo " Un incontro reso possibile da un presidente diverso ". Grazie all'intervista di Alessandra Farkas conosciamo la posizione dell'Oic, identica a quella dei dittatori dei Paesi islamici ostili a Israele. Ecco gli articoli:

La STAMPA - Maurizio Molinari : " Medio Oriente, via al dialogo. E' ora di prendersi dei rischi "
Maurizio Molinari
Il Waldorf Astoria palcoscenico di un debole accordo per nuovi negoziati fra Israele e palestinesi, l’Empire State Building preda dei manifestanti anti-Ahmadinejad e il Bronx che respinge un blitz degli inviati di Gheddafi: il Medio Oriente si catapulta a New York in un anticipo di ciò che avverrà con i discorsi all’Assemblea Generale dei leader di Iran, Libia, Israele e Autorità nazionale palestinese.
L’intesa al Waldorf Astoria è avvenuta nella Basildom Room dove il presidente americano Barack Obama ha ottenuto dai leader israeliano e palestinese, Benjamin Nethanyau e Mahmud Abbas (Abu Mazen), il via libera a dare inizio a «negoziati senza precondizioni sullo status definitivo» come ha spiegato il mediatore Usa George Mitchell. «L’obiettivo della mia amministrazione è di raggiungere una pace comprensiva e durevole in Medio Oriente - sono state le parole di Obama - che includa una composizione del conflitto e porti a due Stati, Israele e Palestina, nei quali entrambi i popoli vivano in pace e sicurezza».
Preceduta da colloqui bilaterali di Obama con i due leader, la seduta trilaterale ha visto il presidente dire che «è arrivato il momento di prendersi dei rischi» costruendo sulla base dei risultati ottenuti negli ultimi mesi. «I palestinesi hanno migliorato la sicurezza e gli israeliani hanno facilitato i movimenti dei palestinesi» ha sottolineato Obama, plaudendo alle misure adottate dalle due parti e rinnovando la richiesta agli Stati arabi di «passi concreti per promuovere la pace».
Netanyahu e Abbas all’uscita dei colloqui hanno confermato che i «colloqui sullo status permanente inizieranno presto» ma su cosa avverrà nelle prossime settimane c’è incertezza. Mitchell vedrà inviati delle due parti già domani a New York e la prossima settimana vi sarà la prima seduta delle trattative a Washington ma di concordato al momento non c’è né l’agenda né il formato. Ad ammetterlo è lo stesso Mitchell: «Gli Stati Uniti avranno una parte attiva ma ciò non impedisce colloqui bilaterali».
Senza contare il silenzio sul ruolo del Quartetto (Onu, Ue, Russia e Usa) ovvero sul coinvolgimento di russi ed europei. Ad aumentare i dubbi vi sono le indiscrezioni su possibili accordi segreti: fonti diplomatiche hanno svelato al «Washington Times» che Netanyahu avrebbe offerto un congelamento degli insediamenti per 6-9 mesi in cambio della costruzione di almeno 2500 case. Di sicuro Obama e Mitchell abbassano la pressione sugli insediamenti in Cisgiordania: i negoziati partiranno senza il «congelamento totale» che in maggio la Casa Bianca aveva chiesto al governo di Gerusalemme.
Il tutto è avvenuto in un Waldorf Astoria invaso da diplomatici e 007 mediorientali, con piatti di humus andati a ruba ai tavoli del bar e servizi di sicurezza rivali che si intruppavano negli stessi ascensori. Nel resto di New York intanto il Medio Oriente si materializzava sul grattacielo dell’Empire State Building che, assediato dagli oppositori di Ahmadinejad, ha accettato di tingersi di verde nella giornata di giovedì in omaggio al movimento di protesta di Mir Hossein. L’elegante oasi bianca di Riverdale nell’interetnico Bronx è stata invece teatro di un blitz di diplomatici libici, che fingendosi imprenditori di un imprecisato Paese arabo, hanno tentato di affittare una grande villa per il colonnello Gheddafi, ancora alla ricerca di una sistemazione definitiva. Ma si sono traditi quando hanno chiesto al proprietario se il giardino era «sufficientemente grande per una tenda». Mangiata la foglia, il noto immobiliarista newyorchese John Fitzgerald li ha messi alla porta.
CORRIERE della SERA - Alessandra Farkas : " Un incontro reso possibile da un presidente diverso "
Ekmeleddin Ihsanoglu
NEW YORK — «Potrebbe essere la vigilia di una svolta storica in Medio Oriente. Lo spero con tutto il cuore». Parla Ekmeleddin Ihsanoglu, 66enne Segretario generale dell’Organizzazione della conferenza islamica (Oic), la seconda più grande organizzazione intergovernativa dopo l’Onu, con 57 Stati membri in 4 continenti.
«Il vertice trilaterale Obama-Netanyahu- Abu Mazen», spiega al Corriere Ihsanoglu davanti a una tazza di caffè nel ristorante dell’Onu «è possibile grazie a un presidente americano diverso da tutti gli altri».
Cosa intende dire?
«E’ la prima volta da quando 60 anni fa è iniziata la questione mediorientale che un presidente Usa decide di farsi carico del problema degli insediamenti a inizio mandato e non alla fine. Obama è stato il primo a riconoscere la sofferenza dei palestinesi, collegandola a quella degli ebrei e degli afro-americani».
Qual è lo scoglio maggiore nel cammino verso la pace?
«Gli insediamenti. Il dialogo non può iniziare ex novo ma deve riprendere dalle decisioni prese ad Annapolis. Sbaglia chi pensa che un governo di destra israeliano non sia capace di arrivare a un accordo. Basta pensare a Begin».
Come è cambiata la politica americana in Medio Oriente?
«Il discorso di Obama all’Università del Cairo ha inaugurato una nuova era, gettando per la prima volta un ponte vero tra Stati Uniti e mondo islamico, basato su due principi cardine: rispetto e interessi reciproci».
E il braccio di ferro con l’Iran sul nucleare?
«La posizione del presidente Obama su questo punto è chiara: ogni nazione della terra ha diritto di sviluppare la propria tecnologia nucleare a fini pacifici. Certo, alcuni Paesi si rifiutano di aprire le porte agli investigatori dell’Aiea e dell’Npt, però è anche vero che l’Iran è vittima di un doppio metro di giudizio».
In che senso?
«Come dice bene l’ex presidente americano Jimmy Carter, non si può condannare un Paese come l’Iran— che continua a insistere di voler usare il nucleare a scopi civili — tacendo di fronte alle 100 testate nucleari in mano a Israele. Per non parlare poi di quelle negli arsenali di India e Pakistan».
Che cosa propone?
«L’Oic auspica la creazione di una zona franca in Medio Oriente. In sostanza si tratterebbe di bandire tutte le armi di distruzione di massa dalla regione, seguendo l’esempio del Kazakhstan, che dopo la caduta del Muro di Berlino ha rinunciato alle testate in suo possesso dai tempi dell’Unione Sovietica, inaugurando un’era senza nucleare in tutta l’Asia centrale».
Per inviare la propria opinione a Stampa e Corriere della Sera, cliccare sulle e-mail sottostanti